Capitolo 14

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Vincent si risvegliò legato con delle alghe su uno scoglio che si trovava dentro a una grande grotta sotromarina.

Ricordava a malapena e in maniera confusa cosa fosse successo prima di essersi addormentato.

Con gli occhi della mente riusciva a vedere una folla di persone, anzi di sirene; poi rivedeva la Regina Kaesis che, nel vano angusto di una vecchia nave, si accomodava di fianco a lui e gli sorrideva. Successivamente, ricordava di trovarsi in un posto parzialmente buio insieme a Ly-Cee e a Uranis e, all'improvviso, compariva anche Isdra che, scontrosa, gli tirava i capelli, mentre a lui batteva fortissimo il cuore. Dopodiché, l'unica cosa che ricordava prima del buio totale era Isdra che lo guardava mettendosi in posizione di parata (come se volesse combattere), un terremoto sottomarino e un violento dolore a un braccio e ai piedi che erano stati trasformati in pinne.

Come se non bastasse, la luce abbagliante prodotta dagli strani invertebrati lucenti di mare presenti in quel luogo era proiettata praticamente tutta sopra la sua faccia e lo stordiva ancora di più di quanto già non lo fosse.

«Oh, finalmente sei tornato tra noi viventi» disse una voce femminile sconosciuta alla sua sinistra.

Il ragazzo si voltò verso quella direzione e vide una strana sirena rivolgerle un sorriso.

La creatura aveva un aspetto troppo mediterraneo rispetto a quello delle altre sirene: teneva attaccati in una morbida treccia dei lunghissimi capelli castani che dalla frangia e da alcune ciocche sembravano essere abbastanza ondulati; questi sormontavano dei grandi ed espressivi occhi color nocciola. Inoltre, aveva dei zigomi alti e ben pronunciati che risaltavano bene il luminoso sorriso sulle sue carnose labbra.

Ma quello che Vincent trovò più strano è che, nonostante le sirene avessero una pelle molto squamosa tanto quanto coda e pinne di pesce, questa davanti a lui sembrava avere una carnagione pelosa quasi quanto la sua.

«Ben tornato tra i viventi e benvenuto al Diana's Ocean Hospital. Io sono la dottoressa e infermiera Diana e sono qui per controllare che tu stia meglio» lo distolse dai suoi pensieri lei, facendogli un occhiolino.

Ed è anche più gentile e sciolta di tutte quelle della sua specie che ho conosciuto fin'ora... Notò con piacere Vincent.

Si accolse solo in quel momento, però, che era nuovamente legato come un dannato salame. Aveva un deja-vu...

Provò nervoso a muovere il braccio destro per spostare anche di poco l'alga da sé e riuscire a divincolarsi, ma si accorse che non riusciva muovere l'arto. Guardò meglio quest'ultimo e vide che parte del braccio - dal gomito alle dita della mano - gli erano stati amputati.

Iniziò ad attraversarlo il panico.

«Cosa mi avete fatto? Perché sono conciato così? Basta, non ce la faccio più: voglio tornare a casa! Voglio tornare a casa!» iniziò a piangere e a gridare in maniera sempre più isterica e strillava a macchinetta la frase "Voglio tornare a casa" fino a quando non gli mancò la voce.

Neanche la dottoressa che era stata tanto amichevole riusciva a calmarlo con frasi di rassicurazione.

Alla fine egli si addormentò grazie a un tranquillante solido che gli aveva dato Diana e quest'ultima decise di uscire dalla stanza per raggiungere Ly-Cee e Uranis che aspettavano notizie all'angolo della grotta.

Diana non avrebbe mai pensato che un individuo che aveva scoperto da poco essere un umano, potesse suscitare tanto interesse.

Sperò che quello fosse il segno che nel regno di Draembyss stesse cambiando il pensiero comune degli abitanti, dopo tanti secoli di mentalità retrograda accumulata.

L'ancora della salvezzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora