Capitolo 3

38 3 0
                                    


La settimana scorsa è successa una cosa tanto inaspettata quanto incredibile. Il Re ha indetto una specie di riunione davanti al popolo, in piazza, davanti a tutti, ricchi e poveri. Era presente tutta la famiglia Sanvitale tranne lei: la presunta figlia.

Ricordo esattamente le sue parole:

"popolo buongiorno, siete stati qui riuniti per ricevere un messaggio molto importante per la nostra famiglia. Fino ad oggi abbiamo cercato di mantenere il segreto sulla esistenza della nostra unica amata figlia: Greta. Questo per salvaguardarla da possibili incantesimi. Lei, promessa sposa da anni al principe dei Borbone di Soragna ha raggiunto la maggiore età ed ha espresso la sua volontà di rifiutarlo. Seppur contrario, dopo anni di inutile insistenza e raggiunta la maggiore età, mi trovo qui costretto ad esprimere l'unico suo pensiero. Non essere costretta a sposare un uomo che non desidera. Seppur meritevole di impiccagione per la sua insolenza, rimane pur sempre anche la figlia del Re, l'unica figlia del Re, mia figlia, nonché prossima Regina di Fontanellato. Sono quindi qui a comunicarvi che ogni ragazzo tra i diciotto ed i ventitre anni si potrà iscrivere alle "12 fatiche", una serie di prove durissime che inizieranno tra 30 giorni esatti in cui rimarrà soltanto uno. Costui diventerà Principe e, quindi, successivamente, prossimo Re di Fontanellato. Le prove non saranno per niente semplici, anzi saranno durissime e si rischierà di perdere anche la vita. Il mio invito è rivolto prevalentemente ai ragazzi borghesi perché proprio loro hanno ricevuto  l'addestramento di vita necessario a superare diverse prove."

Si sollevò tra la gente un bisbiglio rumoroso di incredulità. Io ero in piedi con le braccia incrociate. Guardai Federico e gli diedi un piccolo strattone alla spalla e gli dissi: "dai iscriviti! eheheh".

Il bisbiglio fu interrotto dalla Regina che esclamò:

"Silenzio! Per la prima volta il popolo vedrà la principessa Greta! Ora!"

Con un cenno diede l'ordine, il popolo ammutolì; si aprì una finestra e dopo qualche interminabile secondo uscì lei.

Castana, capelli lisci, fisico minuto ma non troppo, dolce nei movimenti, viso pulito e solare da brava ragazza, lineamenti delicati, occhi chiari. Bellissima.

Il vestito era lungo e bianco, con i manicotti anch'essi bianchi nelle braccia, attorno al collo aveva una collana con una pietra violacea luccicante. Meravigliosa.

Alzò una mano per salutare il popolo e poi sorrise. Un sorriso abbagliante. Io rimasi a bocca aperta insieme a Federico e a tanti altri. La gente era così stupita che per quasi un minuto non ebbe alcuna reazione. Poi partì un lungo applauso ed un coro: "evviva la principessa, evviva la principessa!". Mi unì al coro. Era la ragazza più bella che avessi mai visto.

Non disse nulla.

Dopo poco tornò dentro al castello, il Re e la Regina salutarono il popolo e la riunione fu sciolta.

Sulla via di casa io e Federico discutemmo su quanto fosse bella Greta. Fino a poco prima non sapevamo con certezza nulla della sua esistenza. Ero già cotto. Non ho mai creduto nei colpi di fulmine. Ma era nato un fuoco strano dentro di me. Priscilla in due anni non aveva mai scatenato una reazione simile. Sarà stata la puzza. Non riuscivo a pensare ad altro che a Greta. E le notti successive feci fatica a dormire.

Così ieri sera, a tavola, parlai ai miei genitori della mia intenzione di volermi iscrivere alle "12 fatiche". Loro reagirono male. Mio padre si mise a ridere ed esclamò: "sei figlio di un fabbro, non di un Re". Mia madre guardandomi negli occhi capì subito la situazione ma disse preoccupata: "Arturo, hai sentito bene cosa ha detto il Re? Si rischia la vita a partecipare alle "12 fatiche". Non ti lascerò fare questa scemenza. Parteciperanno figli di Re, atleti preparati, guerrieri valorosi. Tu non sei pronto." Mia madre era sempre stata molto premurosa con me, anche se non aveva mai dimostrato paura a lasciarmi fare esperienze formative. Da lei ho ereditato la testardaggine.

Dopo qualche attimo di silenzio risposi: "Ho diciotto anni e sarò io a decidere il mio futuro. Mi preparerò in questo mese. Ogni giorno dopo il lavoro."

Mia mamma chinò il capo in segno di resa con una lacrima che arrivò alle labbra.

Mio padre quasi sottovoce disse: "le donne hanno sempre fatto più morti che la guerra". Si alzò e se ne andò tutto imbronciato. La solita frase poco felice.

Le dodici fatiche di ArturoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora