Le ombre danzavano intorno al suo corpo coi volti coperti e il sangue che scorreva sulla loro pelle carbone, si muovevano sinuose tra le strade della città e tra i banchi di scuola, sulle pareti della sua camera e intorno al volto di suo padre. Daehyun gli aveva chiesto di Yoongi e Jimin aveva lasciato che le lacrime gli scorressero dolorose e sanguinose sulle gote mentre ripeteva «non sono pazzo, papà» perché Jimin era sicuro di non esserlo.Quante parole quel giorno scalfirono la mente di Jimin mentre suo padre gli stringeva le mani e tratteneva lacrime amare che non aveva mai mostrato a suo figlio.
«Tua madre è viva, Jiminie», e Jimin aveva sempre pensato che fosse morta quando lui era piccolo, perché suo padre gli aveva sempre detto così. Non gli aveva mai raccontati dei mesi in ospedale, degli anni nelle comunità psichiatriche e neppure della sua mente folle che parlava con i muri. Non aveva mai accennato al modo in cui i loro volti erano stati brutalmente portati via dalle sue membra.
Jimin sentiva il battito del suo cuore rimbombare placido tra le ossa, ma ormai il suo cuore era stato divorato lentamente dalla delusione, quella che si era portato via della sua razionalità e della sua sanità mentale. Era reale il sangue che colava dai suoi occhi quando piangeva davanti allo specchio?
Jimin non sapeva cosa fosse reale, vedeva un intruglio di false speranze che altro non era che la sua vita disintegrata, dominata dalla sua arte stracciata. Era diventato la sua arte, sanguinava lacrime vermiglie che davano vita alle tele, si sentiva trucidato dalle sue ombre e impiccato dal suo amore folle. Aveva ragione Yoongi, tutti erano folli e Jimin se ne accorse quando le ombre si scannarono dietro al viso di Taehyung mentre gli parlava, se ne accorse quando iniziarono per l'ennesima volta a danzare nella sua buia stanza. Gridavano e morivano e sussurravano «vuoi ballare con noi?», e Jimin le osservava nascosto tra le sue mani, le osservava guardarlo e sorridergli con i denti strappati.
La parola antipsicotico lo faceva sentire più folle di ciò che credeva di essere, eppure era arrivato alla conclusione che, come aveva detto suo padre e il medico da cui erano andati, forse era meglio così. Non voleva più vedere le ombre che s'ammazzavano in ogni luogo in cui andava, che s'accalcavano una sull'altra per accoltellarsi e gridare.
«Yoon... non voglio più vederle», Jimin incrociò i suoi occhi, sentì le farfalle graffiargli lo stomaco come fosse la prima volta.
«Non preoccuparti», un sorriso dipinse il suo volto.
«Non volevo perderti», e Jimin pianse un'altra volta tra le braccia del suo amante.
«Tu non mi hai perso, Jiminie», gli prese il viso tra le mani, un sorriso era scolpito sulle sue labbra. «Sarò sempre qui ad aspettarti.»
Gli baciò le labbra. «Ti amo, Yoon, ti amo da impazzire.» E Jimin era davvero impazzito per amarlo.
STAI LEGGENDO
𝟑 𝐌𝐈𝐍𝐔𝐓𝐈 𝐃𝐎𝐏𝐎 𝐈𝐋 𝐓𝐑𝐀𝐌𝐎𝐍𝐓𝐎
Fanfic| 𝐘𝐎𝐎𝐍𝐌𝐈𝐍 | ❝𝗐𝖾 𝖻𝗅𝗈𝗈𝗆 𝗎𝗇𝗍𝗂𝗅 𝗐𝖾 𝖺𝖼𝗁𝖾❞ Jimin è un folle artista dalle tendenze astratte. Il suo mondo è fatto di prati celesti e volte violette e non appena posa lo sguardo sulle iridi leziose di Yoongi, la sua visione delle...