Capitolo 7

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Quando entrarono in casa, Martino sentì lo sguardo di Niccolò addosso. Non riusciva a smettere di sorridere: era tornato lì di sua spontanea volontà. O almeno così sembrava.

"I tuoi lo sanno che sei qui?" Chiese poi, mentre accedeva le luci di casa.

"Sì, gliel'ho detto e sembravano decisamente contenti di questa mia decisione. Così ho ripreso tutto e sono venuto qui."

Sentì la speranza riaccendersi, più viva che mai. "Okay. Allora prepariamo qualcosa per cena. Mia mamma voleva portarmi del pollo dell'egiziano sotto casa sua."

"Eri con lei al telefono?"

"Sì. Era un po' preoccupata."

"Immagino mi conosca, giusto?" Chiese Niccolò, seguendo Martino in cucina, pronto a cucinare qualcosa per la sera. Martino annuì, con un sorriso, ricordando il loro primo incontro. "Ti va di raccontarmi di lei?"

Martino accettò e mentre tirava fuori dal frigo alcuni ingredienti. Iniziò a raccontare di come non riuscissero più ad andare molto d'accordo, dopo la separazione dei suoi. Di come le cose fossero migliorate, dopo l'arrivo di Niccolò nelle loro vite. Di come lo avesse praticamente adottato dopo la prima stretta di mano e di quanto lo adorasse. Tanto da permettere a Martino di trasferirsi in quella casa ad appena 18 anni, con ancora un anno di liceo davanti. Gli raccontò di quanto amorevole e dolce fosse questa donna, di cui solo grazie alla presenza di Niccolò aveva saputo vederne la forza.

"Allora hai preso da lei." Lo interruppe Niccolò e Martino non poté che abbassare lo sguardo imbarazzato.

Non era di certo la prima volta che gli faceva un complimento, ma adesso, che di loro non ricordava nulla, quelle parole avevano un sapore del tutto diverso. E non sapeva davvero come rispondergli.

"E tuo padre invece? Lui com'è?"

Martino alzò gli occhi al cielo. "Diciamo che ci sopportiamo. Sta con una donna più giovane di lui di un sacco e con un figlio che ha tipo 12 anni adesso. Mi sopporta perché sono suo figlio, ma non è che andiamo proprio d'accordo. Non ha mai accettato del tutto che sono gay."

"Mi dispiace..."

"Però tranquillo che io sto bene. Sono indipendente da anni ormai, quindi sti cazzi di quello che pensa lui. Sono, anzi, siamo circondati da persone che ci amano, ci accettano e ci rispettano. Anche in famiglia."

"Sì, ho notato. I miei ti adorano."

Martino sghignazzò prima di rispondere. "Non vorrei sembrare presuntuoso, ma lo so. E me l'avevi pure detto, sai?"

"Cioè?"

"Cioè... prima di metterci insieme, mi avevi chiesto di come i miei avrebbero potuto prendere una relazione gay e quando ho chiesto dei tuoi, tu mi avevi detto che mi avrebbero adorato. E così è stato."

Niccolò lo fissò muoversi nella cucina, con naturalezza e una confidenza che solo chi viveva lì da tempo poteva avere.

"Che prepari per cena?" Cambiò discorso, avvicinandosi un po' a Martino, che si tese dalla vicinanza improvvisa del ragazzo. "Ti posso aiutare?"

Martino si voltò di scatto verso di lui con gli occhi un po' più aperti. "Nì, abbiamo concordato anni fa che la cucina non è il tuo ambiente. Sai fare tantissime cose, ma cucinare non è tra queste. Ci penso io, da quando viviamo insieme. Sono state veramente rare le volte in cui hai cucinato tu qualcosa."

"Io so cucinare!" Rispose indignato Niccolò.

"No, ogni tuo tentativo è finito sempre male. In un modo o nell'altro."

RAMES - Ti vedo anche ad occhi chiusiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora