Buio e nient'altro.
Questa fu l'unica cosa che vedeva Vincent, da quando era entrato in quella specie di passaggio segreto marino. E tutto ciò gli procurava una sensazione peggiore dello scivolo d'acqua di Disneyland che tanto gli faceva palpitare il cuore, di solito.Per non parlare di quella cosa - per nulla confortante - di cui Vincent voleva credere fosse una mano di una delle rapitrici che lo spingeva verso il basso, per la coda.
«Si può sapere cosa mi sta tirando verso il basso, adesso?» sbraitò l'umano, in preda all'agitazione.
«Sono io. E sei pregato di rimanere in silenzio» rispose una voce bassa simile a quella di Isdra, continuando a trasportarlo.
«Ma nemmeno se mi regali il mondo intero... Ti rendi conto di cosa sto vivendo? Com'è possibile che ho una coda da sirenetta anche io, eh? E nessuno che vuole darmi una spiegazione... Ma che ho fatto di male per ritrovarmi in questo incubo?» si lamentò lui.
In un attimo, il ragazzo fu zittito da fitte ciocche di capelli che gli invasero il viso.
«Senti, mostriciattolo» all'orecchio sentiva sussurrare - con tono arrabbiato - una voce che pareva quella di Uranis «Per Poseidone e per tutte le divinità dei mari, sta' zitto! Questo posto è pieno di pesci carnivori e pericolosi, perfino per noi. Ly-Cee sta cercando di tenerli buoni attraverso i suoi poteri psichici, ma non ce la farà ancora a lungo se tu continui con questo fracasso. Ti daremo le stupide spiegazioni che chiedi più tardi, scampato il pericolo! » e, dopo di ciò, il francese sentì solo una marea di bolle d'acqua andare molto più in basso, mentre lui si decise a tenere la bocca chiusa e a continuare a farsi trascinare ancora come se fosse un sacco di patate, consapevole dei rischi che poteva correre se non sarebbe rimasto buono.
Seguirono pochi minuti o secondi interminabili per il prigioniero.
Quest'ultimo, per distrarsi, pensò ad argomenti frivoli come al fatto che, forse, aveva ereditato la parlantina da quella pettegola di sua madre.Di sicuro, sentirmi proferire parole ogni singolo momento deve essere insopportabile si rese conto il ragazzo, comprendendo in parte l'esasperazione delle tre meraviglie viventi che lo avevano rapito ("meraviglie" che però trovava anche delle cafone).
Nel frattempo che continuava a rimuginare su queste e altre sciocchezze, il ragazzo fu felice di rivedere luci che illuminavano un nuovo ambiente in cui si trovava per la prima volta.
E che luci! Quale ambiente, dinanzi ai suoi occhi!
Una strada rudimentale - che pareva infinita -, di sabbia forse battuta, era popolata da sirene e pesci qua e là e illuminata da altri strani invertebrati fluttuanti dalla testa di rospo e la coda di serpente (mai ritratti in documenti o libri scientifici costantemente aggiornati e letti dal giovane). Questi strani esemplari acquatici emettevano dalla bocca e dalle squame della pelle superficiale, in direzione della corsia, bagliori di tanti sgargianti colori: viola, rosso, giallo, arancione, bianco, fucsia e chi più ne ha, più ne metta.
I raggi di queste luci arrivavano anche ai lati del viale, dove si trovavano, una di fianco all'altra, delle grotte che parevano realizzate da mani di sapienti architetti e muratori.
Quei complessi di forma semicircolare e di varie altezze, ancorati a terra e costituiti da rocce, sassi e perfino conchiglie non sembravano quasi per nulla grotte, ma vere e proprie abitazioni, anche se, queste - a differenza di quelle umane - erano dotate di un'uscita senza porta dalla quale sbucavano fuori o vi entravano altre sirene.
Inoltre, in alcune di queste costruzioni vi erano anche incise strane scritte in una lingua mai vista da Vincent e che a quest'ultimo ricordavano tanto dei graffiti preistorici.
A delimitare la pista dalle case, vi era un leggero strato di alghe.
Solo poco dopo, girando più in là la testa - prima da un lato e poi da un altro - , si accorse che c'erano molte corsie simili vicine.
Il diciassettenne guardò estasiato quel paesaggio tanto simile al suo mondo. Quasi non credeva che tutto ciò potesse esistere.
«Ma dove sono? Da dove è uscita fuori questa città sottomarina? Perché nessun scienziato l'ha mai scoperta, né documentata?» pensò ad alta voce lui, meravigliato.
«Questo paesaggio che vedi non è una "città" ma una parte del nostro piccolo regno. Il regno di Draembyss. Nessuno di voi bestioni sulla terraferma è mai riuscito a scoprire questo posto perché il suo ingresso è ben protetto da trappole o guardiani marini che per voi sono invincibili. Per esempio, quel buco dal quale siamo passati per arrivare qui è il covo di quelli che voi chiamate "Pirahna" e "storioni russi". Se tu fossi passato senza noi tre, probabilmente non avresti fatto una bella fine» spiegò Uranis.
«Uranis, sbaglio o secondo il codice di sicurezza dell'elité non dovresti dare tutti questi dettagli a quell'umano?» si intromise Ly-Cee, con tono rimproveratorio verso la destinataria.
«Ricordo male o l'hai infranto anche tu svariate volte? E poi, tu hai poteri psichici, se la cosa ti disturba tanto, potresti sempre cancellargli la memoria a questo qui. Quando vuoi, ovviamente» rispose prepotente Uranis, infastidita.
Ly-Cee la guardò fredda «È vero: ho il potere di controllare la mente, ma non sono così potente da cancellare i ricordi a un essere vivente, almeno finora. Al momento, riesco solo a sentire i sentimenti e gli stati psico-fisici degli esseri viventi (oltre che leggere i loro pensieri), posso modificarli a mio piacimento, ma molti (tra cui la memoria) non so annullarli del tutto, una volta manifestati. In ogni caso, ti prego di non considerarmi come la tua spazzina personale di problemi. Ah, e un'altra cosa: se infrango le regole, non sono affari che ti riguardano» buttò infine la sirena, con fare autoritario.
«Oh, va bene...» Uranis stava quasi controbattendo, ma venne fermata da Isdra che esasperata sbottò strillando, nervosamente «Ora basta! Uranis chiudi questo dannato passaggio dal quale siamo usciti con i tuoi poteri, prima che qualcuna di quelle bestie irrompi a Draembyss e si crei più caos di quello che già sembra stare combinando questo animale da terraferma. Ah, a proposito, Ly-Cee togligli l'uso della parola, per favore. E tu, umano di cui ho dimenticato il nome - che non voglio sapere: sai nuotare o devo continuare a trascinarti io? O, forse, preferisci essere preso in braccio?».
A quelle parole, tutti ubbidirono sconsolati.
Io, un animale? Ma come si permette quella... cosa senza senso? pensò Vincent, mentre si spostava in quel tragitto dalla meta sconosciuta.
A parte gli scleri mentali per la maleducazione delle tre sirene, lui si chiedeva, veramente, dove stessero andando.
Tonto com'era, rimembrò solo dopo circa un quarto d'ora che quelle tre megere avevano parlato di portarlo da una certa regina.
Che mi stessero, quindi, portando al castello dove risiede tale figura importante, di cui tutte parlano con sommo rispetto? chiese quasi a sé stesso, nella sua mente.
Nel frattempo, non poteva darsi neanche da solo una risposta perché la strada davanti a lui risultava ancora molto lunga da percorrere. Tra l'altro, non poteva neanche tentare di capirne qualcosa dalle altre tre dato che, come da ordini impartiti, Ly-Cee aveva tolto completamente la padronanza della voce all'adolescente, attraverso i suoi strani poteri; perciò, Vincent non poté fare almeno che aspettare dove lo avrebbe condotto la strada del destino.
Molto dopo, si sentiva talmente stanco che il suo corpo era molto più attratto dalla sabbia: avrebbe voluto davvero sdraiarsi in quel terriccio benefico e quasi accogliente.
La sua reazione fu di enorme sollievo nel momento in cui sentì Ly-Cee che, mentre guardava l'orizzonte davanti a sé, esclamava felice «Eccolo lì, lo riconosco benissimo. Ci stiamo avvicinando sempre più. Quello è il castello. Il nostro castello. Non vedo l'ora di vedere la Signora Kaesis».
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L'ancora della salvezza
FantasyQuesta storia racconta di un ragazzo ribelle e viziato che, per puro capriccio, scappò dalla vita monotona e ansiosa di città, attraversando il mare con uno yacht di famiglia. Tuttavia, una volta che si spinse più in là nel mare aperto, scorse incre...