21. Dolore

32 1 0
                                    

Una bella donna dai capelli lunghi e corvini stava tremando come una foglia, seduta sul letto con le coperte sporche di sangue.
"Mi dispiace tanto per vostro figlio" sussurrò dispiaciuta una voce femminile.
La donna di nome Aimi non rispose, sconvolta dall'accaduto e tremante tra le sue braccia che a fatica sostenevano il suo corpo stanco dal parto.
"Vuole che la lascio sola?"
Gli occhi arrossati guardarono la giovane donna che l'aveva assistita nel parto.
"Non..sono già sola?" la voce tremante della bella donna ma con viso sfatto dalla perdita del figlio, spensero per un momento la sua bellezza travolta dalle lacrime cui lavavano le guance rosee.
"Mi scusi. Non intendevo.." venne interrotta da Aimi, dalla sua voce strozzata per il pianto. "Portami i vestiti."
"Ma...non è il momento..."
"Non decidi tu per me." Tremava visibilmente ma il tono era alquanto deciso.
"Siete debole."
"Come puoi saperlo? Non sei me." Rispose stizzita.
"Voi stessa lo rinnegate, sebbene si vede dal vostro stato..."
"Portami i vestiti, devo tornare dal mio padrone." La guardò con durezza, stanca per la serata passata.
"Come volete. Ma sappiate che fuori piove e fino al palazzo c'è una lunga strada che vi aspetta."
Aimi iniziò a parlare come se non avesse più vita dentro di sé, anche se da una parte era vero. "Non mi interessa più niente ormai. Ho perso numerevoli figli, sono stata umiliata e violentata e continuo a non avere niente. Solo il mio padrone e il trattamento che mi riserva."
"Non sembrate felice del vostro padrone, ma nonostante ciò volete tornarci?"
"Cosa fareste per vivere? È l'unica cosa che sono capace di fare e l'unica che mi permette una vita più agiata rispetto ad altre donne."
"Permettetemi di dire che non state vivendo ma sopravvivendo. Ed è tutt'altra cosa." Disse la donna anche lei con i capelli corvini ma legati in una capigliatura tipica del periodo Edo.
Aimi sussultò dentro di sè come se le parole della donna avessero mostrato una verità da tenere nascosta.
La donna riprese a parlare mentre sistemava la casa dagli stracci insanguinati.
"Solo perché vivete con l'imperatore non significa che avete una vita agiata se poi vi tratta male."
Aimi la guardò ancor più sorpresa "chi vi ha detto che vivo con l'imperatore?"
"Solo un padrone potente non vi permetterebbe di partorire nella vostra dimora. In più ho nominato il palazzo e non avete reagito."
Sbuffò incredula. "Non ho dimore. Non mie almeno. Vivo solo.... nel palazzo."
"Quello che intendevo, mia signora. Non potete partorire a palazzo. Fortuna che vi ho trovata in tempo."
Aimi rimase in silenzio per un momento. "Quanto accaduto non lo deve sapere nessuno. Specialmente l'imperatore."
"Perché? Non si è accorto che eravate incinta?" Chiese con un pizzico sprezzante nella voce.
"Quando arriva il quinto mese di solito mi manda via. Mi presta una delle sue case in villaggio dove poi... accade quel che accade... e lì resto. Stavo tornando in quella casa ma un malore mi ha colto di sorpresa. In effetti, dovrei ringraziarvi. Mi avete tolta dalla pioggia e mi avete ospitata malgrado le mie condizioni."
"Si figuri. Mi piace essere d'aiuto al mio villaggio. Anche se mi ritengono una persona inconsueta."
"Qual è il motivo? Siete così gentile e aggraziata mentre io sono stata scortese con voi. Mi dispiace."
"Mi sono quasi abituata a queste scortesie. A quanto pare guarire le persone può sembrare non naturale. Alcuni mi chiamano la sacerdotessa solo perché ho guarito una persona da un male poco conosciuto."
"E lo siete davvero? Una sacerdotessa intendo." Chiese Aimi curiosa della risposta.
La donna con la capigliatura Edo e carnagione chiara quanto la porcellana, andò a prenderle i vestiti che aveva chiesto con tono imperativo e tornò porgendoli ad Aimi.
La donna aveva uno sguardo perso.
"No. Non credo di esserlo."
Aimi prese i vestiti puliti dalle sue mani, nascoste dal kimono azzurro come l'acqua. "Posso sapere il vostro nome? Io mi chiamo Aimi."
"Tsuyu."
"Tsuyu... significa rugiada." Rispose Aimi.
"Esatto. Dicono che chi porterà questo nome sarà protetto dall'acqua e i suoi simili e avrà un potere... degna di una sacerdotessa."
"Lo dite come se non ci credeste. Pensate sia solo fantasia o superstizione?"
"O tradizione. In ogni caso, dicono che chi possiede questo nome risveglierà antichi poteri solo al momento giusto."
"Allora sarete di certo una sacerdotessa così come lo predicono. Solo che ancora non lo sapete perché il momento della rivelazione non è avvenuta. È corretto?"
Tsuyu pensò. "Forse avete ragione voi."
"In ogni caso, devo tornare a palazzo. È il mio compito e il padrone mi starà aspettando."
"Non siate così frettolosa Aimi. Restate almeno per la notte e riprendetevi per la triste serata. Avete il diritto di starci male e di pregare e non oso pensare cosa potrebbe farvi appena il vostro padrone vi vedrà. Un giorno in più nel non vedervi non gli procurerà disagio. Dico bene?"
Aimi era ancora seduta sul letto con le gambe aperte e la macchia rossa tra esse, sul lenzuolo bianco. Teneva ragommitolati e stretti al petto i vestiti puliti che Tsuyu le aveva dato.
Un giorno in più come donna incinta non poteva creare sospetti al padrone e poi non si sentiva più l'addome e le gambe per lo sforzo proteso nel parto.
Tsuyu aveva ragione. Prima di affrontare il viaggio doveva riposarsi e almeno avrebbe avuto il tempo per elaborare il lutto.
Cosa che con gli altri figli perduti non aveva fatto. O meglio, non le era stato concesso il tempo per farlo e per questo motivo quella particolare sera era fredda con se stessa e con il figlio appena morto.
Pensando questo, e realizzando la perdita, lo sguardo fisso sulla macchia rossa fece cadere una lacrima sulla guancia della donna e le labbra si incresparono tentando di trattenere il dolore da madre, come aveva sempre fatto, costretta a farlo.
"Non ti preoccupare Aimi. Piangi. Piangi pure. Vedrai che starai meglio."
Tsuyu andò in una stanza per prendere delle coperte pulite e per concederle la privacy che meritava.
La sentì singhiozzare, respirare a fatica e battere i pugni sul materasso prima di sfogarsi in un pianto liberatorio.
La pioggia si fece più forte.

Il mistero della grottaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora