Il tanto atteso giorno del trasferimento a Seattle per il college arrivò e tutto era perfettamente pronto, come me,che avevo sognato quel giorno da una vita intera,ma nell'istante in cui vidi la macchina di papà imboccare il viale di casa mi prese male.
Maledettamente male.
Come avrei fatto senza la mia nonnina ?
Ma era tempo di tagliare questo filo che mi faceva dipendere da lei,e imparare a stare sola e crescere e realizzare i miei sogni.
"Mi raccomando Julia, chiamami quando hai finito di sistemare le tue cose e fammi sapere come è la tua stanza!"- disse nonna con la dolcezza che la contraddistingueva e quel senso immenso di protezione nei miei confronti come se volesse tenermi in una bolla,per non perdermi mai,guardandomi con i suoi occhioni stracolmi di lacrime .
Dopo un lungo abbraccio e un bel pianto liberatorio , la voce di papà ci fece decisamente staccare:-"Andiamo Julia altrimenti arriverò in ritardo in banca e non posso proprio permettere che accada!-"
"Andiamo papà non voglio farti arrivare in ritardo e poi anche io voglio essere puntuale e questo in fondo è una cosa che ho ereditato da te,è nel dna!- gli risposi mentre salivo in macchina e sistemavo la cintura ,scoppiando in una risata insieme a lui.
"Si,però per il resto sei tutta tua madre, sei bellissima Julia. Ancora non riesco a capacitarmi che stai andando al college,sei cresciuta cosi in fretta,stai diventando una piccola donna e sono proprio fiero di te." disse e gli occhi si riempirono di lacrime.
"Grazie papà "- risposi abbassando lo sguardo per evitare di incrociare il suo e piangere emozionata.
"E poi sei a Portland, sei di nuovo a casa. Quando vuoi tornare Julia , lo sai,io ti aspetto non devi necessariamente restare al dormitorio . "
In realtà non mettevo piede in quella casa da quando papà mi portò via,da quel maledetto giorno.
Papà più volte mi aveva proposto di passare il weekend lì, ma rifiutai sempre.
Non volevo riaprire quella ferita, quei ricordi di quella famiglia felice e perfetta che avrebbero contribuito a distruggere quella corazza che stando lontana da casa ,con nonna ,mi ero costruita e per protezione, ho sempre preferito evitare .
Non risposi e anche papà fece finta di non aspettarsi una risposta,capendo forse la motivazione del mio rifiuto.
"Eccoci qua!Scendo le valigie e scappo via tesoro mio ,se hai bisogno chiamami in qualsiasi momento. Sono sicuro che qui sei in ottime mani,non ho da preoccuparmi." E scese dall'auto dopo aver parcheggiato.
Avevo sempre visto in foto il college, ma vederlo dal vivo fu tutt'altra cosa.
Un enorme edificio luminoso , situato al centro e circondato intorno da distese immense di prati e imponenti alberi verdi curati nei minimi dettagli e meticolosamente super pulito.
Al centro del parco che lo circondava appariva un orologio monumentale e moderno ,e qua e là notai tante piccole targhette con il logo di una croce.
Immaginavo sarebbe stato un ambiente certamente serio,essendo un college prevalentemente cristiano .
Sui prati tanti ragazzi e ragazze, tutti molto sereni, chi leggeva un libro,chi chiacchierava e rideva ,chi mangiava e addirittura chi faceva jogging . Era come un sogno .
Dopo aver firmato gli ultimi documenti papà lascio le valigie e andò via.
Un uomo sui sessanta circa,mi diede le chiavi e le indicazioni per raggiungere la mia camera,che dovevo condividere con una ragazza di nome Emily Weist .
Mentre salivo le scale con quelle due valigie e uno zainetto sulle spalle pensavo che forse mio padre sarebbe stato più gentile se mi avesse aiutato a portarle in camera . Ma no,aveva la riunione di lavoro, certo.
Un po' come quando arrivai da nonna.
Dodici anni dopo però.
Trovai con fatica la camera 602 ,tra un caos pazzesco e gente che correva ovunque con trolley e zainetti, tutti tanto euforici .
Quando aprì la camera rimasi un po' delusa. I due letti erano sistemati frontalmente alla porta d'ingresso ma erano maestosi e alti e tra un letto e l'altro al centro era disposta una finestra bianca ,abbastanza luminosa.
Il bagno era collocato sulla parte destra della camera e a sinistra avevamo due cabine armadio ,e in un piccolo, minuto angolo una scrivania e libreria.
" Sei tu sei Julia Thumber?"- una voce mi fece spaventare mentre cercavo posto per sistemare la mia biancheria intima.
" Tu sei Emily Weist premuso." - risposi sorridendo.
Di fronte a me avevo una ragazza dai capelli neri, ricci e foltissimi.
Alta,1,75 m,di bella presenza ,acqua e sapone e sembrava una tipa apposto.
Era completamente diversa da me.
Io ero più bassina,1,66 m capelli lisci lunghi e biondi,sempre truccata,piercing al labbro e all'ombelico e tatuaggi.
"Non verrai vista di buon occhio con tutti quei tatuaggi. Non so se lo sai ma questo è un college cristiano,sai come è, per alcuni è ancora motivo di giudizio." - tuonò con quella voce stridula e fare presuntuoso .
" Non credo che un tatuaggio possa essere motivo di pregiudizio invece ,non credo debba significare ancora oggi qualcosa di sbagliato o fuori dagli schemi. E poi non è che sia ricoperta dalla testa ai piedi eh. Sono sei in tutto. Non vedo dove sia il problema."- di certo non le mandavo a dire e la freddai in men che non si dica .
" Certo ,scusami non volevo dire chissà che ,scherzavo ,volevo vedere la tua reazione per capire con chi devo avere a che fare ,dato che ci dobbiamo dividere camera per un intero anno scolastico ."rispose sorridendo e dandomi una pacca sul braccio sinistro e poi abbracciandomi.
"Ah... ok..va bene allora! - risposi confusa- Pensavo fossi seria,per un attimo ho anche pensato che sarei stata costretta a coprirmi e credimi che stavo già immaginando di tornare a Portland." e scoppiammo in una sana risata .
"E quello li? É per un'amica? "Disse fissando la piccola farfalla e il nome sul polso destro: "Kate. Kate era il nome di mia madre." Risposi . La farfalla era dovuta al fatto che mamma mi chiamava farfallina, ma questo lo tenni per me.
Pensai che magari non era poi antipatica come credevo fosse e che avrei dovuto conoscerla meglio prima di darle questo titolo e ne avrei avuto modo.
" L'ho tatuato in suo ricordo "dissi.
Abbassò lo sguardo e mi chiese scusa 100 volte dicendomi che non voleva ecc..ecc.. tipico di tutti quando sapevano della sua morte.
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PRENDITI CURA DI ME
RomanceJulia vive a Portland con la nonna materna Gracy dall'età di sei anni, da quando a causa di un incidente stradale la mamma perse la vita a Seattle,dove vivevano ,e dove il padre Julian, direttore di banca ,immerso da sempre nel suo lavoro ,aveva de...