Capitolo 2

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Quando Vincent riaprì gli occhi per l'ennesima volta, si ritrovò in un ambiente quasi del tutto nuovo, per lui.

Le prime cose che notò furono l'acqua che ricopriva l'area come se fosse aria e il calore dei raggi del sole che emanavano perfettamente la luce in quella superficie. 

Osservò alla sua destra flotte di pesci di varie razze, dimensioni e colori che gli nuotavano vicino a grande velocità, diretti a cespugli di alghe o a grotte subacquee.

Ci mise poco a pensare che tutto, intorno a sé, costituiva un vero e proprio paradiso marino.

C'erano gruppi di pesci che sembravano la copia esatta di pesci angelo azzurri e gialli che il ragazzo aveva visto solo nei suoi libri di studio.

Altre flotte di piccoli pesci pappagallo marroni nuotavano poco distante da lì e, ancora più in lontananza, scorse altre numerose specie che sguazzavano di qua e di là libere e serene, eccetto grandi comunità di salmoni che si muovevano frettolosamente, inseguite da squali come grandi cernie - visibilmente affamate - che inquietavano non poco l'adolescente.

Infatti, Vincent fu talmente impaurito da quella vista che cercò di girare la testa verso la sua sinistra, augurandosi di osservare qualcos'altro di possibilmente meglio.

Si rallegrò quando vide distese di coralli gialli, blu, arancioni o di mille altri colori e sfumature nei quali, i suoi curiosi occhi trovarono solo piccole spugne e graziosi cavallucci marini dai colori dell'oro e, anche, piccoli pesci arancioni a strisce bianche con contorni neri che riconobbe solo pochi minuti dopo: chiaramente, i meravigliosi pesci pagliaccio.

Quella bella visuale, però, diventò allarmante quando, più in là, vide esseri dalla "testa" sferica e violacea da dove uscivano dei tentacoli...
Inutile dire che, per via della sua fifa blu dalla puntura delle meduse, per istinto, si mise a gridare senza pensare che, dato che si trovava di sicuro sottacqua, poteva morire affogato.

Con sua somma sorpresa, dopo aver emesso l'urlo - uscito in maniera piuttosto strana, con tanto di bollicine d'acqua di contorno -, non solo non si sentì soffocare, ma udì in maniera rauca una fragorosa risata che sembrava fosse stata realizzata da più voci nello stesso istante, dietro di lui.

Cercò di voltarsi nella direzione del suono che era appena arrivato alle sue orecchie, ma non ci riuscì: capì solo in quel momento che era stato legato come un salame al dorso grigio di un delfino.

Come ci era finito in quella situazione non se lo ricordava affatto.

Una ragazza riccioluta dall'aspetto molto familiare lo scrutò con un sorriso beffardo.

«Invidio Lady Ly-Cee, lei almeno, nonostante sia una novellina nell'elité, può sentire le tue emozioni e capire con deduzioni logiche i tuoi sbalzi d'umore...» disse la ragazza in un perfetto inglese.

Inizialmente, il giovane non riuscì proprio a capire né chi fosse quella misteriosa figura, né che cosa stesse cercando di dirgli.

Era come se il suo cervello si rifiutasse di connettere con il mondo che lo circondava.

Poi, però, Vincent vide la coda di pesce della ragazza e fu così che ricordò, finalmente, gli ultimi istanti prima di addormentarsi poco prima e, facendo una ricostruzione dei fatti, capì che lei era una delle tre sirene che gli avevano stravolto i piani, quella mattina.

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