Sei

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6.

Justin


Rimasi in piedi in mezzo al parcheggio del locale, fissando la macchina nera scomparire, portandosela via. Le avevo urlato di non salire su quella fottuta macchina, ma lei, come sempre, non mi aveva ascoltato.
-Fanculo!-urlai, mettendomi le mani tra i capelli, cercando un modo per non impazzire.
Quella stronzetta.

Non bastava il fatto che l'avevo portata a cena, chiedendole scusa per il mio comportamento, doveva sempre rendere le cose difficili. Nessuno mi ordinava di essere gentile con lei, nessuno mi aveva ordinato di non ucciderla quel giorno, e avrebbe dovuto ringraziarmi dalla mattina alla sera per il fatto che stesse respirando ancora, invece di rompere i coglioni ininterrottamente.

Non si doveva permettere, non doveva proprio osare mancarmi di rispetto, ne a me ne tantomeno alla mia banda, e prima che potessi fargliela pagare se l'era svignata.

Salii in macchina sbattendo forte lo sportello, accendendo rapidamente una sigaretta.
Misi in moto, partendo con un rombo assordante senza curarmi di guidare entro i limiti di velocità. Volevo arrivare a casa e scaricare la mia rabbia in qualche modo, altrimenti avrei rischiato di diventare matto. Ero abituato a farla pagare a chiunque mi mancasse di rispetto, cosa che non capitava quasi mai, e il fatto che non potessi scatenare la mia ira sulla diretta interessata mi mandava fuori di testa.

Accesi lo stereo, mettendo a tutto volume una canzone rock, di qualche vecchio gruppo.
Cercai di distrarmi, respirando con calma e godendomi il sapore del tabacco, ma il nervoso era troppo. Presi il cellulare, controllando che ore fossero, rimanendo sorpreso di quanto tempo fosse passato da quando ero uscito di casa. Sbuffai realizzando che i ragazzi mi avrebbero riempito di domande, a cui in quel momento non avevo voglia di rispondere.

Aprii il cancello con il telecomando a distanza, per poi parcheggiare la macchina e scendere, dirigendomi velocemente davanti la porta di casa. Tirai fuori le chiavi, aprendo per richiudere la porta senza curarmi di far piano nel caso qualcuno stesse dormendo.
Ovviamente erano tutti svegli, in sala davanti alla televisione al plasma, mentre se la ridevano guardando un qualche film demenziale. Cercai di passare inosservato per andare in camera mia senza attirare l'attenzione, ma ovviamente Derek notò la mia presenza.

-Dove cazzo sei finito tutta la sera?- esclamò spengendo la televisione, scatenando la protesta generale di tutti gli altri, che si girarono svogliatamente verso di me.
-Sono affari miei- risposi irritato, levandomi la giacca per buttarla sul mobile in mogano vicino al divano.

Feci per andarmene, quando Derek mi strattonò per il braccio facendomi barcollare. Mi girai di scatto, guardandolo furiosamente prima di spingerlo violentemente. Istintivamente gli altri ragazzi si alzarono, alcuni per prenderlo prima che cadesse, mentre Scott e Chaz mi bloccavano tentando di calmarmi. Ormai erano abituati a questi scontri tra me e Derek, visto che lui stentava a capire che non ero io a lavorare per lui, ma il contrario. Doveva darci un taglio, per il suo bene, altrimenti ci avrebbe rimesso la pelle.. sapeva che ne sarei stato capace.
-Cazzo Justin, calmati!- esclamò esasperato Chaz scuotendomi.
Lo spinsi via cercando di non fargli male, avvicinandomi a Derek per lanciargli uno sguardo assassino -Non parlarmi in quel modo, o sai come andrà a finire- lo minacciai, mentre lui si limitava a fulminarmi, senza però rispondere.

Mi girai senza dire nient'altro, salendo le scale velocemente per poi attraversare il corridoio fino alla mia camera. Entrai chiudendo la porta con un botto, lanciando un pugno sulla superficie di legno. Mi avvicinai al letto, iniziando a colpire ripetutamente il cuscino, scaricando la mia rabbia in un modo che non danneggiasse i miei amici, o chiunque mi sarei trovato intorno. Più i miei colpi aumentavano di ritmo, più mi tornavano in mente le parole di quella stronza che l'aveva passata liscia per miracolo.

Justin Bieber is FrostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora