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"Nero"
Maratona 3/3

Lo hanno innescato. I suoi genitori. Lo hanno ignorato per tutta la sua vita, e le volte che vanno a trovarlo non fanno che ferirlo. Non ci sono volute che un paio d'ore dalla loro visita ad Austin perché Haz cadesse in fase depressiva.

Lo so che è stato a causa loro. Lo sa Liam. Lo sa Zayn. Lo sanno Lupe e Diane.

La mattina dopo la loro visita, riusciva a malapena ad alzarsi dal letto, ed è così da giorni ormai. Haz è fuori combattimento, in tutti i sensi. Mi fa male vederlo in questo stato, mi sembra di essere colpito allo stomaco, tutti i giorni.

«Non si è ancora alzato?», mi chiede Liam dal soggiorno. La squadra è sparsa tra i divani, tutti intenti a guardarmi vicino alla porta della camera da letto padronale alle mie spalle. Scuoto la testa, disperato. Haz è sprofondato così in basso che si è chiuso in sé come non l'avevo mai visto.

A malapena mi guarda negli occhi. A malapena mangia qualcosa. È di pessimo, pessimo umore, ma sembra che si stia sforzando di non prendersela con nessuno, e per questo rimane in silenzio, senza dire una sola parola. Della sua lotta interiore non vedo i suoi pugni che si chiudono e si aprono, mentre guarda un punto fisso e rimane così per minuti e minuti e minuti, come se non vedesse che dentro di sé.

«Merda. Stavolta è brutta», dice Liam, passandosi una mano sulla faccia. Continua a definirla una situazione "brutta".

I volti di Diane, Lupe, Liam e Zayn sembrano come il mio: infelici.

«Almeno ha preso le pastiglie di glutammina?», mi chiede l'allenatore Lupe, la fronte accigliata fino alla testa calva. «Altrimenti perderà la massa muscolare per la quale abbiamo lavorato così tanto!».

«Le ha prese».

Le ha prese dalla mia mano, le ha mandate giù con un sorso d'acqua prima di crollare di nuovo sul letto.

Non mi ha nemmeno attirato fra le sue braccia come fa in fase maniacale.

È come se non si piacesse... È come se non gli piacessi io.

In silenzio, e sentendomi grigio come se avessi una nuvola temporalesca sulla testa, vado a sedermi su una sedia e mi guardo le mani, sentendomi addosso gli occhi di tutti per un lungo, terribile minuto. Percepisco i loro sguardi pressarmi incessantemente, come se dovessi sapere come gestire questa situazione di merda. Ma io non lo so. Ho trascorso due notti a tenere un grande, pesante leone fra le braccia, piangendo in silenzio perché non mi sentisse. Il resto dei giorni li ho passati a massaggiargli i muscoli, cercando di riavere Harry Styles.

Harry non si rende conto che è lui a tenerci tutti uniti. Adesso stiamo facendo di tutto per risollevarlo. Siamo così interdipendenti che in qualche modo siamo tutti depressi insieme a lui. So per certo, dopo aver visto le facce di tutti per quasi tre giorni, che nessuno di noi sorriderà finché non vedrà di nuovo due fossette.

«Non ha detto niente?», rompe il silenzio Liam. «È almeno arrabbiato con quelle teste di cazzo? Con qualcosa?».

Scuoto la testa.

«È questo il problema di Haz. Incassa tutto. Come un pugno. Continua a rimanere in piedi, ma incassa tutto. A volte vorrei che dicesse come si sente, cazzo!». Liam si alza e comincia a camminare avanti e indietro.

Zayn scuote la testa. «Lo rispetto, Liam. Quando apri la bocca per dire qualcosa, questo lo rende reale. Qualsiasi cosa gli passi per la testa, il fatto che non lo dica vuol dire che lo sta combattendo. Non sta permettendo che importi così tanto da esprimerlo a parole».

Mio | Versione LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora