Day one

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Note iniziali: salve bellissime! Ecco a voi un'altra mia traduzione, vi presento Stranger Stars! Mi sono innamorata di questa storia a prima lettura, e mi ha fatta innamorare dell'Africa, vi giuro. Spero di riuscire a renderle giustizia e spero che anche voi vi innamoriate di questa storia come ho fatto io. Potete trovare la storia originale su ao3 , mentre in alto c'è il permesso dell'autrice. Vi lascio alla storia! Mi trovate all'hashtag #StrangerStarsFF












Giorno uno - Louis.
Città del Capo, Sud Africa.




È estate, il sole è alto nel cielo, il mare è perfetto per fare surf e l'ultima cosa che Louis Tomlinson vuole fare è lasciare l'oceano per andare al lavoro. Ancora un'onda, continua a promettersi, solo un'altra buona. Questa è la cosa che preferisce fare di più in assoluto e non avrà un'altra possibilità per diversi mesi. Quindi.
Ancora una.
Sa che deve andare ora. Mancano meno di due ore all'inizio della riunione di presentazione del suo tour e ha una serie di lavori preparatori da svolgere.
Un'altra onda. Solo una.
"Pensavo che dovessi andare via alle quattro," gli dice André, uno dei suoi amici surfisti, quando torna in mare.
Ma ha bisogno di questo. Ha bisogno di un'altra onda. Non è pronto, questo tour è arrivato troppo presto. Le sue due settimane libere sono svanite in qualche modo tra le onde e non vuole lasciarle andare.
"Starò bene," grida di rimando. Dopotutto, l'Ashanti Lodge dista solo dieci minuti in auto da qui.
La prossima onda è una delusione, non è degna di essere la sua ultima per mesi.
Solo un'altra.
Va bene.
Va tutto bene. 
Stare in piedi su una tavola da surf, in mezzo alle onde che sembrano inghiottirti, è una sensazione inebriante, e non vorrebbe fare nient'altro. È troppo tardi per diventare un surfista professionista? Può abbandonare il suo lavoro di guida nei luoghi più belli di tutta l'Africa e andare invece in giro per il mondo per competere e non dover mai più lasciare l'oceano.
Questa deve essere l'ultima.
O altrimenti farà tardi.
Camminando fuori dall'acqua sulla sabbia bianca, scuote i capelli per eliminare il sale e l'acqua in eccesso mentre si apre la muta. È troppo lunga e intendeva tagliarla prima del suo prossimo tour. Questo tour, accidenti. Il tour che inizia ufficialmente con l'incontro introduttivo di benvenuto che si terrà tra un'ora e mezza.
Si era dimenticato del traffico del venerdì pomeriggio che attraversa Sea Point fino alle spalle di Signal Hill, ed ora quindi ha quarantacinque minuti di ritardo. Di bene in meglio. Beh, potrebbe approfittarne per fumare una sigaretta, già che c'è, ma Michelle lo ucciderà se fuma nella sua macchina e non sarebbe meravigliosamente professionale incontrare il suo nuovo stormo di passeggeri con la puzza di sigaretta sui vestiti. Non che avrà il tempo di rendersi molto più presentabile di così, al massimo può fare una semplice doccia veloce per togliersi il sale e la sabbia dal corpo.
Ormai dovrebbe essere bravo in questa routine. Ha perso la traccia di quante riunioni introduttive ha tenuto nei quattro anni e mezzo in cui si trova qui, ma devono essere state diverse dozzine. Dovrebbe essere migliore. Di solito lo è, per essere onesti. C'è solo qualcosa in questo viaggio che lo infastidisce. Invece di rilassarsi durante il suo periodo di riposo, è stato a rimuginare su cosa fare, e tutto ha assunto uno strano senso di significato e gravità. Se ne andrà per quattro mesi e poi tornerà a casa a Città Del Capo entro giugno, giusto in tempo per il miglior surf invernale, e avrà poi un mese intero per trarne il massimo. Oggi non è stata la sua ultima volta nell'oceano. L'ultima volta nell'Atlantico per un po', questo sì, ma in sole cinque settimane, le calde onde dell'Oceano Indiano lo accoglieranno a Zanzibar.
Ma non arriverà a Zanzibar se non arriva prima all'Ashanti Lodge per iniziare il tour, vero?
Finalmente!
Deve lasciare la macchina giù all'isolato e si piega per far scivolare le infradito una alla volta mentre corre su per la collina, con la borsa che sbatte dietro di lui. Per favore, fa che nessuno dei suoi futuri passeggeri sia in giro in questo momento.
C'è solo una persona sulla terrazza, ma per fortuna il ragazzo è chinato su un computer portatile, e quando Louis si lancia in avanti, superandolo con indosso solo il suo costume da bagno, tutto ciò che intravede è una massa di riccioli scuri.
Matt, il suo receptionist preferito, scoppia a ridere alla sua vista. "Cosa ti è successo?"
"Onde. Quelle buone," dice Louis, sapendo che Matt capirà. Viene dalla California e ha fatto bruciare Louis di invidia la prima volta che lo ha conosciuto, visto che gli ha raccontato di come è cresciuto sulla spiaggia. Mentre si dirige verso uno dei bagni sul retro, chiama alle sue spalle: "Ti dispiacerebbe stampare i moduli nella mia cartella?"
"La stampante è rotta."
"Che cosa?" Louis si ferma. "Per favore, dimmi che stai scherzando."
"Vorrei che fosse così. Emily l'ha presa per farla riparare."
"Quindi non abbiamo nulla per stampare? Proprio niente?"
"C'è quella vecchia."
Quella vecchia. Quella vecchia che mangiava carta e schizzava inchiostro dove non lo volevi e rimaneva senza toner a metà pagina senza preavviso. Quella di cui Louis ha celebrato la fine due anni fa, quando hanno comprato trionfalmente la nuova. Meno male però, che nessuno ha preso sul serio la sua raccomandazione di scagliare quella vecchia cosa giù da Table Mountain.
"La preparerò per te," dice Matt in tono di scusa. "Emily mi ha mostrato dov'è in caso di emergenza."
"Questa," dichiara Louis. "Questa è un'emergenza, è sicuramente un'emergenza."
Quando torna dopo la sua doccia frettolosa, con l'acqua che gocciola su tutta la sua maglietta pulita perché non ha tempo di asciugarsi i capelli, Matt sta convincendo la stampante a passare un piccolo test, stampando una pagina. Sta stampando, sta funzionando, e tutto ciò che Louis deve fare è pregare che duri abbastanza a lungo per poter stampare le pagine più importanti di cui ha bisogno per l'incontro che ora inizia tra trentadue minuti. Ma è probabile che la gente inizi ad arrivare molto prima. Normalmente sarebbe già stato là fuori, a organizzare le sedie sulla terrazza, a prenderne di più se necessario - accidenti, ha dimenticato quanti passeggeri ci saranno in questo viaggio - e ad esplorare i dettagli della prenotazione, familiarizzare con i nomi in modo da poterli assegnare rapidamente a volti e altre informazioni casuali importanti per i giorni a venire.
"Vai," dice Matt mentre la prima delle sue pagine inizia il suo viaggio straziantemente lento attraverso la stampante. "Ci penso io. Te le porterò quando avrà finito."
"Sei una stella, amico. Ti pago da bere la prossima volta. Quando torno."
"Ci tengo."
Mentre torna di corsa sulla terrazza, Louis estrae il telefono dai suoi jeans per aprire l'allegato e-mail con l'elenco dei suoi passeggeri. Diciotto. Sì giusto, non un pieno carico ma neanche una corsa facile. Prima ha scannerizzato i loro nomi, solo uno di essi è vegetariano, questo lo ricorda perché ieri ha compilato la sua lista delle provviste per domani, e la maggior parte proviene dal Regno Unito.
Rimettendo il telefono in tasca, prende due sedie dal salone; meglio essere efficiente in questo piccolo incontro e sistemare tutto per il meglio, poiché diciotto passeggeri richiederanno un approvvigionamento creativo di posti a sedere adeguati.
Il ragazzo riccio è ancora sulla terrazza, ancora assorto nel suo computer. Louis odia doverlo interrompere e spedirlo al chiuso in un pomeriggio così glorioso, specialmente se è britannico come suggeriscono le sue braccia violentemente rosse.
"Ciao, amico," dice, fermandosi dall'altro lato del tavolo rispetto al ragazzo.
Il ragazzo non reagisce.
Indossa gli auricolari.
Louis posa le sedie e agita le dita al centro del tavolo per cercare di catturare visivamente la sua attenzione. "Amico?"
Nessuna risposta.
Louis davvero non vuole spaventarlo, ma a questo punto dovrà attirare l'attenzione del ragazzo in altro modo. Batte una mano sul tavolo. Forse vibrerà. "Uh, amico?"
Niente.
Beh, non ha altra scelta. Appoggiandosi sul tavolo e allungandosi, agita la mano sulla tastiera e il ragazzo si alza di scatto, la sedia di plastica bianca vola nella direzione opposta, i riccioli rimbalzano come se fossero vivi e stessero celebrando il successo di Louis nell'essere riuscito catturare la sua attenzione. È così distratto da essi che si perde le prime parole che gli rivolge il ragazzo.
"Scusa, come?"
Ampi occhi verdi lampeggiano rapidamente sotto i riccioli. "Ho detto ciao?"
Louis rimane per un attimo spiazzato da quel tono basso e roco; non è possibile che una voce così profonda sia uscita dalla bocca di questo ragazzo ridicolmente riccio. "Ciao," dice poi. Gli porge la stessa mano che ha usato per provocare caos. "Sono Louis."
"Harry," risponde la stessa voce profonda, l'accento decisamente britannico, probabilmente del nord. Spingendosi dal muro contro il quale si era appoggiato, Harry si sporge in avanti per avvolgere la mano di Louis nella sua. Nonostante le sue mani grandi, la stretta è sorprendentemente gentile ma decisa allo stesso tempo. "È un piacere conoscerti."
Sembra molto più genuino di quanto meriti, e ciò che Louis può solo descrivere come un ghigno pende agli angoli della sua bocca rosa. Le sue labbra sono bruciate dal sole come il resto di lui o indossa un lucidalabbra? Louis non riesce a capirlo.
"Hai bisogno di aiuto con qualcosa?" Harry continua. "Volevi condividere il tavolo? Posso spostare le mie cose per farti spazio."
Ogni parola viene fuori come se fosse importante, le sillabe pronunciate in modo meticoloso e lento. Louis invece è abituato a parlare in modo più veloce, ed il suo accento marcato a volte confonde le sue parole. "Ti ho interrotto - e mi dispiace, comunque, per averti fatto saltare in quel modo, non volevo, ma non sapevo come altro fare per attirare la tua attenzione."
Raddrizzando la sedia, Harry si siede di nuovo su di essa e appoggia i gomiti sul tavolo, posando il mento sul dorso delle mani. "Adesso hai tutta la mia attenzione."
"Tutta?" Mormora Louis.
"Ogni pezzo."
"Sei sicuro che un po' di essa non sia riservata al fatto che ti sei bruciato metà della pelle e ai tuoi ricci che sono usciti fuori dalla sciarpa e che potresti non aver salvato il tuo lavoro prima che uno sconosciuto molto sgarbato ti abbia fatto avere uno shock?"
Quelle grandi mani raggiungono i riccioli disordinati e Harry sorride mestamente. "Non è possibile controllarli con questa umidità," dà comunque loro una piccola sistemata. "Volevo tagliarli prima di venire qui, ma non ci sono riuscito."
"Sì, ti capisco."
Harry guarda Louis scrollare le ultime gocce d'acqua dai suoi capelli umidi. "Beh, allora dovresti controllare con cosa ti sei lavato i capelli," dice seriamente il giovane, "se i tuoi capelli erano ricci l'ultima volta che li hai visti."
La tensione che è cresciuta nel corpo di Louis per tutto il giorno scoppia in un urlo di risate. "La tua faccia," ansima quando riesce parlare di nuovo. "Mi sei sembrato sinceramente allarmato."
Harry lo sembra ancora, in realtà. "Quindi i tuoi capelli sono lisci?"
"Liscissimi da tutta la vita."
La sua espressione allarmata si attenua e si trasforma in un sorrisetto. "Va bene," dice, annuendo. "I miei invece, non così tanto."
"Posso vederlo, Curly," Louis allunga una mano per tirare uno dei riccioli prima di rendersi conto tardivamente che forse ha fatto un gesto fin troppo affrettato. "Oops, mi dispiace. Mi dispiace per tutto questo, davvero. La cosa divertente è che onestamente non volevo interromperti. Eri così concentrato in quello che stavi facendo, ero rapito."
"Sto solo ordinando delle foto," Harry fa roteare il suo laptop per mostrare una cartella piena di vivide fotografie blu dell'oceano. "Ieri siamo andati a Punta Del Capo per vedere il luogo in cui si incontrano gli oceani Atlantico e Indiano, e volevo ordinare tutto in modo da poter poi concentrarmi solo sulle foto della nostra scalata sulla Montagna della Tavola questa sera."
"Sei un fotografo?" Louis sfoglia alcune delle fotografie, poiché sembra che Harry si aspetti che esplori ulteriormente. Sono belle. Spettacolari, in effetti. Louis è stato più volte sulla punta meridionale della penisola del Capo e non è mai riuscito a catturare l'atmosfera selvaggia di cosa significa trovarsi in fondo a un continente con nient'altro che una striscia di oceano tra te e l'Antartico. Poi registra ciò che ha detto Harry. "Non è quello che hai visto, comunque."
"Che cosa?" Harry tira indietro il laptop, aggrottando le sopracciglia mentre scruta la cartella. "Sì. Queste sono le foto che ho fatto lì ieri pomeriggio."
"Potrebbero essere le foto che hai scattato, ma non sono dei due oceani che si incontrano."
"Lo sono, invece. La guida ci ha mostrato tutto. Ci ha raccontato di come l'Atlantico a ovest è molto più freddo e selvaggio, mentre l'Oceano Indiano sul lato orientale è più caldo e molto più calmo."
"No."
Harry lo guarda. "Sì."
"Potrebbe averlo detto, ma stava mentendo."
"Che cosa?"
"Sì. Scusa, ma non hai visto l'Oceano Indiano. Non a Città del Capo, in ogni caso. Non é qui."
"Ma ci ha detto-" Harry si interrompe. "Forse sei tu quello che sta mentendo."
"O forse sono io quello che ha trascorso il pomeriggio a surfare nell'Oceano Atlantico sul lato est della penisola."
Harry guarda le sue foto in modo speculativo. "Se cerco questo su Google, scoprirò che mi stai prendendo in giro?"
"Dov'è la tua fiducia, Curly?" Louis fa un'espressione ferita.
"Apparentemente mi fido troppo facilmente. Mi stai mentendo?"
"Purtroppo no," gli piacerebbe ammettere di aver sbagliato e restituire un senso di correttezza al mondo di questo ragazzo, ma non può. "I due oceani si incontrano a Cape Agulhas, a circa cento miglia a est di qui."
"A cento miglia di distanza?"
"Si. Scusa."
"Ma- davvero?"
"Secondo l'Organizzazione Idrografica Internazionale, sì," Louis ha dovuto distruggere le fantasie di troppi turisti durante la sua permanenza a Città Del Capo, conosce i fatti e spera che le guide turistiche della penisola che mentono a queste povere persone vengano colpiti dal karma un giorno per tutte le fuorvianti che fanno. "So che è bello pensare che sia qui a Città del Capo, e la penisola crea un ambiente magnifico, ma il vero luogo di incontro è molto meno impressionante."
Harry contempla la sua rivelazione. "Ma è comunque la punta più meridionale dell'Africa, giusto?"
Sta per spezzare il cuore di questo povero ragazzo per la seconda volta in tre minuti. Incapace di rispondere con le parole, Louis tira di nuovo fuori il telefono e apre la sua app per le mappe. Tende il telefono verso il riccio. "Cosa pensi tu?"
Chiaramente è un no. Un grandissimo no.
"Fanculo."
"Già."
"Non dovrebbero dire cose del genere ai turisti se non sono vere."
"Sono d'accordo."
"Non è giusto da parte loro. Era una guida turistica legittima. Lo abbiamo pagato. Doveva dirci la verità."
"Sono d'accordo," ripete ancora Louis.
"Spero che non tutte le guide turistiche in Africa siano così."
Harry guarda il telefono di Louis con uno sguardo così accigliato e rancoroso che Louis è sollevato dal fatto che gli ha dato la notizia attraverso l'app della mappa, perché altrimenti Harry lo avrebbe guardato male e non sarebbe stato affatto piacevole. Ma il riccio sta parlando di guide turistiche ed è quello che lui è e gli restano solo venti minuti per prepararsi al suo incontro.
"A proposito," dice con riluttanza. "Per tornare al nostro argomento originale, ho interrotto la tua attenzione sul tuo viaggio nella bellissima Penisola del Capo, che è tristemente circondata solo dall'Atlantico, perché devo chiederti se ti dispiacerebbe trasferirti all'interno per l'ora successiva."
"Dentro?"
"Ho bisogno di questo tavolo."
Harry si guarda intorno sulla terrazza. "Se non vuoi condividere, c'è un tavolino laggiù che potresti usare."
"No, vedi, ho davvero bisogno di tutta la terrazza," meno male che Harry non è qualcuno che vuole impressionare, perché finora sta facendo un lavoro stellare nel raggiungere esattamente il contrario. "Puoi riaverlo di nuovo verso le sette, ci sarà luce per un altro paio d'ore quindi non sarà poi così male. Se non vuoi entrare, forse potresti fare una passeggiata fino al lungomare di fronte al mare. Sì? Che ne dici? Vedi un po' più dell'Atlantico?"
"Sono cresciuto su un'isola nell'Atlantico, grazie," sottolinea Harry.
Louis non ci ha mai pensato prima. Il mare in Inghilterra per lui è il Canale della Manica e non l'ha mai associato all'oceano che ama così tanto qui in Africa. "Ah, ma questo è l'Atlantico meridionale, amico. È una cosa completamente diversa."
"Ma è comunque l'Atlantico," mormora Harry. "E mi dispiace, ma non posso fare una passeggiata sul tuo lungomare perché devo essere qui per un incontro che inizierà tra pochi minuti. Il ragazzo dentro mi ha detto che si sarebbe tenuto qui, quindi sono venuto ad aggiustare le mie foto proprio qui perché altrimenti, se fossi dentro, potrei perdere la cognizione del tempo e saltare l'incontro. Quindi nemmeno io posso entrare."
Harry è qui per un incontro che inizierà tra pochi minuti? Stasera c'è solo un incontro sulla terrazza ed è quello che Louis deve tenere per i suoi nuovi passeggeri.
Il che significa che Harry è uno dei suoi passeggeri.
Merda. Harry verrà con lui attraverso l'Africa.
"Fantastico, Harry," Louis si sporge sul tavolo per strappare il telefono dalla mano del giovane. "Dimmi una cosa. Dove sei diretto?"
Harry sembra sospettoso. "A Nairobi."
"Ancora più fantastico. Ho delle notizie meravigliose per te."
"Che notizie?"
"In tal caso, sarò in grado di mostrarti personalmente l'Oceano Indiano. Non posso mostrarti dove incontra l'Atlantico, stai facendo il giro sbagliato per quello, ma non ti mostrerò soltanto l'Oceano Indiano, sarai in grado di nuotare e immergerti e prendere una barca per attraversarlo, e avrai una delle introduzioni e spiegazioni più sincere e complete che potresti sperare. Ti fa sentire meglio?"
"Harry!" Qualcuno attraversa la terrazza e si lancia verso il ragazzo. "Harry, ti sei perso una cosa fantastica! Ti ho detto che dovevi venire con noi, è stato fottutamente incredibile! Squali, amico, veri squali vivi! Proprio qui! Ti saresti cagato sotto. Io l'ho quasi fatto, vero Liam?"
Un altro uomo entra nella loro visuale. È pallido sotto la sua scottatura solare. "Hai fatto la cosa giusta, H. Avrei voluto tanto rimanere qui anche io."
"Aw, è stato fantastico," si entusiasma il primo ragazzo. "Peccato che te lo sei perso."
"Non è tutto quello che mi sono perso," dice Harry cupamente, con lo sguardo rivolto verso Louis. "Louis qui mi ha informato che ieri la nostra guida ci ha mentito e che i due oceani non si incontrano a Punta Del Capo. E che non è la punta meridionale dell'Africa."
"Ti ho detto che non pensavo che lo fosse," dice il secondo uomo. "Te l'ho detto che me lo ricordavo diversamente sulla mappa, Capo Agulhas o qualcosa del genere."
"Secondo Louis, avevi ragione."
Non ha mai sentito il suo nome pronunciato così, ogni lettera risuona quasi nelle profondità della voce di Harry. Se avesse saputo che il suo nome poteva suonare così impressionante, avrebbe potuto amarlo molto di più da bambino. Chiaramente è cresciuto attorno alle persone sbagliate.
"Ciao ragazzi." Tende la mano all'uomo che ha conosciuto la vera punta meridionale. "Mi chiamo Louis e immagino che verrete entrambi in viaggio verso Nairobi con Harry?"
"Liam, ciao," la stretta di mano di Liam è vivace e ferma. "Hai indovinato. Anche tu?"
"Niall," il ragazzo entusiasta degli squali fa rimbalzare la mano di Louis su e giù più volte. "Hai mai nuotato con gli squali qui?"
"Non posso dire di sì," dice Louis, allontanando il braccio per salvare la sua mano.
"Dovresti provarlo. È fottutamente fantastico. Onestamente, amico, ti stai perdendo una cosa eccezionale."
"Anche Louis viene con noi," dice Harry ai due ragazzi. "Mi ha detto che vedremo l'Oceano Indiano."
"A Dar es Salaam," annuisce Liam. "Quando arriveremo a Zanzibar."
Per la prima volta da quando Louis si è avvicinato a lui, Harry scoppia in un sorriso felice. "Andiamo a Zanzibar!"
Niall finalmente smette di parlare di squali. "Andiamo a Zanzibar, andiamo nel Kalahari, all'Okavango e nel Serengeti," alza un dito eccitato. "Dobbiamo scrivere una nuova canzone sul Serengeti, sì? O che ne dite del Kalahari. Cresce qualcosa lì?"
Liam non sembra conoscere la risposta a questa domanda e Harry guarda Louis, interrompendo il suo tentativo di allontanarsi di nascosto per prendere altre sedie. "Sai se succede qualcosa?"
"Mi dispiace, il Kalahari è una terra deserta. L'intero Botswana lo è, in realtà."
"Non scriveremo qualcosa sul Kalahari, Niall," dice Liam. "L'album si ispira solo all'Africa, non è di certo sull'Africa."
"L'album?" Louis si avvicina di nuovo.
"Il secondo album di Niall," dice Harry. "È un cantante."
Louis scruta l'uomo che ora è seduto sul tavolo, ma riesce comunque a rimbalzare su e giù. "Sei un cantante?"
Niall fa spallucce. "Sì, canto."
"Ha pubblicato un album e fatto un tour di grande successo," Harry sembra fieramente orgoglioso del suo amico. "Liam è il suo manager."
"Liam e Harry mi hanno aiutato a scrivere il mio primo album," elabora Niall. "E ora stiamo scrivendo il secondo. È un po' il motivo per cui siamo venuti."
"Abbiamo scritto il primo in Grecia," aggiunge Liam, "nelle isole, e Niall ha deciso che vuole che questo rifletta l'Africa, quindi eccoci qui. Nessuno di noi è mai stato in Africa prima. Sembra che tu invece sì?"
Questa è la prima volta per Louis. In tutti i tour che ha guidato su e giù per questo continente, non ha mai avuto nel suo gruppo un cantante che scrivesse un album. Questo sarà un viaggio interessante. "Una o due volte," il che gli ricorda: l'incontro. "Mi dispiace, ragazzi, è stato un piacere conoscervi, ma dovrete scusarmi un minuto. Devo prendere più sedie." E scoprire se Matt ha avuto successo con la stampa.
"Altre sedie?" Liam osserva le otto sedie ora strette attorno al tavolo. "Quante te ne servono ancora?"
"Avremo bisogno di diciannove sedie complessivamente per l'incontro. Di solito ce ne sono alcune all'interno, richiedono solo un po' più di cammino ed io sto esaurendo il tempo."
"Ti aiuteremo," Niall salta giù dal tavolo. "Quali sono i criteri?"
"Qualsiasi sedia che può essere facilmente trasportata qui va bene," prima che Louis possa finire la sua frase, Liam e Niall sono già scomparsi all'interno.
Harry, muovendosi più lentamente, chiude il suo laptop. "Quindi verrai anche al viaggio che faremo per Nairobi?" Conferma mentre si alza in piedi.
Louis annuisce. "Suppongo che avrei dovuto dirlo, sono il leader del tour, il vostro accompagnatore."
A metà strada verso la porta, Harry si gira indietro e fissa Louis con intensi occhi verdi. "Spero che non ci mentirai."
"Harry!" Louis si porta una mano sul cuore. "Mi hai ferito. Sono io quello che ti ha detto la verità per tutto il pomeriggio!"
"Continua così," dice il riccio cupamente mentre si dirige all'interno. "Non mi fido più delle guide turistiche."
"Accompagnatore," urla Louis. "Sono un accompagnatore turistico, non una guida turistica!"
Lasciando Harry, Niall e Liam a sistemare le sedie, Louis va a indagare sullo stato della sua stampa. L'ultima pagina si sta facendo strada faticosamente attraverso la stampante e Matt sembra vittorioso. Louis si sente abbastanza contento, a dire il vero. Il timore che lo ha accompagnato nelle ultime due settimane è scomparso e improvvisamente non vede l'ora di partire per questo viaggio. Sarà sicuramente vivace con questi tre ragazzi, e dovrà di sicuro stare attento ad Harry e ricontrollare ogni fatto e storia che racconterà, perché non vuole essere responsabile di mettere di nuovo quello sguardo tradito sulla faccia del ragazzo. Farà meglio a prendere i libri di consultazione che era solito portare con sé nei suoi primi viaggi, dal momento che sicuramente non avrà Google a portata di mano per la maggior parte del viaggio. Sono da qualche parte a casa di Michelle. Li ha lasciati nello scaffale della camera da letto? Prende nota mentalmente di cercarli quando farà i bagagli stasera. Vedete? Meno male che non ha fatto le valigie questa mattina come aveva programmato.

Stranger Stars (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora