Capitolo 16

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La decima fatica


Greta si rivolse a noi dieci: "voglio passare un giorno intero con ognuno di voi. Sarete voi a scegliere cosa fare, per quanto tempo e dove. Buona scelta".

Fui chiamato al quarto giorno. Avevo avuto il tempo di pensare ad ogni cosa per sorprenderla ma cambiai idea proprio quando la vidi. E cosi la portai nel giardino di Federico a giocare a "tocca la pietra" dove si divertì un mondo. Poi decisi di portarla al lago, sdraiati sull'erba a chiacchierare. Pensai che fosse una bella idea per conoscerci meglio e soprattutto pensai che scegliere una cosa semplice come quella era l'unico modo per essere me stesso.

Lei sembrava divertita e molto contenta. Ci lanciammo sguardi di intesa e col calar del buio, prima di salutarci, mi allungai per darle un bacio sulla guancia.

Il mio morale tornò sottoterra quando lei, allontanandosi, mi disse seccata: "che diamine fai?"

"sono mortificato Principessa, le chiedo umilmente scusa, mi sono lasciato andare ed ho perso il controllo..."

Lei se ne andò senza rispondere.

Io rimasi con la testa bassa. Poi dopo sei giorni fui chiamato dal "gobbo" per la sentenza della decima fatica:

"passano il turno solamente: Sandro il "mancino", Alessandro il "forzuto" ed Arturo il "muto".

Ha detto Arturo?

Sono io. Incredibile.

Non stavo più nella pelle.

Le dodici fatiche di ArturoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora