Capitolo 12

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La sesta fatica


Ci portarono nel cortile interno del castello dove prepararono un ampio spazio con delle postazioni. In ognuna di esse era posizionato un arco e tre frecce. Dalla parte opposta c'erano dei mobiletti in legno alti circa due metri. Sopra di essi una mela rossa. Ogni concorrente doveva trafiggere la mela con una delle frecce.

 Ogni concorrente doveva trafiggere la mela con una delle frecce

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La sfida sembrava semplicissima. Tutti i ragazzi erano preparati con l'arco. Io compreso.

Il "gobbo" iniziò a chiamare i nomi. Nella prima serie di nomi c'era "Turbo", uno dei ragazzi favoriti per la vittoria finale. Figlio di un valoroso guerriero, preparato ad ogni prova fisica e un maestro delle armi nonostante la giovane età.

Afferrò l'arco con una presa sicura, caricò la freccia, mise in tensione la corda e...mancata!

Tutti i ragazzi si guardarono allibiti. "Turbo" era fuori di testa. Come era stato possibile?

Prese la seconda freccia ancora incredulo e...mancata!

Il bisbiglìo della gente fu interrotto da un avvolgente silenzio.

Terza freccia...mancata! Eliminato!

Fu subito invitato a lasciare il castello. Turbo si mise a piangere.

Il livello di preoccupazione si alzò notevolmente. Come poteva essere successa una cosa del genere. Anche gli altri ragazzi facevano fatica a trafiggere la mela anche se molti all'ultimo tentativo riuscivano nell'impresa.

Il mio nome fu detto al secondo turno di ragazzi. Mi assegnarono la prima postazione.

Impugnai l'arco e cominciai a tirare la corda. Notai subito che qualcosa non andava. La corda non era allineata perfettamente tra le parti dell'arco. Probabilmente erano stati volutamente manomessi per creare una difficoltà in più ai ragazzi. Per capire se saremmo riusciti a superare un problema inaspettato.

La bilanciatura era sballata. Calcolai la possibile differenza di angolazione. Non mirai quindi con una ipotetica traiettoria lineare la mela ma spostai di circa mezzo metro a sinistra la traiettoria. La mia freccia partì e...mancata! Di tantissimo!

Cominciò a balenarmi in testa l'ipotesi di aver fatto calcoli completamente errati.

Con la seconda freccia feci la stessa cosa ma provai con la traiettoria di mezzo metro a destra. Prima del lancio, mi portai alla bocca il dito indice e, successivamente, lo portai davanti a me, per sentire se i lvento poteva influire in qualche modo.

La freccia partì veloce ed in un lampo trafisse la mela facendola cadere a terra.

Arturo! Passi il turno!

Mi lasciai andare in un urlo di gioia e fui subito redarguito da una guardia! Dentro di me godevo molto. Ero stato fortunato ma anche bravo.

Le dodici fatiche di ArturoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora