Margherita
Sistemo le ultime cose e mi preparo per uscire dal bar. Dopo aver riportato il grembiule in armadietto, prendo il mio giubbotto di pelle e mi avvio fuori.
Accendo una sigaretta e prendo il cellulare, controllando la chat con Giuseppe. Ha letto il messaggio ma non ha risposto.
Sono stupida non dovevo mandarlo.
Me lo ripeto da oggi, questo mantra.
Per strada l'aria è fresca, la sigaretta si fuma da sola e io fumo ben poco.
Una macchina accosta al marciapiede. Abbassa il finestrino e cammina a passo d'uomo. Mi volto.
"Tu preferisci sia il tuo angelo o il tuo diavolo?" dice l'uomo affacciandosi dal finestrino. Noto l'orologio al polso e i miei occhi volano sui suoi.
Sorrido ma continuo a camminare, non voglio mostrarmi debole. Voglio mostrarmi senza sentimenti. Non voglio che capisca cosa mi succede, quando lui è vicino a me.
"Preferisco il diavolo. Non mi piace il freddo. A me piace il fuoco." Dico, continuando a camminare.
Ride e continua a seguirmi.
"Potresti fermarti un attimo?" dice sorridendo. Faccio come mi dice. Parcheggia la macchina e, dopo averla chiusa, viene verso di me.
Lo guardo, con le mani infilate nelle tasche del mio giubbotto.
Quando mi arriva davanti, mi guarda con un sorriso a mezza bocca. Gli occhi sono due pozze nere in cui mi perdo.
"Cosa dovevi dirmi?" dico cercando di sembrare disinvolta.
"Nulla, che magari potremmo prenderci un caffè o andare a cena fuori. Ti va?" dice guardandomi serio.
"A cosa devo questo suo invito e interesse nei miei confronti?" dico titubante.
"Margherita te ne voglio parlare chiaramente magari dopo una cena." dice alzando un sopracciglio.
"Se vuoi posso offrirti un caffè a casa e me ne parli magari.".
Sono troppo curiosa, non posso aspettare una cena.
"Margherita. Credi sia una buona idea?" dice sorridendo malizioso. I suoi occhi vagano sulle mie labbra e d'istinto, le inumidisco.
"Credo vorrei sapere presto cosa mi vuoi dire. Quindi ti offro un caffè e ne parliamo." Dico, girando verso la sua macchina.
Una volta arrivati in macchina il silenzio regna. I nostri respiri sono corti e non so darmi un perché. Forse ho i prosciutti negli occhi e non riesco a capirlo.
"Ecco. Siamo arrivati." Dico indicando il portone del mio palazzo. Spegne la macchina e, dopo essere sceso, gira dalla mia parte e mi apre la portiera.
Scendo e faccio strada aprendo il portone. Mentre apro, sento il suo respiro corto vicino a me. Molto vicino a me.
Salgo le scale per arrivare al primo piano e apro la porta.
Le sue mani si posano sui miei fianchi, stringendoli leggermente. Ovviamente avvampo.
Ho il viso in fiamme e, chiudendo la porta, lui mi guarda e sorride. Mette una mano sulla mia guancia e mi sfiora la pelle.
"Sei così bella quando arrossisci per me, Margherita." Dice, con una voce un po' roca.
Ma che effetto mi fai Giuseppe?
Avvampo ancora di più ma faccio finta di nulla, sorpassandolo e andando verso la cucina.
"Scusa per il disordine." Dico indicando i libri a fianco al divano, a terra.
Mette le mani in tasca e sorride.
"Non mi interessa del disordine adesso." Dice sorridendo e mordendosi il labbro.
Come un telecomando, quella sua azione mi fa arrossire, come al solito.
Mi giro e, posando la borsa e togliendo il giubbotto, mi metto davanti la cucina per preparare il caffè.
Giuseppe si è seduto sul divano, lo sento dal rumore. Preparo la macchinetta e dopo un paio di secondi il caffè fuoriesce dagli erogatori. La spengo e porto le tazzine da lui, poggiandole sul tavolinetto di legno, di fronte al divano.
Lo trovo sul divano a guardarsi intorno.
"Questa casa è accogliente. Ci sai fare con le decorazioni." Dice sorridendo.
"Grazie." Dico imbarazzata. Con lui è sempre così. Sono sempre imbarazzata. Con gli altri ragazzi non mi è mai capitato. Solo qualche volta. Ma con lui la sono perennemente.
"Mi fa piacere prendere questo caffè con te. Anche se è ora di pranzo." Dice sorridendo.
"Quindi? Di cosa volevi parlarmi?" dico seria.
Mi guarda, mi sfiora la guancia e avvampo come una bambina.
"Te l'ho detto quanto sei bella quando arrossisci per causa mia?" dice sorridendo.
Annuisco, incapace di emettere parola.
"Volevo parlarti della mia attrazione nei tuoi confronti Margherita. Io quando ti ho vicino, faccio fatica ad essere razionale. Vorrei tanto far prevalere l'istinto..."
"Anche io Giuseppe." Lo interrompo. Senza nemmeno volerlo, facendo uscire parole dalla mia bocca che mai pensavo di fare uscire con lui.
"Oh piccola. Lo sento come sale l'adrenalina in te. Lo sento come respiri velocemente. Anche adesso che mi sto avvicinando a te. Lo sento come respiri e sento il battito del tuo cuore accelerato." Dice avvicinandosi a me e sussurrando all'orecchio queste dannate parole, è come se mi desse il via per saltargli addosso. Ma mi trattengo. Non so come, ma lo faccio.
"Giuseppe io, ho solo ventidue anni. Tu sei grande e..."
"Lo so che ti piace Margherita. Lasciati andare, Margherita." dice mentre morde il mio collo in maniera impercettibile. Non riesco più a trattenermi.
Devo averlo.
STAI LEGGENDO
Sick Love - Un amore malato [COMPLETA]
Fanfiction🔴 ATTENZIONE! CONTIENE SCENE ESPLICITE E FORTI. LETTURA CONSIGLIATA AD UN PUBBLICO ADULTO. Un amore sulle soglie della follia. Giuseppe, professore universitario che ogni mattina, passa al solito bar. Una mattina però, si accorge di un piccolo camb...