Quella mattina dopo lezione, decisi di fare una sorpresa a papà passando in banca . Presi un taxi e una volta arrivata lì trovai chiuso.
Mi prese un colpo perché papà che vive di lavoro e che gestisce la banca da una vita con professionalità e puntualità, non poteva aver chiuso quella mattina.
Mi passarono per la testa mille motivi e iniziai a preoccuparmi ,a farmi pensieri strani.
Avevo paura che gli fosse successo qualcosa e per un attimo mi sentii proiettata nel passato .
Presi il cellulare e lo chiamai ma non rispose.
Non avevo altra scelta: potevo andare via o aspettarlo, ma magari non sarebbe venuto e andando via sarei rimasta ancor più nel dubbio che qualcosa non andasse bene,oppure andare a casa ,quella un tempo era casa mia nella quale non mettevo piede dal giorno in cui mamma morì.
Era arrivato il giorno di affrontare questa mia fobia,di fare i conti con ciò che era la realtà e farmene una ragione, senza scappare più.
Attivata nel viale di casa mi sentii un nodo in gola e le lacrime iniziarono a scendere .
Troppi ricordi,tanti...in quel cortile giocavo sempre con la mamma ,la mia prima volta in bici ,il primo ginocchio sbucciato.
Suonai ,e quel gesto mi fece sentire estranea a quella casa ancor di più e all'improvviso mi crollò per un attimo ogni consapevolezza.
Sulla porta apparve una donna dai capelli lunghi e neri ,molto elegante e curata.
"Mi dica,chi è lei?"chiese .
"Sono Julia, la figlia di Julian. Tu chi sei piuttosto?"-risposi dandole del tu antipaticamente,con tutto il fastidio che mi diede nel vedere una donna aprire la porta di casa mia,di mia madre.
"Julia,tesoro mio che ci fai qui?Non ci posso credere che tu sia qui!Entra."- mi disse visibilmente in imbarazzo .
Erano trascorsi ben dodici anni da quando misi piede l'ultima volta lì.
Tutto era rimasto esattamente come lo ricordavo e avvertì un colpo al cuore.
Di fronte al divano,nell'angolo a sinistra era appeso un grande quadro nella quale c'era una foto mia con mamma.
Anche la donna era molto imbarazzata o forse infastidita della mia presenza, dato che papà ci chiese di sederci ad aspettarlo in salone, e lei non lo fece. Andava avanti e indietro e mi trasmetteva solo ansia .
Mi sentivo fuori luogo.
Avevo chiaramente capito che quella era la sua fidanzata sicuramente, ma non volevo immaginare una cosa del genere. Ma non perché mio padre doveva rimanere solo per il resto della sua vita,no. Sarei stata immatura ed egoista.
Ciò che mi faceva strano era immaginare al suo fianco un'altra donna che non fosse la mia mamma .
Avevo sempre associato la sua immagine a quella di papà, e vederlo ora accanto a un altra mi spiazzava.
Immaginarla dormire al posto di mamma,girare per casa ...fu strano.
"Eccomi, scusami ma avevo appena fatto la doccia . Oggi in banca abbiamo avuto un problema tecnico coi PC e ho chiuso prima del previsto. Un pomeriggio libero finalmente!Tu come mai sei qui? Sono contento e spiazzato, insomma,non volevi venire più..."-disse abbassando lo sguardo.
"Papà, non volevo disturbarti credimi. Ero passata in banca ma era chiuso e a distanza di anni ho deciso di farmi coraggio e affrontare questo disagio che ho nel venire in questa casa "-gli spiegai.
"Nessun disturbo, è solo che non è così che volevo farti conoscere Helena. Helena è mia collega, si occupa anche lei di finanza.
Ci frequentiamo, siamo una coppia meglio dire da un anno. Volevo dirtelo ma...non sapevo come. Aspettavo il momento giusto. "-affermó .
Helena si avvicinò tendendomi la mano.
"Piacere ,mi dispiace per prima . Ti chiedo scusa. Non sapevo fossi la figlia di Julian.
Ora vado di là magari avete da dirvi delle cose e non voglio disturbarvi . È stato bello conoscerti Julia. A presto. " - e con aria di chi è molto sicuro di sé andò in cucina.
Mi trovai in seria difficoltà.
Sembrava tutto così strano .
"Papà hai fatto bene a rifarti una vita ,devi capire che non ero pronta a vedere questo e devi capire la mia reazione .
Fa un po' strano al posto della mamma vedere un'altra donna." -gli dissi .
Passammo per un paio d'ore io e lui soli e Helena fu molto comprensiva standosene per fatti suoi concedendoci un po' di privacy.
Salutai entrambi e andai via promettendo che sarei tornata presto e sarei andata a cenare con loro prima o poi,per conoscere meglio Helena .
Non ne ero particolarmente entusiasta ma era comunque la donna che stava con mio padre e dovevo sforzarmi di non avere pregiudizi.
Mi incamminai a piedi, avevo voglia di camminare ,per sgranchirmi un po' le gambe.
Nelle vicinanze del college un'auto si accostò suonando il clacson facendomi prendere un colpo.
Era Stefan col suo pickup e il suo amico, quello che aveva passato la notte con Emily.
"Ciao Julia,dove corri???"-mi disse sfoggiando il suo sorriso perfetto.
"Ciao Stefan,sto tornando al college sono stata a trovare papà. Voi?"-risposi .
"Stiamo andando alla confraternita ci organizziamo per stasera, non è una vera e propria festa ,siamo tra noi,ma tu puoi venire mi farebbe tanto piacere, ti va??"-chiese .
D'istinto stavo per rispondere che non ne avevo voglia dopo un pomeriggio passato all'insegna della scoperta del fidanzamento di papà,poi riflettendo pensai di andarci, appunto per passare una serata diversa e non pensarci. Ne avevo bisogno ,tanto non avrei avuto voglia per aprire libro .
"Ma si dai,faccio una doccia e vengo ok???"
" Ti aspettiamo ,a dopo "- rispose e partì.
Entrata in stanza Emily era tutta in tiro intenta a truccarsi.
"Ciao Emily dove vai??Esci??"-chiesi.
"Ciao ,dove sei stata?? Si,Evan mi ha invitato alla confraternita stasera anche se gli ho spiegato che non voglio una storia con lui ,ma ci vado lo stesso. "-disse con la sua solita risata schiamazzante.
"Anche io sono stata inviata li ,proprio ora qui fuori mi ha invitata Stefan ,era con Evan."- gli feci sapere.
"Ok preparati andiamo insieme ".
Cosi feci.
Indossai un top bordeaux e un jeans Skinny stupendo e andammo insieme .
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PRENDITI CURA DI ME
RomansaJulia vive a Portland con la nonna materna Gracy dall'età di sei anni, da quando a causa di un incidente stradale la mamma perse la vita a Seattle,dove vivevano ,e dove il padre Julian, direttore di banca ,immerso da sempre nel suo lavoro ,aveva de...