Capitolo 11

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La quinta fatica

Dopo la fatica delle vasche ci diedero una tregua fisica con una prova all'apparenza banale

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Dopo la fatica delle vasche ci diedero una tregua fisica con una prova all'apparenza banale.

Ci portarono in una grande sala da pranzo all'interno del castello. Era bellissima. Ci fecero sedere ognuno al proprio posto. E iniziarono a portarci delle pietanze. Nessuno toccò nulla.

Poi il Re disse: "questa prova è per vedere il vostro livello di eleganza e garbo nel mangiare. Il nuovo Principe del paese non potrà essere un rozzo villano senza buone maniere. Mangiate e bevete. Ma sbagliate una mossa e sarete eliminati!"

Sapevo che il Re avrebbe inserito una prova del genere. La mia fortuna era stata aver lavorato ed esser stato accudito dalla famiglia Brambilla.

La fame si faceva sentire ma tutti eravamo determinati a resistere e a fare le cose a modo. Tutti tranne Giorgione, il figlio del sarto, che appena vide il vassoio con la carne si alzò in piedi e con le mani brancò una grossa bistecca e la mise nel piatto. Poi come se nulla fosse successo tornò lucido ed iniziò a mangiarla con le posate. Purtroppo per lui i guardiani lo videro. Eliminato.

Gli altri ragazzi furono perfetti. Nessun gesto volgare. Molti di quei ragazzi venivano da famiglie borghesi. La sfida era più per gente come me che per gente come loro.

Le dodici fatiche di ArturoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora