Una mattina qualunque. Solita sveglia, solita colazione, solite persone. Insomma... la solita quotidianità, se non per il fatto che Macarena è stata incolpata per avere iniziato una rissa, della quale non sapeva neanche l'esistenza. E adesso, si ritrova a pulire le maglie sporche delle detenute e a stirarle. E come se non mancasse... fa grande entrata, nella lavanderia, Zulema Zahir con la sua solita ironia tagliente.
«Hei rubia, una stronza mi ha sporcata con il suo latte di merda» mormora a denti stretti, ma sempre con non-calanche e la camminata tranquilla, sua tipica, con in mano uno yogurt magro.
La bionda non ne vuole proprio sentire altre oggi, neanche la mora, le è bastato finire quasi in isolamento per una ragione sconosciuta.
«Zulema sai come funziona, poggi la maglia lí, scrivi il tuo nome sul foglio e ti metti quella di ricambio» spiega con le braccia dove deve andare, con gesti abbastanza nervosi. Ma ha l'impressione che la mora lo sa perfino troppo bene cosa deve fare, ma ora vuole infastidirla, come se non lo fosse già abbastanza.
«Questa che indosso è già il cambio» risponde come se fosse ovvio, infilando un'altra cucchiaiata in bocca, come una bambina. Anche se i suoi modi sono tutto tranne che di una bambina, semmai di uno scaricatore di porto.
Le sue labbra si stringono intorno alla plastica e poi la lingua gioca con essa. Piccoli dettagli che potrebbero provocare un infarto.«Okay, allora aspetti la prossima settimana» risponde Maca, tornando con gli occhi a stirare un pantalone giallo, e facendo spallucce, cercando di distogliere l'attenzione dalla donna.
«Rubia non posso stare con la maglia sporca» si lamenta ancora la mora, quasi lagnandosi. Non è molto da lei non imporre le cose alle persone e parlare con calma, ma adesso è palese che stia fingendo solo per provocarla, nascondendo sotto sotto un sorrisetto ironico.
«Dio Zulema, non posso farci niente. Che devo dirti?» La ragazza sta per perdere la pazienza, continua a non capire perché e da chi sia stata incolpata per una cosa che non ha fatto e soprattutto come le guardie abbiano potuto crederci. Sicuramente è stata quella stronza di Lidia. Sono giorni che le due hanno battibecchi su tutto appena si incrociano nei corridoi, c'è sempre qualche battutina di troppo.
La mora, finalmente, posa lo yogurt sul tavolo che le divide e ormai non può più nascondere il suo sorriso ironico, che ora le illumina il viso.
«La tua ragazza non te la da più vero? Beh, in effetti il sesso con lei non dovrebbe essere fenomenale» Inizia a provocarla. La sua carta migliore. Con lei ogni dialogo finisce sul sesso, è incredibile.
«Non è giornata, puoi andare via?» taglia corto Macarena, che ora non vuole proprio sentirla.
«Anche perché... una donna che mi parla mentre la scopo mi farebbe venire il sangue al cervello» continua, con un pollice sulle labbra, facendole credere di star pensando profondamente e fingendo uno sguardo perso.
Come se capisse qualcosa di sesso tra donne e soprattutto con quale tatto dice questo? Reputa la riccia una logorroica?La bionda sbatte a terra quello che stava piegando e la guarda arrabbiata, poggiando i polsi sui fianchi.
«Che cazzo te ne frega? E poi cosa ne sai? Mi pare di aver capito che non vai con le donne, no?» Chiede quasi isterica, cercando di farla andare solo via, questa conversazione con l'araba non le piace e non la mette per niente a proprio agio.
«Sono andata con delle donne, ma non è il mio stile.. quindi non vado con le donne» dice, sicura di se. Come se in questo discorso ci fosse qualcosa di sicuro, è tutto così senza senso, come lei d'altronde.
«Ok, grazie per l'informazione, ora puoi andare» risponde acida Macarena, raccogliendo la maglia bianca a terra che aveva appena buttato. Si sta solo innervosendo per cose inutili, si sente criticata e sente giudicata la sua relazione.
Appena risale con il corpo e punta di nuovo gli occhi sulla mora, la trova in un reggiseno nero, con il suo sorriso furbo. Si aggiusta una spallina e tiene le mani sulla maglia sporca, messa sul tavolo.
«Lavala» dice autoritaria, facendo scomparire il suo finto sorriso.
«Lavatela da sola cazzo» ribatte subito la bionda. Nessuno deve dirle più cosa fare, ormai conosce le mosse di tutti, persino quelle di Zulema e in più è anche brava a sferrare pugni.
«Non posso, mi becco un richiamo»
«Non credo che se per una volta ti sporchi le mani ti fanno un richiamo, al massimo ti battono le mani per la gioia» Risponde ironica, prendendo una cesta a terra. Con un movimento veloce, la mora fa il giro del tavolo e arriva dietro al suo corpo.
Il bacino di Maca tocca il freddo acciaio e viene spinta in avanti, adesso è piegata davanti all'araba, che sorride compiaciuta.«Io sarei quella che non si sporca le mani, rubì?»
La mora si estende sopra di lei e avvicina le labbra al suo orecchio, ma non lo tocca. Le poggia sul collo, ma non le muove, sembra quasi che la stia annusando. In realtà, quello che Macarena non sa, è che vorrebbe torturarla ma è bloccata, il suo profumo è buono, quasi impercettibile ma buono e non riesce a staccarsi. Ma lo fa, perché si rende conto che la situazione con questa donna sta degenerando, non è da lei cercare un pretesto per parlarle e girare intorno alle cose, ma ha paura. Ha paura di essere respinta, e non si tratta di amore, e forse neanche di sesso.La bionda si ricompone e si gira da lei. Sta per aprire bocca e iniziare a insultarla, ma non riesce. Le ha fatto piacere un contatto con lei, troppo.
«Ora chiamo qualcuno» dice dura. Non sapendo cos'altro dire.
Zulema si risveglia dai suoi pensieri e con un movimento brusco, afferra lo yogurt accanto a loro e infila due dita nel liquido per poi leccarle.
Un gesto completamente senza senso, fatto per rabbia, come tutto quello che fa.
Il tutto, guardandola negli occhi, e poi buttando gli occhi sulle sue labbra. Non ha mai baciato una donna, e il fatto che ora voglia farlo la spaventa. È sempre stato solo sesso, mai un bacio, ritiene sia troppo intimo.La bionda è confusa, si sente osservata. Ma prima che possa quasi fare un pensiero genuino nei suoi confronti vede le sue dita sporcarle la maglia con quel cazzo di yogurt. Esattamente come i bambini.
Ma qualcuno entra, fregandosene delle loro figure vicine. Sbatte la porta sul muro con una mano e rimane sullo stipite.
«Zulema. Devi venire subito» mormora Saray, con il fiatone e una striscia di sangue sulla guancia.
La mora afferra una maglia sulla alta pila di vestiti e strappa l'etichetta della persona a cui appartiene e infilandosela, scappa via, lasciando la donna che ha appena accarezzato, senza parole, con un rimprovero sulla punta della lingua e mille domande per la testa.

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Non è detto
Fanfiction"E tu cosa aspettavi, a dirmi quello che dovevi dire, a non rischiare niente, non vai all'inferno e neanche sull'altare. E noi così distanti a sopportarci con educazione, la colpa non esiste ma ognuno prenda la sua direzione. Perdonami per questi gi...