Lidia

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«Un altro tre» esclama Antonia, lanciando le tre carte che teneva tra le dita, sul tavolo, per poi alzarsi in piedi sulla panca, iniziando a imitare qualche strana danza da gitana.

Fortunatamente la guardia si accorge del suo comportamento e l'ammonisce per farla smettere. Non era proprio un bello spettacolo.

«Cazzo Antonia, hai sempre fortuna eh!» impreca Saray, concentrata, mischiando le carte, per poi darle alle sue compagne: Macarena e Teresa. Sono rimase soltanto loro tre in gara.

Ricominciano il gioco, Teresa perde quasi subito, avendo avuto solo che fortuna fino a quel momento e si allontana verso altre detenute.

Saray esulta, sfidando con lo sguardo Macarena, che non accenna neanche un sorriso. È particolarmente silenziosa e seria.
La gitana distribuisce le carte, sotto lo sguardo attento della bionda, che cerca di capire se la sta imbrogliando o meno.

Iniziano a giocare, ma probabilmente la fortuna non è dalla parte di Macarena perché le carte che ha tra le mani fanno letteralmente pena.
Mentre medita su quale carta buttare, Saray si accorge della presenza della sua amica nel cortile.

«Hei Zule! Unisciti a noi!» Urla infatti all'improvviso, verso la mora, che cammina dalla parte opposta.

La bionda si gira improvvisamente a guardarla, oggi ancora non l'aveva incontrata e adesso le pare un'apparizione. Può dire che forse le è mancata.

Anche l'araba sposta i suoi occhi su di lei, iniziando a fissarla di rimando. Cercando di capire cosa sta facendo con la sua amica Saray, e per farlo assottiglia gli occhi forse non vedendo benissimo per il forte sole che ricade sulle loro teste.

Ma poi Macarena, la vede scomparire sui gradini per sedersi e fumarsi una sigaretta in santa pace. Distoglie lo sguardo da quello dell'araba, cercando di concentrarsi al meglio.

«Una cosa di giorno eh» sbuffa la gitana, impaziente di vincere la partita. E infatti ci sta riuscendo perché la bionda ha delle carte troppo basse.

Improvvisamente la ragazza si sente toccare la schiena e si gira di scatto, incontrando il viso perfetto della mora, che si abbassa alla sua altezza. I suoi occhi verdi sono delineati dalla sua solita matita e ogni giorno sembra sempre più bella e più giovane, ogni giorno sembra uscire da qualche spa e non dal cesso del carcere.

Le due si scambiano subito uno sguardo veloce, di intesa.

Il profumo che emanano i capelli color pece di Zulema non aiutano per niente, lei vorrebbe socchiudere gli occhi e sprofondare con il viso nel suo collo, ma non può, non qui. E oltretutto Saray la sta osservando con un'espressione indecifrabile.

Sente, inoltre il suo fiato caldo di tabacco e dentifricio sul collo e sulle labbra e questo la sta facendo impazzire. Non ha mai toccato le sue labbra soffici e in questo momento vorrebbe sbranarla.

Oltre ai capelli color pece, però ha anche delle dita gelide che toccano le sue, che sono forse un po' più calde, come tutto il suo corpo d'altronde.

Saray guarda la sua amica interrogativa, non spiegandosi il gesto, del perché stia aiutando solo Macarena e perché proprio lei. Però è troppo occupata per chiedere qualcosa, deve vincere, ma contro Zulema è davvero difficile e lo sa bene.

Infatti la mora pesca una carta e con quest'ultima mossa e la sua solita fortuna riesce a far vincere la bionda.

La gitana sbotta, lanciando le carte per aria, beccandosi subito l'ammonizione della guardia e l'araba stacca velocemente il suo viso da quello di Macarena, però prima di lasciarla, le sussurra qualcosa all'orecchio.

«Ci vediamo, rubia» La donna si gira a guardarla andare via, con quella sua camminata tranquilla e quegli occhi grandi che scrutano tutto ciò che ha intorno. La vede scomparire e anche lei decide di andare dentro, forse per seguirla.
Guarda la sua schiena muoversi verso la propria cella e decide che forse non è un bene andare da lei. Nella sua testa continua a pensare soltanto alle sue labbra e al calore del suo corpo.

Inizia a pensare che non sarebbe male andare da lei e baciarla, così, all'improvviso. Ma non può farlo, è contro ogni legge del mondo.

Scende la scale e si dirige in biblioteca, dove sa di trovare la sua ragazza. La sua vera ragazza, Kabila. Le due si salutano con un bacio dolce e iniziano a conversare del più e del meno, come sempre.

«Maca, è arrivata una nuova compagna di cella» La riccia sospira pesantemente, non distogliendo lo sguardo da quello stupido giornalino su cui sta scrivendo qualcosa.

«Devo preoccuparmi?» chiede la bionda, scorgendo l'espressione di Kabila non troppo felice.

«Diciamo che non è il massimo, Zulema sarebbe stata meglio» Il fatto che lei metta in comparazione Zulema e la nuova detenuta non è di certo un buon segno.

«È un'arrogante di merda. Voleva anche prendersi la tua brandina ma le ho fatto cambiare idea» Continua lei, facendo una risatina. Come se si sentisse superiore persino al demonio.

«Kabila perfavore, non devi metterti contro queste persone» esclama la bionda, preoccupata. Conoscendo ormai i vari tipi di persone che possono trovarsi in un carcere.

Dopo qualche raccomandazione, la bionda decide di dirigersi nella propria cella, per fare nuovi incontri.

Appena gira l'angolo scorge la figura di una ragazza, stesa sul letto a pancia in giù, con le dita che sfogliano un vecchio libro.

È bionda, con dei capelli che le arrivano fin sopra il fondoschiena, magra e alta, sembra una top model qualsiasi.

Accorgendosi della presenza di qualcuno si gira e Macarena può scorgere il suo naso perfetto, sembra quasi scolpito e ha gli occhi azzurri.

Questa ragazza a primo impatto sembrerebbe tutt'altro che pericolosa. Ma d'altronde neanche Zulema sembra chissà quale assassina pericolosa.

Si avvicina alla sua brandina, con passo tranquillo, facendo finta di nulla o semplicemente non sapendo cosa dire.

«E tu devi essere Macarena» Esclama la ragazza, alzandosi dal letto, e abbassando la testa per non sbattere a quello di sopra.

Allunga una mano, per potergliela stringere, a mo' di saluto. Ma Maca capisce quasi subito che quel sorriso è estremamente falso. Ormai certe cose le ha imparate da questo buco di merda.

«Già, proprio io» sorride anche lei, falsamente.

«Prima è venuta la tua ragazza a cercarti..» la nuova detenuta, che non ha neanche detto il suo nome, vuole arrivare subito al punto probabilmente.

«Ho già parlato con la riccia» risponde Macarena, già infastidita, mettendo a posto il pacchetto di sigarette sulla mensola accanto al suo letto.

«Era tutt'altro che riccia. Alta, occhi verdi, capelli neri che si adatterebbero benissimo ai palmi delle mie mani e un fisico da paura» Mormora, sognante.

Se la bionda prima era infastidita, credendo che questa donna avesse puntato Kabila, ora lo è ancora di più. Sentire parlare qualcuno di Zulema in questo modo le fa ribollire il sangue nelle vene.

Le viene sul viso un sorriso cattivo e ironico al tempo stesso. Si gira e a passo svelto arriva davanti a quella che sembra essere una barbie di porcellana.

«A Zulema non piacciono le donne e anche se fosse, non fa per te» esclama dura.

La ragazza, si siede sul letto scoppiando a ridere sarcastica, per poi avvicinare il viso al suo e farsi improvvisamente seria.

«Qui dentro a tutte piacciono le donne.. e qualcosa mi dice che a te piace lei» Sussurra a un centimetro dalle sue labbra, proprio come fa l'araba quando vuole minacciare qualcuno.

«Comunque sono Lidia» Fa un altro sorriso e scappa via, alzandosi e scomparendo nel lungo corridoio del carcere.

Non è dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora