Capitolo 7

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"Diamine, ma da quante botole è fatta questa dannata navecciola?" imprecava nei suoi pensieri Vincent, infastidito oltre ogni misura dagli ultimi e scoinvolgenti eventi

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"Diamine, ma da quante botole è fatta questa dannata navecciola?" imprecava nei suoi pensieri Vincent, infastidito oltre ogni misura dagli ultimi e scoinvolgenti eventi.

Una volta attraversato un altro labirinto all'interno del "castello" ed essere entrati in una spaziosa stanza dalle umide pareti di legno, il gruppo - capeggiato dalla regnante Kaesis - si accovacciò su dei cuscini, posti a mo' di sedie, fatti di alghe ciascuno e situati vicino a una grande tavolozza rotonda che si trovava al centro della stanza.

Quello fu il momento in cui Vincent non riuscì più a contenere la sua frustrazione.

«Si può sapere che accidenti volete da me? L'unica cosa che ho capito dalla pappardella di poco fa è che mi ritrovo dentro fino al collo in una guerra di cui non so praticamente nulla. A soli diciassette anni mi avete fatto carico di un peso enorme che non saprei proprio come gestire, soprattutto perché non mi appartiene. Potrei anche morire, ci avete pensato?» sbraitò il ragazzo, guardando dritto negli occhi verdi della rossa.

«Caro, tu... » tentò di intavolare una risposta Kaesis, ma non ci riuscì perché venne bruscamente interrotta nuovamente da quello stupido gorilla evoluto «"Caro" un bel niente. Voglio delle risposte sensate ed esaudienti!» esclamò quest'ultimo.

«Magari se la lasciassi parlare e la finiresti di strillare, le renderesti tutto più semplice. Inoltre, capisco che sei un umano, eppure hai già avuto modo di intuire che la sirena a cui ti stai rivolgendo così maleducatamente è una regina. Perciò, abbi un po' di rispetto, almeno. La tua progenitrice non te l'ha insegnato cosa significa o, forse, sulla terraferma questo concetto non esiste?» lo rimproverò Uranis, con una nota di sarcasmo.

Vincent, dal canto suo, le rivolse un'ochiataccia: quell'atteggiamento da parte della biondina gli ricordava quasi l'ultimo suo battibecco con Flore, poco prima di fuggire da casa sua.

Quasi intravedeva il volto dell'umana in lei e ricordò, per un momento, uno dei tanti motivi per cui aveva deciso di scappare dalla sua ordinaria vita poco tempo prima.

Per abitudinaria testardaggine nel far valere i propri discorsi, Vincent stava quasi per aprire bocca, ma stavolta fu lui a essere bloccato dalla principessa Ly-Cee «Per favore, non costringermi a toglierti un'altra volta l'uso della parola. È un'operazione che trovo noiosa, tra l'altro».

Così, Vincent, si limitò a tenere la bocca cucita in un rigoroso silenzio mentre guardava il gruppo di donne, in maniera impassibile.

«Bene, adesso magari potrò esporre le mie idee e spiegare tutto quello che dovete sapere tutti voi. Il primo tu, Vincent» esultò Kaesis, appena capì che gli animi si erano affievoliti leggermente, nonostante l'ansia sembrava fare ribollire l'acqua e l'ossigeno circostante.

«Allora da dove posso iniziare? Forse è meglio farlo dalle tue domande di prima, ragazzo» introdusse il discorso la regina, per poi continuare «La prima cosa che mi hai chiesto... Ah sì, cosa c'entri tu con tutto quello che sta succedendo qui, negli abissi. Ebbene, fondamentalmente, almeno fin'ora, non c'entri un bel niente. Letteralmente. Il punto però è che - rimurginando tra i vecchi ricordi della mia istruzione sulla storia della superficie - mi sono ricordata che voi umani avete superato ben due guerre mondiali. È così, vero?»

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