Era passato moltissimo tempo da quando Vincent aveva iniziato quella bizzarra e brutta avventura.
Questi, in realtà, non aveva idea di quanti giorni o settimane fossero trascorsi di preciso da quando era arrivato in quel castello: stava scorrendo tutto in maniera infinita e struggente dentro quella fredda e arida cella.
Nonostante ciò, Vincent credeva che il periodo impiegato per raggiungere quella rudimentale nave era stato pochissimo, in confronto al tempo in cui ci stava "vivendo" dentro.
In quel periodo in cui si trovava rinchiuso, non fece che pensare troppo. Iniziò a mancargli la sua normale vita: gli mancavano i suoi genitori e le sue sorelle.
Si sentì davvero malissimo per essersene andato senza dire nulla. Si chiedeva se i suoi genitori fossero molto preoccupati per lui, se loro lo stessero cercando...
Poi, per i guai in cui era incappato, voleva sbattere ripetutamente la testa a un palo con la scritta "continua";
E il peggio fu che era solo, in quella situazione.
Inoltre, come se non fosse bastato, si trovava in un ambiente angosciante dato che era circondato da freddi muri di legno e cancelli di ferro; un alto tetto di materiale legnoso e il pavimento semivuoto costituito da tegole scricchiolanti, ospitavano solo, in fondo a un angolo della stanza, un teschio e i resti di una mano che facevano non poca impressione al teenager, il quale, per distrarsi leggermente dalla visuale, cercava di guardare oltre le inferriate delle porte.
Tuttavia era tutto inutile: oltre quelle porte c'erano solo un angusto corridoio e delle celle vuote simili.
Durante la sua prigionia, gli unici momenti in cui riuscì ad assaporare la compagnia di un'altro vero essere vivente erano quando riceveva le visite da una sirena in particolare: l'ancella dai capelli cortissimi che egli aveva visto quando aveva conosciuto la dolce regina di quel luogo sconosciuto al resto del mondo.
L'ancella in questione però, non veniva mai sotto ordine della regina, ma solo per incarico di Isdra.
Quell'antipatica sirena, infatti, obbligava ogni tanto l'ancella a scendere nelle segrete per portare una delle preziose e piccole perle al ragazzo, il quale spesso la prendeva in preda agli spasmi.
Quelle perle che il ragazzo chiamava ironicamente "pillole magiche", infatti, permisero a Vincent di mantenere la trasformazione in tritone che, a sua volta, gli consentirono di riuscire a respirare sott'acqua.
Il problema - anzi la fregatura - era che glieli fornivano quando stava quasi per affogare.
Ma per fortuna, era sempre riuscito a prenderla appena in tempo.
Un giorno, mentre rimuginava qualche vecchio ricordo della sua famiglia, gli occhi del giovane andarono alla sinistra della stanza in cui si trovava, dove, in una camera simile, vide gli occhi grigi di un'ombra fissarlo da dietro le sbarre.
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L'ancora della salvezza
FantasyQuesta storia racconta di un ragazzo ribelle e viziato che, per puro capriccio, scappò dalla vita monotona e ansiosa di città, attraversando il mare con uno yacht di famiglia. Tuttavia, una volta che si spinse più in là nel mare aperto, scorse incre...