Quarantasette

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47.

Justin

Quando aprii gli occhi sentivo la testa girarmi. Mi guardai intorno, notando di non essere più in cucina, ma in camera mia. tentai di ricordare cosa fosse successo, ma non appena lo feci cercai di scacciare via quei pensieri, mentre sentivo di nuovo l'aria mancarmi. Sapevo benissimo cosa fosse successo.
Avevo avuto una crisi di panico, o meglio dire, una crisi respiratoria. Non era la prima volta che mi succedeva, ma ormai pensavo di avere superato almeno quello. mi tirai su poggiando la schiena al cuscino, quando notai Ellen seduta su una sedia, la testa poggiata sul bordo del mio letto mentre dormiva.

Sorrisi automaticamente, ma cambiai espressione quando ricordai ciò che avevo fatto la sera prima. Presi il cellulare sul mio comodino, per scoprire che erano le sette di mattina. Avevo dormito tantissimo e non me ne sorprendevo, le scorse volte riuscii dormire anche per un'intera giornata.
Girai la testa di scatto quando sentii Ellen mugugnare. Quando vide che ero sveglio si alzò lentamente dalla sedia, ricomponendosi velocemente.

-Come stai?- mi chiese con una certa freddezza, ma non potevo biasimarla visto che era colpa mia.
-Bene- mentii distogliendo lo sguardo.
Nulla andava bene, sentivo un gran casino dentro di me e volevo solo parlarne con lei, però c'era qualcosa che mi bloccava. Volevo prima chiarire, scusarmi e spiegarle tutto quello che voleva sapere.
-Possiamo parlare?- domandai tornando a guardarla, mentre lei raccoglieva lo zaino ai piedi della sedia.
-Devo andare a scuola- rispose secca prima di salutarmi con un cenno del capo.

Mi alzai rapidamente dal letto, pessima mossa visto che mi dovetti aggrappare al comodino, altrimenti sarei caduto.
Lei mi guardò preoccupata, ma tornò perfettamente calma quando alzai nuovamente il mio sguardo su di lei -Allora quando tornerai.- dissi aspettando una sua risposta che non tardò ad arrivare.
-Oggi pomeriggio esco con Mike, e poi non dobbiamo parlare di nulla- ribadì guardandomi per un tempo che mi parve infinito.
Sentii una morsa stringermi il cuore, capendo che quella volta era davvero arrabbiata.
Allo stesso tempo si aggiunse un altro sentimento, causato dall'idea di lei e Evans soli. Strinsi le mani in due pugni, trattenendomi dal mettermi ad urlare o peggio, costringerla a rimanere lì per evitare che vedesse Mike.
Senza aggiungere altro uscì dalla stanza lasciandomi solo, e crollai a terra mentre la mia vista si offuscava.

Sentivo la testa girare, e senza un motivo preciso iniziai a piangere fino a quando non mi mancò il respiro. Strisciai lungo il pavimento, in direzione della finestra, sentendo che tra poco il buio sarebbe tornato ad avvolgermi, e non volevo, non di nuovo. Mentre chiudevo gli occhi e tentavo di respirare l'aria fredda di Dicembre che entrava dalla finestra vidi e sentii ciò che ormai non affrontavo più da tempo.

-Non di nuovo, ti prego- sussurrai dondolando avanti e indietro, rannicchiandomi su me stesso.

"Justin ti voglio bene, sono tua madre e sarò sempre fiera di te"

Quella voce rimbombò nelle mie orecchie, facendomi rabbrividire mentre ricordavo l'occasione in cui me lo disse. Ero appena tornato dal solito giro di spaccio con Derek, e mia madre aveva cominciato ad intuire qualcosa. Non mi aveva urlato contro, non aveva alzato le mani su di me. Aveva semplicemente detto quello. E io poi l'avevo delusa, l'avevo uccisa.

"Gioca con me Justin, gioca con me" sentii la voce di Jackson, mentre mi arrivavano dei barlumi di ricordo in cui le sue piccole manine tiravano il bordo della mia maglietta, incitandomi a raggiungerlo in giardino per giocare a pallone con lui.


Scossi la testa continuando a piangere -Basta- urlai sperando che tutto quello si fermasse, che il mio respiro tornasse regolare. -Ti prego, basta- ripetei piangendo più forte.
Ma ero solo, come sempre. Lei se ne era andata, non sarebbe più tornata da me perché io le facevo del male, lo avevo fatto anche a loro, alla mia famiglia.

Justin Bieber is FrostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora