Uno

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1.

Non ci sono parole per descrivere il mio rapporto con la strada.
Si, la strada.

Penso sia l'unico luogo in cui si impara a vivere, l'unico luogo in cui ci si può creare una famiglia che ricambi i nostri interessi. Nella mia città ci sono delle regole tra i ragazzi e le ragazze per bene: mai frequentare, e dico mai, le due bande della città. Io ovviamente non facevo parte delle ragazze studiose, ordinarie e ubbidienti, ero la rovina dei professori, la spina nel fianco del preside, e la ragazza di cui i genitori si raccomandavano insistentemente di non frequentare alle loro figlie. Come se ci fosse il rischio che io le sopportassi, inoltre. Che cosa assurda.

Io avevo la mia famiglia, la mia banda e mi bastava, di certo non avevo bisogno di una pecorella da portare a spasso, cosa molto diffusa tra le mie coetanee. Come forse alcuni di voi avranno intuito, faccio parte di una delle bande della città, precisamente i The Cross. E comunque no, non è una sètta satanica se ve lo stavate chiedendo.

-Io esco, ciao papà- salutai stampandogli velocemente un bacio sulla guancia, mentre cercavo di svignarmela prima che potesse accorgersi del cambiamento nei miei capelli. Ovviamente non ci riuscii.
-El, cosa hai fatto alle punte dei capelli?- mi chiese, guardandomi circospetto.
Mi morsi il labbro, prendendo tra il pollice e l'indica una ciocca di capelli, mostrandogli il colore nero. -Che c'è, non ti piace?- domandai sperando che la prendesse sul ridere.
Mi squadrò -Assolutamente no. Come ti è saltato in mente?- chiese irritato, mentre io alzavo gli occhi al cielo raccogliendo la mia borsa dal pavimento.
-Va bene, ormai è fatta. Cià- salutai scocciata, precipitandomi poi fuori di casa. Oggi iniziava il mio terzo anno di liceo, e mancavano precisamente milletrecentoquarantasette giorni prima di potermi dichiarare nuovamente "in vacanza".
Parecchio deprimente, lo so.

Invidiai mio fratello, che aveva finito le superiori l'anno precedente, e ora poteva spassarsela come più voleva. Dormiva fino a tardi, dopo di che andava nel nostro rifugio con il resto della banda, o almeno con chi aveva finito come lui la scuola. Sbuffai quando realizzai che avrei dovuto sopportare altre tre anni in quel carcere. Fortunatamente avevo con me Fleur, la mia migliore amica. Ovviamente anche lei faceva parte della banda.

Io e lei parlavamo un po' di tutto, ma per la maggior parte del tempo ci prendevamo gioco degli Skulls, la nostra banda rivale.
Essendo le più piccole, a me e Fleur non era mai stato concesso di partecipare direttamente alle imboscate e cazzate varie contro di loro, ma finalmente quell'anno mio fratello ci aveva dato la sua benedizione, a patto che eseguissimo i suoi ordini senza fare le ragazzine capricciose.

-Ma guardala, quanto sei figa!-esclamò la mia amica, spuntando fuori dal nulla, una sua capacità che mi lasciava basita ogni volta. Alzai gli occhi al cielo, ridendo -Si certo, come no- e non lo dicevo tanto per dire, pensavo davvero di non essere tutto questo gran che. Ero una normalissima ragazza, occhi nocciola, lunghi capelli mossi e castani .. più le punte nere che mio padre mi avrebbe fatto sicuramente tagliare.

Fleur si che era bella, e non era un caso se la maggior parte dei ragazzi della scuola fossero completamente partiti per lei. E come biasimarli, era adorabile: piccola di statura, i capelli lunghi, lisci e biondi, gli occhi chiari. Se da piccola avessi potuto disegnarmi una barbie, l'avrei fatta esattamente come lei.
Alla fine la scuola non era tanto male, se si escludevano i palloni gonfiati, le ochette montate, i professori con il fiato sul collo e gli sguardi penetranti che tutti ci lanciavano.

Noi eravamo conosciute come le ragazze dei The Cross, due da evitare, delle fuoriclasse. E a me quel titolo mi stava a genio, era un ottimo modo per tenere le persone lontane.
Stavo tranquillamente continuando a camminare, quando Fleur mi tirò per il braccio, facendomi sbattere contro un armadietto.

Justin Bieber is FrostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora