Capitolo 8

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Guardò il telefono, dove erano segnate le sette meno un quarto. Sospirò piano e abbassò gli occhi su Niccolò: era rimasto abbracciato a lui tutta la notte – con il braccio saldamente ancorato al petto e una gamba intrecciata alla sua – ed era riuscito a riaddormentarsi. Aveva avuto comunque un sonno irrequieto e spesso si era mosso, stringendolo un po' di più o lamentandosi. Lui invece non aveva più chiuso occhio, dopo che il ragazzo aveva avuto quell'incubo. Lo doveva ammettere, lo aveva spaventato vederlo in quello stato. Solo gli attacchi maniacali erano stati peggiori di quello, ma vederlo così terrorizzato, in lacrime e tremante era stato devastante. Avrebbe voluto proteggerlo persino dai suoi stessi sogni.

Al momento però avrebbe anche voluto alzarsi, non ce la faceva più a stare sdraiato in quella posizione, ma non voleva svegliarlo. Tentò di spostarsi, ma la presa di Niccolò si fece più stretta, poi sentì la sua voce sussurrata. "Rimani ancora un po'?" Sembrava così piccolo e indifeso.

"Sei sveglio..." Constatò, dandosi dell'idiota, dato che ovviamente non stava più dormendo.

"Sì, più o meno..." La voce roca e bassa di Niccolò gli provocò dei brividi che conosceva bene, ma non poteva proprio permettersi di lasciarsi andare.

"Torno subito, ma devo andare in bagno."

Niccolò alzò la testa e gli sorrise, ancora assonnato. "Okay. Però torna qui dopo..."

Si spostò dalla sua parte del letto, liberando Martino che annuì e si alzò, finalmente libero dall'avvinghiamento di Niccolò. Si stiracchiò, prima di sparire in bagno e appena si chiuse la porta alle spalle, prese dei respiri profondi per calmarsi e far sparire l'erezione che, immancabilmente, la presenza di Niccolò così vicina gli procurava. Quando la situazione sembrò tornare alla normalità, dopo qualche secondo di estrema concentrazione, si sciacquò il volto con l'acqua fresca e si lavò i denti.

Quando uscì dal bagno tornò in camera e si sdraiò sul letto, avvicinandosi a Niccolò, che nel frattempo si era voltato dalla parte opposta, dandogli la schiena.

"Eccomi... come stai?" Gli chiese accarezzandogli piano la spalla.

"Un po' meglio... è la prima volta che riesco a riaddormentarmi dopo."

"È un incubo ricorrente?"

Niccolò annuì piano e si girò verso il ragazzo, poggiando la fronte sul petto dell'altro. "Ogni cazzo di notte."

"Lo hai detto a qualcuno?"

"No. Non saprei nemmeno che dire. So solo che mi sveglio terrorizzato. E non riesco più a riprendere il sonno dopo."

Martino sentì la voce spezzata di Nicc olò e gli si strinse il cuore. Era s oprattu tto l' eventuale trauma, che poteva avere avuto ripercussioni tali da provocare un incubo del genere, a mettergli davvero ansia e paura. Al momento Niccolò non ricordava nulla, ma quando avrebbe recuperato la memoria, chissà che quell'incubo potesse rivelarsi un chiaro ricordo. Forse avrebbero dovuto indagare e parlarne, riuscire a capire cosa sognasse davvero.

"Ti va di parlarne con me?"

"Te l'ho detto non so che dire..."

"Puoi... descrivermi cosa vedi nel sogno, magari..."

Niccolò chiuse gli occhi e lo abbracciò un po' più stretto. Martino sorrise, nonostante il momento, perché fino a poche ore prima non avrebbe mai pensato che in così breve tempo Niccolò si sar ebbe avvicinato in questo modo. E ppure eccoli lì, sul loro letto, abbracciati.

"Ti dà fastidio se sto così?"

"No, assolutamente. Finché sta bene a te..."

"Okay. Allora... quello che ricordo è tutto molto confuso. È tutto buio. E non so forse c'è qualcuno ma non lo riconosco e poi è come se cercassero di strangolarmi e mi sveglio con la sensazione di non respirare e mi sembra di..." Non finì la frase, che rimase sospesa, mentre si mordeva il labbro per evitare di crollare di nuovo.

RAMES - Ti vedo anche ad occhi chiusiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora