jū go : 𝚍𝚒𝚜𝚊𝚙𝚙𝚎𝚊𝚛

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Tracciò i lineamenti serafici del viso immacolato di Yoongi. Le iridi svenevoli si incastrarono con le sue, affogarono in quel groviglio di perpetua adorazione che definiva lo sguardo felino del suo amante e Jimin sentì la fermata del treno annunciare che era arrivato in Paradiso.

S'accoccolò al suo petto, la stoffa del cuscino era comoda ma le braccia del maggiore lo erano un po' di più.

«Mi ami, Yoon?» Jimin affondò il viso nell'incavo del suo collo.

«Ti amo da impazzire, Jiminie», gli strinse i fianchi, gli sfiorò la mascella con la punta del naso prima di cercare il suo viso e far combaciare le loro labbra.

Jimin amava sentire quelle parole dolciastre uscire sicure dalla bocca di Yoongi.

Gli tracciò il contorno delle labbra con le dita, gli accarezzo la mascella e scese lungo il collo.

«Non riuscirò mai ad eguagliare la tua bellezza con una misera tela imbrattata», i suoi occhi seguivano i movimenti gentili delle dita.

«Dipingimi, Jiminie», la mano di Yoongi andò a stringersi intorno alla sua. «Dipingimi fino a rammentare ogni dettaglio. Usa i colori proibiti che non hai mai padroneggiato e rendimi la tua opera migliore.»

Intinse le setole ruvide dei pennelli sgualcite sulla tavolozza di legno, il miscuglio di colori caldi sulla tela era un groviglio di fili bislacchi che s'univano in un'arte riaggiustata con lo scotch, Yoongi era riuscito a riparare l'arte spezzata di Jimin e l'aveva rimessa al suo posto.

«Se c'è una cosa che non posso eguagliare di te, hyung, sono le tue iridi leziose colme di silenziose parole d'amore», sorrise senza staccare lo sguardo dalla sua arte imperfetta. Il cellulare vibrò sul letto, Jimin sbuffò, non distolse mai lo sguardo dai piccoli dettagli che ritoccava con il color delle azalee. «Se è Taehyung non passarmelo neanche, gli rispondo dopo.»

Il silenzio di tomba che ottenne come risposta fu una doccia di ghiaccio che gli gelò le vene e il respiro.

«Hyung?» si sporse appena per incontrare gli occhi di Yoongi, ma quando cercò il suo sguardo Jimin finì col non trovarlo.

Il suo letto era vuoto, la sua camera era colma solo delle ombre che all'improvviso s'erano palesate sulle pareti e avevano preso a danzare e gridare, a girargli intorno a e sussurrargli melense e atroci parole che raschiavano sulle orecchie.

«Yoongi?» e Jimin sentì già il fiato mancare, sentì l'aria graffiare con ferocia la trachea. Le ombre volteggiarono nella stanza e gli strinsero le budella, ballarono davanti i suoi occhi prima di lanciargli schegge di realtà sul cuore. «Yoongi!»

La tavolozza gli cadde dalle mani, le sfumature rossastre si sparsero sul marmo freddo in una sbrindellata opera d'arte. E Jimin piangeva, perché si sentiva così folle da non volerlo accettare, perché, no, lui non era folle, non lo era neanche lontanamente. Singhiozzò, sbatté la schiena contro la porta, strisciò sul pavimento freddo della camera, lasciò che le lacrime amare gli solcassero le guance e gli bagnassero le labbra.

«Yoongi...» un singhiozzo.

Si portò le mani sul viso, si nascose dalle ombre prepotenti che s'azzuffavano nella stanza; sobbalzò quando le sentì gridare. Aveva la nausea mentre gli chiedevano di ballare con loro.

«Yoongi», ripeté.

«Jiminie», la voce di Yoongi era la corda che lo afferrava dall'oblio mentre precipitava nell'oscurità più infinita. «Che succede, piccolo?»

Alzò lo sguardo, incrociò le iridi di Yoongi: erano spalancate e lo guardavano con fare preoccupato.

«Yoon-» singhiozzò, le braccia corsero intorno al suo collo e s'aggrapparono alla salvezza, le ombre s'erano rintanate sotto le pareti appena Yoongi s'era piegato sulle ginocchia e gli aveva stretto le mani.

«Sono qui, Jiminie», lo strinse tra le sue braccia.

«Promettimi che rimarrai con me fino alla fine, Yoon, promettimi che non importa che cosa succederà, tu ci sarai sempre.»

«Te lo prometto, Jiminie, finché lo vorrai rimarrò al tuo fianco.»

𝟑 𝐌𝐈𝐍𝐔𝐓𝐈 𝐃𝐎𝐏𝐎 𝐈𝐋 𝐓𝐑𝐀𝐌𝐎𝐍𝐓𝐎 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora