Venticinque

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25.

Mi rigirai più volte nel letto percependo il vuoto accanto al mio corpo. aprii piano gli occhi, sbattendo le ciglia più volte per abituarmi alla luce, prima di far vagare il mio sguardo per la stanza in cerca di Justin, di cui però non c'era l'ombra. Mi alzai cautamente dal letto dirigendomi verso il suo armadio, infilandomi una maglietta blu che mi arrivava fino a metà coscia. Sorrisi annusando il tessuto, che era completamente impregnato dal profumo di Justin.

Aprii la porta lanciando un'occhiata verso il lungo corridoio vuoto, dove regnava il silenzio. Era domenica, e molto probabilmente tutti gli altri stavano dormendo ancora.
Mi sentii a disagio in quel momento, pensando a quanto fossi fuori posto in quella casa, dove vivevano coloro che fino a pochi mesi fa avevo odiato, di cui avevo spesso sognato la morte.

Mi morsi il labbro inferiore avanzando con calma fino alle scale, che scesi ritrovandomi nel piccolo ingresso. Tesi le orecchie, sentendo qualcuno parlare animatamente dall'altro lato della porta, nella grande sala.
-Non se ne parla neanche!- esclamò una voce femminile piuttosto acuta.
Sentii qualcuno sbuffare -Non ti stavo chiedendo il permesso, Olive- puntualizzò tagliente Justin.
Sospirai nel sentire la sua voce, ma non potei fare a meno di chiedermi cosa dovessi fare.
-Mi pare che faccio parte anche io della banda, Justin- ribadì enfatizzando il suo nome.

Morivo dalla voglia di sapere di cosa stessero parlando, ma pensavo che non fosse il momento di intervenire. Mi girai con l'intenzione di risalire in camera aspettando che fosse Justin a salire, ma mi scontrai con il ragazzo che riconobbi come Steve. Mi scrutò con i suoi grandi occhi verdi, facendomi arrossire quando mi resi conto di indossare solo la maglietta di Justin che mi lasciava scoperte le gambe. Dopo avermi scannerizzato si illuminò di un sorriso enorme, che non potè fare a meno di farmi sentire lusingata.

-Ellen, sono felice di rivederti!- esclamò abbracciandomi, reazione che mi lasciò piuttosto scioccata.
Dopo un momento di esitazione ricambiai l'abbraccio, dandogli una pacca sulla spalla.

Fece una smorfia quando notò il taglio sulla mia guancia e sul braccio, e i molteplici lividi.
-mi dispiace, quel coglione non meritava di vivere- mormorò scuotendo la testa mentre stringeva le mani in due pugni. Stavo per chiedergli come facesse a saperlo, anche se era più che ovvio, quando la porta venne aperta da una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi nocciola, che mio squadrò da cima a fondo.

-Ehm.. buongiorno- farfugliai con un cenno in direzione delle dieci persone nella sala, che mi guardavano impassibili.

Steve ridacchiò spingendomi all'interno della stanza, prima di andarsi a sedere sul divano vicino a Derek.

Rimasi in piedi in completo imbarazzo, mentre tutti mi fissavano come se fossi un alieno, o una scimmia che balla la samba.
Mi schiarii la voce alzando lo sguardo verso Justin, che mi fece cenno di andarmi a sedere sulle sue gambe. Camminai velocemente verso di lui sentendo lo sguardo di tutti puntato su di me, cosa che mi innervosì parecchio. Mi sentii tranquilla solo quando le braccia di Justin mi avvolsero.

Sentii qualcuno sbuffare, e quando mi girai notai la ragazza che aveva aperto la porta alzare gli occhi al cielo. Non sembrava molto felice della mia presenza.
-Allora, qualcuno si decide a parlare?- domandò Chaz sedendosi comodamente sulla poltrona di fronte al divano, prima di farmi l'occhiolino.
Mi morsi il labbro arrossendo, e sentii Justin ridacchiare.
-che sta succedendo?- gli chiesi a voce bassa, girandomi verso di lui per guardarlo negli occhi. Tornò immediatamente serio, facendo un cenno del capo in direzione di Derek, che si alzò camminando verso di me. Si sedette sul bracciolo della poltrona di Chaz, che sembrava in procinto di addormentarsi.

Mi chiesi da quanto fossero lì a parlare tra loro, ma da quello che vedevo abbastanza per permettere a Justin di raccontargli l'accaduto.
-Mi dispiace per quello che è successo l'altro giorno- disse mentre tutti gli altri annuivano d'accordo, tranne Olive che si limitò a guardarsi le unghie con aria annoiata.
Annuii non sapendo cos'altro dire o fare.
-sappiamo ciò che hai fatto, e pensiamo che il tuo sia stato un gesto davvero coraggioso- continuò scrocchiando le dita mentre riordinava le idee.
Stavolta fu Chaz a sbuffare -magari arriva al sodo, vorrei andare a dormire visto che è dalle sei che siamo qui a parlare- sbottò sbadigliando, facendo ridacchiare Derek che annuì d'accordo.

Justin Bieber is FrostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora