Minacce e confusione

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«E poi potremmo fare una di quelle crociere stratosferiche e visitare l'italia!» Esclama Kabila, euforica, stesa sul letto con la sua ragazza, a sognare qualcosa che non succederà mai.

E Macarena lo sa bene.. tra sei mesi la riccia sarà fuori da questo incubo e come giusto che sia, si scorderà della loro piccola storia d'amore.

«Ancora non mi hai detto cosa hai fatto al braccio, Kabila» Macarena ritorna sull'argomento, sentendo dentro di se' un brutto presentimento.

La sera prima ha notato un grande livido vicino alla spalla ma la ragazza non ha voluto dirle niente, sviando il discorso.

Infatti, anche ora, si alza sbuffando e si sistema i pantaloni stropicciati.

«Non voglio tu faccia cazzate» si giustifica. Ma Macarena continua a chiedere, fino a convincerla, come sempre..

«Ho fatto incazzare Zulema. Anzi, lei ha fatto incazzare me, dicendomi di non avere un minimo ritegno nei confronti di Saray. So che mi ha affrontata per altro, non penso che improvvisamente tenga così tanto alla sua amica da fare la mamma protettiva» Gira gli occhi al cielo e si allontana noncurante verso il piccolo tavolino della stanza.

La bionda si alza dal letto appena sente queste parole, è su tutte le furie.

Pensava che avessero un accordo, anche se non ne hanno parlato a voce.
Non parlarsi, non calcolarsi, una non da problemi all'altra e viceversa.. ma a quanto pare Zulema ha fatto per l'ennesima volta a modo suo, per istigarla.

Perché sa che Kabila è stata usata solo per arrivare a lei, la sta provocando, per chissà qualche motivo.

In men che non si dica si mette a cercarla ovunque. Aspetta di trovarla a fumare seduta su qualche tavolo del cortile ma non la trova. Si aspetta di trovarla a specchiarsi in bagno, nella completa solitudine, o nella sua cella a giocare a solitario. Ma niente, di lei non c'è traccia.
Opta per la biblioteca. Posto in cui l'araba va per documentarsi su un luogo o su un determinato argomento che riguardi una possibile fuga.

Ormai la conosce dannatamente bene.

E infatti, finalmente la trova. Il suo lungo indice scorre tra i pochi libri appoggiati in disordine sulla mensola. È annoiata, si nota non stia cercando nulla in particolare, sta soltanto passando una delle giornate in questo buco.

Non ci pensa un secondo a sorprenderla da dietro, alle sue spalle.

«Sbattila al muro un altra volta e la pagherai cara» minaccia Macarena, spingendola sulla libreria, facendo cadere alcuni libri e creando un tonfo, che però non può sentire nessuno in quanto sono sole in tutta la stanza.

È iniziata bene la giornata oggi a Cruz del Norte.

La mora si gira lentamente, non sobbalzando neanche di un millimetro. Non si è spaventata neanche un po', come se si aspettasse da un momento all'altro il suo arrivo. E infondo, un po' ci sperava.

«Potrei sbattere te al muro..» Zulema si gira improvvisamente, bloccandole le braccia e afferrandole il viso. Con un ginocchio la spinge contro la libreria su cui prima c'era il suo stesso corpo e continua a stringerle il collo bianco e liscio con tutta la forza che ha, solo per il gusto di vedere i suoi occhi verdi spaventati.

La bionda nel frattempo ha, anche lei, esteso le sue mani verso il collo di Zulema e cerca di copiare i suoi movimenti.

Si stanno soffocando a vicenda, ma qualcosa nei loro occhi è diverso. C'è sfida, non minaccia. C'è provocazione non guerra.

L'araba non si capacita come questa bambina ancora non capisce che non deve parlarle, non deve stuzzicarla, non deve provocarla, ne tantomeno deve farla incazzare.

Entrambe allentano la presa, senza allontanare i propri corpi. Macarena è senza fiato e la guarda con gli occhi spalancati mentre la compagna si riprende quasi subito e ritorna a guardarla, vendicativa.

