Capitolo 5

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Il dado è tratto. Utilizzai tutti i giorni per allenarmi dopo il lavoro, per passare del tempo con i miei genitori alla sera, per leggere qualche manoscritto antico, per passeggiate notturne silenziose e pensierose. Non so se ero pronto fisicamente, ma mentalmente si, lo ero. Continuavo a pensare a Greta. Non riuscivo proprio ad avere un altro pensiero. Tutti avevano cercato di convincermi a desistere compreso il mio amico Federico. Ma io mi sentivo innamorato come mai prima d'ora. Avrei potuto continuare a vivere la mia vita tranquilla, svegliarmi alla mattina, andare a lavoro dai Brambilla che tanto mi adoravano, tornarmene a casa felice e tranquillo. Si avrei potuto. Ma certe occasioni passano solo una volta, certe opportunità sono uniche ed irripetibili. Non mi interessava nulla di diventare principe. Nulla. Volevo solo la possibilità di conoscere Greta.

Dissi alla famiglia Brambilla delle mie intenzioni. Non sapevo bene se le 12 fatiche mi avrebbero permesso di continuare a lavorare o meno, almeno per la durata di queste prove. Loro reagirono in modo inaspettato. Mi portarono subito nel loro cortile interno e mi dissero: "se sei convinto veramente, noi ti sosterremo. Nostro figlio Giacomo si è iscritto l'altro giorno. Vi allenerete insieme. Non dire nulla ai tuoi genitori. Verrai qui normalmente ma anziché lavorare ti allenerai con lui".

Fui sorpreso ma felice. Nel cortile avevano attrezzatura di ogni tipo. Delle grosse pietre da spostare per irrobustire il corpo, degli archi con frecce, delle spade, una zona sabbiosa per irrobustire le gambe, una specie di pianta da scalare con un paio di funi attaccate ai rami più alti e, in ultimo, avevano i cavalli che mi facevano usare regolarmente nei boschi.

Giacomo era il classico figlio borghese. Bassino, capelli neri, abbastanza muscoloso, molto intelligente per alcune cose, molto colto per la sua età, ma poco agile ed esplosivo; ed in più quando si sporcava le mani di fango andava subito a lavarsele. Non lo vedevo bene.

In ogni caso questo addestramento si rivelò fondamentale per la mia crescita. Il mio corpo in breve tempo si irrobustì. Mi allenavo durante l'orario di lavoro dai Brambilla, poi iniziavo il mio allenamento personale fatto di corsa e gradoni ed in più avevo deciso di fare una strana attività al giorno. Facendomi aiutare dai miei genitori e Federico mi feci insegnare a: pescare, cucire, cucinare, pulire, seminare e zappare.

La fatica si faceva sentire ma il pensiero di Greta era così vivo che faceva passare tutti i mali.

I giorni passarono in fretta fino a quando arrivò il giorno fatidico.

Le dodici fatiche di ArturoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora