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"Quando arriva il momento"

Ho detto di sì!
E mi sono immaginato la proposta nella mia testa centinaia di volte, mentre smetto di pensare a queste contrazioni dolorose. Si fanno sempre più ravvicinate, passa meno di un minuto fra l'una e l'altra.

Haz mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio con un'espressione piena di dolore. «Louis...», è tutto quello che riesce a dire, quasi come se si stesse scusando mentre mi guarda.

Vederlo così mi fa stare male. Ha la faccia insanguinata e la mascella è leggermente gonfia. Voglio toccarla e curarla, ma ogni volta che cerco di allungare la mano mi ferma e mi bacia il palmo.

«Ci serve del ghiaccio per la tua faccia», protesto.

«Chi cazzo se ne frega della mia faccia», ribatte.

E poi gemo quando arriva un'altra contrazione, e vedo Haz fare altrettanto, come se la sentisse anche lui.

Serra la mascella, cercando di mantenere la calma. Quando l'infermiera mi visita e vede che sono in agonia, mi chiede se voglio camminare per calmarmi. Non voglio, ma annuisco comunque. Harry trema visibilmente mentre cerca di mantenere il controllo, e mi aiuta ad alzarmi. Mi aggrappo al suo avambraccio per mantenere l'equilibrio e cominciamo a uscire dalla stanza. «Stai con me. Stai con me, va bene?», lo imploro.

«Va bene, Louis», mormora automaticamente.

Ci prendiamo per mano, e la sua stretta rassicurante mi dà coraggio mentre camminiamo su e giù per il corridoio dell'ospedale.

Mi mette un braccio intorno alla vita quando una nuova contrazione mi scuote. «Distraimi», lo supplico.

«Ti è piaciuto l'incontro?», mi chiede all'orecchio.

I suoi occhi verdi sono divertiti, le sue labbra si sollevano in modo irregolare per il rigonfiamento alla mascella, e tra una contrazione e l'altra mi metto a ridere, anche se fa male, perché certo, certo che Haz vuole saperlo.

«Lo hai preso a calci, ma adesso è il tuo bambino che sta prendendo a calci me».

Mi aiuta a tornare nella stanza. Poco dopo vengo travolto dal dolore e non voglio far altro che sdraiarmi.

Quando arriva il medico, mi dice che possiamo procedere con il cesareo.

Circondandomi le spalle con le sue braccia possenti, Harry, dietro di me, affonda il naso nel mio collo, come se il mio profumo lo calmasse. Il suo profumo calma me, e cerco di non gridare per il suo bene, perché lo voglio con me, e so che non vorrebbe mai dimenticarsi un momento come questo.

Mordendomi forte il labbro, annuisco al dottore e stringo la mano mentre procede a farmi addormentare. Sbatto le palpebre e finalmente cado in un sonno profondo.

Dopo quelle che mi sembrano ore, mi risveglio quando ancora c'è rumore nella stanza.
Sono riusciti a tirare fuori il mio bambino.

«È un maschio», il pianto del bambino squarcia la stanza. I suoi polmoni potranno anche non essere completamente sviluppati, ma quel piccolo, dolce vagito mi riempie comunque il cuore di gioia.

«Un maschio», ansimo.

«Un maschio», ripete Harry con voce aspra, e sono travolto dalla felicità quando sento l'accettazione e la contentezza in quella parola. Non c'è bisogno che Haz me lo dica, so che adesso nostro figlio è reale per lui. Nostro figlio è reale per entrambi.

Sorrido a me stesso, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime.

«Respira da solo. Niente complicazioni. È comunque pretermine, stavamo aspettando il tuo risveglio per incubarlo». Dice il dottore.

Mio | Versione LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora