Cinquantadue

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52.

Ellen


Lasciai lo zaino nell'armadietto, frettolosa di scappare da quell'edificio. Appena uscita da scuola alzai il cappuccio della felpa per coprirmi la faccia, mentre acceleravo per andarmene via prima che Fleur o chiunque altro potesse fermarmi o propormi di riaccompagnarmi a casa.
Mi diressi alla fermata dell'autobus, per poi salire e sedermi su uno dei posti liberi. Avevo studiato a lungo le varie possibilità di esperienze paradossalmente pericolose che avrei potuto sperimentare, ma alla fine avevo deciso di improvvisare, e il luogo perfetto per me in quel caso era il pub leggermente fuori città dove spesso andava anche mio fratello. Dopo circa venti minuti l'autobus arrivò alla mia fermata e scesi senza esitare.

Mi guardai intorno per poi soffermarmi sull'edificio davanti ai miei occhi, di colore grigio con una grande insegna luminosa blu che illuminava il cielo del medesimo colore delle mura scrostate del pub. Mi avviai verso l'entrata con l'intenzione di entrare, ma un ragazzo muscoloso mi fermò.

Lessi il cartellino appeso alla sua giacca su il quale c'era scritto il suo nome, Mark. Sicuramente mio fratello lo conosceva visto che era un cliente abituale di quel posto, tuttavia il ragazzo non si soffermò su di me.
-Quanti anni hai?- domandò con aria annoiata mentre il biondo al suo fianco ridacchiava aggiustando meglio il colletto della sua camicia nera.
Mi trattenni dall'impulso di spingere via quei due colossi ed entrare dentro il locale, sforzando il sorriso più convincente possibile -Diciotto- mentii ravvivandomi i capelli all'indietro.

Mark annuì ridendo divertito -Mi serve un documento principessa, altrimenti non ti posso far entrare qui dentro- disse incrociando le braccia davanti al petto.
Sbuffai -Mark, non penso che mio fratello sarebbe felice di sapere che tu non mi hai fatto entrare- risposi ridendo nel vedere l'espressione di Mark cambiare. Portò la sua attenzione su di me per esaminarmi alcuni minuti, per poi assumere un'espressione mortificata -Ellen.. sei la sorella di Dan Jenksey- mormorò più a sé stesso che a me. Annuii -Esattamente- confermai sorridendogli.
Lui si passò una mano tra i capelli scuri prima di aprire la porta del locale -Mi dispiace, non ti avevo riconosciuta. Entra pure- disse nervosamente facendomi cenno di entrare.
-Considerati perdonato- mormorai senza smettere di sorridere prima di entrare nel locale.

Subito l'odore di alcool e fumo mi assalì, insieme alla musica assordante di un qualche gruppo heavy metal. Passai in rassegna l'intero pub, constatando che la maggior parte della gente presente all'interno dell'edificio era costituita da ragazzi di più di vent'anni di età che fumavano e bevevano birra come se non ci fosse un domani e ragazze che gli si strusciavano addosso mentre questi giocavano a carte o a biliardo.

Feci una smorfia avvicinandomi al bancone -una birra- mormorai senza degnare di uno sguardo il barman che poco dopo mi servì un boccale di birra. Lo afferrai allontanandomi dal bancone per guardare un gruppo di ragazzi intenti a fissarmi. Quando incrociai lo sguardo di quello che sembrava il più muscoloso, mi fece l'occhiolino. Sentii un brivido attraversarmi, mentre la mia coscienza mi urlava di abbassare lo sguardo ed andarmene, ma quell'azione era da ragazzine indifese, ed io non lo ero. se mi avesse infastidito avrei potuto benissimo metterlo al tappeto con qualche mossa, magari spappolandogli il naso nel cranio o qualcosa del genere. Sorrisi allo sconosciuto prima di distogliere lo sguardo e tornare a bere la mia birra.

Sentii chiaramente lo sguardo del ragazzo rimanere fisso su di me, tuttavia non alzai gli occhi che rimasero concentrati sul contenuto rimasto all'interno del boccale stretto tra le mie mani.

-Ciao bella- mormorò una volta giunto davanti a me, sorridendomi in modo sensuale, o almeno questo era il risultato che avrebbe voluto ottenere. Prima di rispondergli presi il mio tempo per analizzarlo da cima a fondo. Aveva dei capelli corvini e arruffati disordinatamente, occhi color nocciola e indossava una canottiera nera che lasciava scoperto il torace muscoloso così come le braccia sulle quali spuntavano una moltitudini di tatuaggi. Riportai la mia attenzione sul suo viso, sorridendo -Ciao ragazzo di cui non so il nome- risposi per poi spostare la mia attenzione sul muro davanti a me.

Justin Bieber is FrostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora