CAPITOLO 6

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Pov. Kaito

Il mio corpo si è mosso da solo, mi sono scusato ma non l'ho fatto per pietà, ho pensato che questa semplice parola avesse potuto farlo sentire meglio infatti ricambia l'abbraccio «Kaito vorrei andare a casa»
«Più tardi è ancora presto quindi non rompere»
«Sei tu che mi hai scambiato per un peluche» sospiro alzandomi dal letto, prendo un foglio e una penna scrivendoci sopra il mio numero
«Se hai bisogno di me chiamami»
«Perché tu ...»
«Ho detto prendilo e basta!»
«Allora grazie»
«Come ti pare ora fuori da casa mia!».

Se ne va e io vado a fare compagnia a mia sorella sul divano «Sai quel ragazzo è adorabile, invitalo a cena da noi qualche volta»
«Scordatelo, ti ripeto per la seconda volta che io e quel piccoletto non siamo amici»
«Mamma mia quanto sei acido»
«Vado a fare un giro, non aspettarmi per cena»
«Come vuoi fratellino».
Devo scaricare i nervi quindi cerco qualche gruppo di ragazzi da sfidare trovandone subito uno, ho ottenuto un'altra vittoria, dopodiché mando un messaggio a Bleid per dirgli di incontrarci in un fast food stasera alle 21:00 almeno passerò una serata diversa dalle altre, non mi va di andare in discoteca anche stasera.

Torno a casa per cambiarmi e dopo cinque minuti sono arrivato a destinazione «Ciao rosso, sbrighiamoci ad entrare sto morendo di freddo» troviamo un tavolo libero per sederci, tra la gente che c'è noto Shota sta parlando con un ragazzo che avrà più o meno la mia stessa età, tenta di trascinarlo al suo tavolo ma lui non sembra felice di seguirlo, decido di intervenire parandomi davanti al tizio usando un tono più minaccioso del solito «Scusa amico, questo ragazzino è proprietà privata, perciò fuori dalle palle!» stringo la mano di Shota portandolo al nostro tavolo facendolo sedere accanto a me.

«Possibile che devi starmi sempre tra i piedi!» fissa il tavolo chiedendo scusa un paio di volte ,Bleid gli da una pacca sulla spalla «Non ascoltarlo, piuttosto dicci cosa voleva quel tipo da te»
«Stavo per ordinare quando quel ragazzo si è avvicinato, domandandomi se volevo mangiare con lui e i suoi amici facendomi vari complimenti, aveva cominciato ad allungare le mani, l'ho respinto più volte però continuava a insistere»
«Ora ci siamo noi con te sei in una botte di ferro»
«Ehi finto eroe sbrigati ad ordinare ho fame, quanto a te piccoletto cosa vuoi mangiare?» alza la testa guardandomi
«Prendo delle patatine fritte tanto ho i soldi»
«Tienili pago io per te».

Una volta usciti dal locale quel deficiente mi ha obbligato ad accompagnare il microbo a casa «Grazie per avermi difeso» metto le mani in tasca «Pensa a camminare, così potrò sbarazzarmi di te in fretta» accelera il passo e in men che non si dica siamo davanti casa sua «A domani Kaito» mi da un bacio sulla guancia, appena si accorge di ciò che ha fatto diventa rosso mentre agita le mani in ogni direzione «Ecco era un m-modo per r-ringraziarti nulla di più» detto questo si chiude in casa sua, mentre io torno nella mia per stavolta passa se si azzarda a farlo di nuovo non sarò così clemente, cosa crede che ad un tratto le cose tra di noi siano cambiate neanche per sogno.

Tuttavia dopo il suo racconto sento di doverlo proteggere, sotto quel sorriso si nasconde una grande sofferenza, però chi mai vorrebbe stare accanto ad una persona odiosa e arrogante come me?

IL MIO POSTO È ACCANTO A TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora