CAPITOLO 17

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Pov. Shota

Si siede sul bordo del letto continuando a tenermi i polsi costringendomi a sedermi sulle sue gambe ,devo alzarmi altrimenti so già come andrà a finire «Accetto, ora lasciami» annuisce mollando la presa e posso finalmente allontanarmi da lui.
Appena Harley sa la notizia inizia a darsi alla pazza gioia «Vedrai Shota ti preparerò una cena con i fiocchi, vado a fare la spesa aspettatemi qui non ci metterò tanto!» prende le chiavi della macchina, esce di casa e si dirige al supermercato.
Di nuovo soli perché sento questo strano senso di oppressione che mi schiaccia, Kaito sbadiglia andando verso il frigorifero «Ti va una fetta di crostata?»
«Si, grazie» ci sediamo a tavola per mangiarla e io la finisco prima di lui «Squisita, l'ha fatta Harley vero?» mi scruta per un secondo «Si, quando si tratta di cucinare è un genio» risponde finendo di mangiare, poi sciacqua i piatti nel lavandino e ci sediamo sul divano.

Questa volta accende la televisione passandomi il telecomando «Perché lo dai a me, infondo la TV è tua, devi scegliere tu» affermo confuso dal suo gesto «Preferisco lasciar decidere te, andrà bene qualunque programma» metto un film d'azione e a Kaito sembra piacere, è strano non urla come fa di solito o quantomeno ci prova, alla fine del film Harley torna a casa e noi gli diamo una mano a sistemare la spesa poi ceniamo «Kaito hai un pigiama da prestargli?»
«Certo, lascia fare a me» una volta finito lo seguo nella sua stanza, apre l'armadio lanciandomi addosso una maglietta verde a maniche corte e dei pantaloncini neri, vado in bagno a cambiarmi notando che la maglietta mi arriva fino alle ginocchia «Senti Kaito non hai qualcosa di più adatto a me?»
«Non e colpa mia se sei più basso del sottoscritto» gonfio le guance infilandomi nel suo letto, dopo essersi vestito si piazza accanto a me «Buonanotte» sussurra dolcemente, mentre appoggia la testa sul cuscino.

Chiudo gli occhi sperando di addormentarmi presto, mi sfiora la guancia con la mano poi si avvicina e mi  abbraccia, avverto uno strano calore «Ti prego resta fermo» pronuncia a bassa voce, nascondo la testa nell'incavo del suo collo godendomi questo attimo di pace.
Non serve mantenere le distanze perché non mi sfiorerà neanche con un dito senza il mio consenso, come non detto ad un tratto fa scivolare una mano lungo la mia gamba destra ,poi risale portandola sotto alla maglietta e la posiziona sopra al mio fianco ,resto immobile consapevole del fatto che lui non può vedermi arrossire a causa della posizione in cui ci troviamo.


Pov. Kaito

Questo ragazzino mi attrae peggio di una calamità più cerco di staccarmi più non riesco a stargli lontano o semplicemente non voglio, scommetto che sta arrossendo muoio dalla voglia di vedere la sua espressione, perciò lo sposto quel tanto che basta per poterlo osservare «Carino» dico sorridendo, tenta di girarsi però lo blocco subito «Dai non guardarmi così è imbarazzante» cerco di trattenermi adesso è fidanzato, aspetta da quando in qua mi interessa l'opinione di quel tizio al diavolo vediamo se lo scricciolo è capace di resistere ancora una volta.

Mi avvicino con cautela per non spaventarlo e gli bacio la guancia, si ritrae «Non ci provare» «So che lo vuoi non negare l'evidenza» rispondo serio, proseguo baciando e mordendo il suo collo «Sono rimasto per dormire con te, ma senza fare altro» pronuncia muovendosi in continuazione «Ho capito» dico versando una lacrima che cade sul suo viso, accidenti proprio davanti a lui devo frignare come un poppante, in una frazione di secondi mi ritrovo con la testa appoggiata sul suo petto ,mentre la sua mano mi accarezza dolcemente la guancia, emana lo stesso calore di una madre.
La stessa che mi ha fatto nascere e poi ha preferito abbandonare me e Harley, la cosa più buffa è che non ricordo ne il suo volto ne il suono della sua voce, se dovessi rivederla per me sarebbe come incontrare un estranea «Non ho bisogno della tua compassione»
«Che strano si sono invertiti i ruoli di solito quello che mi consolava eri tu»
«Già, comunque non aspettarti un grazie da parte mia»
«Lo so Kaito, almeno permettimi di sdebitarmi per tutte le volte in cui mi hai aiutato in cambio io dimenticherò quello che è successo prima, se tu mi prometti che non farai più a pugni per sfogarti».

Chiedermi una cosa del genere è crudele, so che in realtà non vuole scordarlo, comunque non smetterò solo perché è lui a chiedermelo «No, il corpo è mio e ci faccio quello che mi pare» lo sento controbattere, ma sono troppo stanco per prestargli ascolto e mi addormento cullato da questa piacevole sensazione.

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