«Beh? Ora che hai fatto la figura della fidanzatina protettiva te ne puoi andare» Esclama lei, con un sorriso falso. Il sorriso di chi nasconde qualcosa.

«Si può sapere che cazzo vuoi da me?» La bionda regolarizza il battito e avvicina il mento a quello di Zulema, se c'è una cosa che ha imparato è sicuramente contraccambiare il suo sguardo per farle capire che non è poi così tanto autoritaria come crede, o almeno... non è l'unica.

«Diciamo che non mi piace vedere soffrire le persone a cui tengo?» Si domanda retorica Zulema, facendo capire alla stessa bionda che non è per Saray che ha minacciato la riccia. Come lei ben immaginava..

Entrambe hanno un sorriso tirato e falso sul volto. L'ironia è l'unica cosa che sa tenerle in piedi.

Macarena riesce a sentire il respiro caldo della mora sulle sue labbra, riesce a vedere nelle iridi dei suoi occhi, così verdi, così profondi e con così tante cose da dire, vorrebbe capirla, se fosse un'altra persona. Se fosse una persona normale, con cui tenere un dialogo, se avesse un minimo di umanità.

«Se hai qualche problema, la prossima volta puoi venire da me»  Il sorriso della bionda scompare, una volta detta questa frase, per farle capire che è più seria del previsto. Zulema continua a sorridere e sembra stia quasi ridendo sarcastica, sorpresa da questa affermazione.

Nessuna delle due si sarebbe aspettata anni fa, che l'uccellino Macarena avrebbe detto una frase del genere a Zulema Zahir.

«Quando lo capirai che se sei ancora qui dentro a fare la regina, e starmi a due centimetri di distanza.. è grazie a me? E.. possiamo dire..» Si ferma per fare una risata e avvicinarsi ancora di più, facendo scontrare i loro nasi. Sussultano entrambe, c'è chi lo da meno a vedere però, mascherando il tutto con le parole.

«E grazie alla mia immensa bontà, perché fidati rubia..» Si ferma ancora, le sposta una ciocca dal viso per poi alzarlo con un dito e continua «Un'altra persona ti avrebbe gia conficcato una pallottola in testa, adesso levati dal cazzo» Il sorriso falso che teneva in volto scompare improvvisamente per dare spazio ad uno sguardo pieno d'odio.

Con un braccio la sposta violentemente dalla libreria e la spinge con forza verso la porta, lasciandola per l'ennesima volta senza parole e sconfitta.

La mora raccoglie i libri caduti a terra e li rimette a posto con cura, e come se non fosse successo niente si rimette a cercare qualcosa.

Macarena rimane sulla soglia della porta, a guardarla con odio, e a pensare a troppe cose.

«Non finisce qui, stronza» Si lascia sfuggire dalla bocca, forse Zulema non l'ha neanche sentita e se ne va verso la palestra, per colpire un sacco.

Incredibile come quando lo colpisce immagina sempre quella frangetta nera di merda e quegli occhi quasi verdi con quel solito sorrisino beffardo.

Immaginare Zulema quando fa box è l'unica cosa che fa calmare la sua ira.

Ma improvvisamente si sente strana, può dire di sentirsi bagnata. Si esatto. È completamente bagnata.
Per quale motivo? Non ha appena avuto un rapporto sessuale, anzi tutto l'opposto. Ha appena terminato una guerra con tanto di sconfitta.

Sarà stata Zulema ad eccitarla? È impossibile.. questo non ha un minimo senso.

Macarena si siede sulla panca della stanza, completamente vuota, abbandonando i buoni propositi di colpire un sacco sporco e di spaccare la faccia a quell'araba di merda.

Ora c'è altro da capire, perché si sente in modo fuori dal normale?

Spazio autrice

Dico solo: mi scuso per la parte cringe a fine capitolo. 🤡

Non è dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora