Cinquantasette

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57.

Frost
"non puoi amare colui che porta la tua morte"

- Ultimo capitolo -

Ellen

Era mezzanotte e mezza e non facevo altro che camminare avanti e indietro, affondando i miei piedi nella neve fresca. Derek era corso a svegliare tutti quanti, ordinando di andare in sala senza fare domande. Quando tutti fummo presenti nella stanza, ci comunicò della breve visita di Jaden e disse che dovevamo agire quella notte stessa, senza altre possibilità. Mio fratello e Justin avevano provato a convincerlo del fatto che attaccare così senza preavviso decidendo da un momento all'altro non era una cosa saggia, ma quando Derek disse che il giorno dopo avremmo altrimenti subito un attacco di Andson nel nostro territorio, avevano cambiato immediatamente idea. Tutto ciò era comprensibile, subire un attacco nella propria area è un qualcosa che ogni gang vuole evitare. Avrebbero potuto portare dell'esplosivo e far saltare l'intera casa in aria, e anche qualcuno di noi, per cui dovevamo attaccare quella notte sorprendendoli, anche se il rischio di perdite era notevolmente alto.

E questo mi faceva andare nel panico, era la prima volta che un attacco mi preoccupava in questa maniera, tutte le altre volte riuscivo a mantenere una calma che tutti invidiavano, e l'idea di uccidere gente che si era messa contro di noi mi esaltava parecchio, ma quella notte era tutto diverso.

Sapevo che Andson non doveva essere sottovalutato, io più di tutti gli altri avevo avuto il dispiacere di conoscerlo meglio e da vicino, e potevo dire che fosse bastardo quanto furbo. Tremavo al solo pensiero che potessi perdere uno dei miei amici, Fleur, mio fratello, o Justin. Il ricordo di Justin a terra senza coscienza mi tormentava, insieme a tutto il dolore che avevo provato quando avevo creduto che fosse morto. Se questa volta fosse successo davvero sapevo che non sarebbe potuto tornare mai, e non sarei riuscita ad andare avanti. Allo stesso tempo mi sentivo egoista nel notare che la mia intera ansia e preoccupazione era dovuta per la maggior parte a Justin, ma la verità era che sapevo che se avessi perso Fleur, Mike o Dan, Justin sarebbe riuscito a tirarmi su e a farmi andare avanti, sarebbe riuscito ad alleviare il mio dolore, ma se fosse morto lui nessuno di loro avrebbe potuto aiutarmi.

Mentre camminavo sentivo la neve entrare nei miei stivali neri, ma il freddo era l'ultimo dei miei problemi in quel momento. Io e le altre ragazze stavamo aspettando che i ragazzi scendessero con le armi e l'esplosivo, e il tempo sembrava passare con una lentezza capace di ucciderti, perché per me l'attesa che precede il momento che più si teme è peggio del momento stesso. Sapevo di dover scacciare via quei pensieri, mio fratello mi aveva insegnato ad isolare la mente dai problemi quando si deve svolgere un qualsiasi lavoro di una certa pericolosità, diceva sempre che pensare alle proprie debolezze aumenta la debolezza stessa, ma per quanto cercassi di non pensare non riuscivo a non farlo. Sobbalzai quando sentii una mano sulla spalla.

Mi girai per vedere Justin guardarmi con una strana espressione, la stessa con cui mi aveva guardato in bagno mentre medicavo le sue ferite. Era uno sguardo vuoto, ma celava dietro molte più cose di quanto potessi pensare, cose che a quanto pareva lui era determinato a nascondermi. Lo guardai stranita, ma prima che potessi fargli alcuna domanda mi interruppe -Tieni, Dan ha detto di dartela- disse porgendomi la mia pistola. Aprii bocca per rispondere, ma poi la richiusi.
Annuii prendendo in mano l'arma per poi infilarla nella tasca posteriore dei pantaloni. Distolsi lo sguardo iniziando a torturare le mie mani, e notai tristemente Justin allontanarsi, e ciò mi fece insospettire ulteriormente. Tutto ciò di cui avevo bisogno era un suo abbraccio, una sua rassicurazione, e lo aveva sempre fatto ogni volta che ero nervosa. Sapevo che avesse notato la mia agitazione, o meglio dire panico, eppure non aveva aperto bocca.

Mio fratello uscì di casa seguito da Mike e Alan, e poco dopo vidi spuntare fuori anche Ryan, Derek e Chaz seguiti da tutti gli altri. Avevano un'espressione così diversa da quella che aveva controllato il loro viso per tutto il giorno, in quei volti riconoscevo ciò che tutti gli abitanti di Stratford temevano. Una calma apparente, lo sguardo freddo, vuoto e concentrato, i muscoli tesi, sono tutte le cose che caratterizzano un criminale e un assassino nel momento in cui realizza di dover abbandonare la frivolezza dell'essere giovane e il divertimento, cosa che noi sapevamo fare molto bene oramai.

Justin Bieber is FrostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora