«Tutte in fila, ferme, cazzo!» Grugnisce la guardia, prendendo per i polsi una detenuta che non ne vuole sapere di stare ferma, forse per attirare un po' l'attenzione, patetica. Ormai in questo carcere si deve vedere proprio di tutto.
«Il direttore sta arrivando per comunicarvi qualcosa» continua ancora, la donna. Non si sa per quale motivo abbiano messo tutte guardie donna, si dice siano sottopagate rispetto alle guardie uomini... forse è per questo. Perlomeno ne va della felicità delle detenute, soprattutto di quelle lesbiche, che provano a sedurle in ogni momento della giornata, ma loro sono donne forti e autorevoli e sicuramente etero, che non si lasciano abbindolare da due tre ragazze tossiche con i capelli rossi.
«Buongiorno ragazze» esorde l'uomo sulla cinquantina. A primo impatto si direbbe che sia un simile di Sandoval, ma in realtà è una persona molto insicura di sè, e che ha una paura fottuta di queste donne pericolose.
Infatti sorride falsamente e ha l'intera fronte sudata, a breve potrebbe svenire. Le detenute non aiutano di certo, perché sbattono tutte i piedi a terra e lo guardano con sguardi omicidi.
Sospira pesantemente e prende il coraggio per lanciare una bomba. Probabilmente a fine discorso si chiuderà nel suo ufficio con tre scorte all'interno.
«Ho due notizie. Una bella e una brutta. Partirei con la brutta no?» Ride nervosamente. Ma nessuna donna lo segue. Prende il foglio che tiene, stropicciato, nella tasca della giacca e riprende a parlare.
«La brutta quindi.. è che devo spostare alcune di voi in un altro braccio, perché qui si inizia a stare stretti» Alcune donne iniziano a lamentarsi ma lui continua «La bella notizia è che in serbo per voi ho tante nuove attività e lavori grazie ai quali potrete guadagnare qualcosina»
A differenza di come lui si aspettava, nessuna esulta o sembra essere felice. Inizia a pensare che queste donne non vogliono davvero la libertà come dicono.
«Non c'era anche la bella notizia?» Ironizza una detenuta, facendo ridere tutte le altre. E iniziano, così, a lamentarsi nuovamente e a protestare. Dopo qualche ammonimento, ritornano in silenzio.
«Ho qui i nomi delle sedici detenute, mi dispiace ragazze. Vengano avanti a me: Navarro, Torres, Liang, Virtanen..»
Mentre il direttore legge i nomi con tutta la calma del mondo, come se si trovasse ad una gara di bellezza.. c'è la bionda, in fondo alla fila, che sta letteralmente impazzendo.
L'ultima cosa che vuole fare ora come ora è cambiare braccio. Qui ha le sue amiche, le sue conoscenze, la sua ragazza e Zulema. Non potrebbe sopportare di ricominciare tutto da capo, non potrebbe sopportare di doversi farsi nuovamente rispettare, magari anche con la violenza, e soprattutto non vuole ancora raddoppiare la sua pena, che occupa un libro intero ormai.
Dall'altra parte, non può neanche sopportare che una di loro venga spostata, lontano da lei.«Plazas, Trujillo..»
Subito si alza un coro di detenute contrariate. Antonia Trujillo. È costretta ad andarsene.
Un tonfo al cuore di Macarena, che teme per Kabila a questo punto.
«Se ti spostano vengo con te ugualmente, te lo prometto» Piagnucola la riccia, appoggiando la spalla su quella della bionda. Le due hanno chiarito, la ragazza non ha chiesto niente di niente all'araba, e forse le è convenuto.
«García, Moreno, Zamora» continua l'uomo, prendendosi ogni tanto qualche insulto e qualche sputo.
Macarena ha seriamente rischiato di svenire a quel Zamora, credendo che stesse per nominare quel Zahir, che in pochi sanno pronunciare bene. Il cuore fa un sussulto e riprende a battere. Per un momento ha creduto la stessero portando via, forse un bel po' di tempo fa avrebbe gioito per una notizia del genere, ma ora.. ora è tutto cambiato.
La cerca con lo sguardo e finalmente la trova. Forse, sotto sotto è in ansia anche lei, la vede assottigliare gli occhi sul direttore, probabilmente lo sta maledicendo con quale rito arabo.
La dannata lista finisce, e la bionda può tornare a respirare.
Le guardie ammanettano le sedici ragazze e Saray, Teresa e la riccia si avvicinano ad Antonia per salutarla. Macarena, invece, la saluta da lontano, per poi vederla scomparire dietro le sbarre.Impulsivamente decide di andare vicino all'araba, la paura di perderla è stata grande. Paura che non dovrebbe avere, perché non sono niente, se non acerrime nemiche e questo non potrà mai cambiare.
Ma appena gira lo sguardo, nota Lidia accanto a lei. Le due non si toccano e non si guardano, ma sono vicine e questo basta per capire tante cose.
La bionda non è così stupida da pensare che le due stiano insieme, Zulema non è una donna che fa queste cose, anche se non è neanche la donna che ti fa provare piacere con un solo tocco o che si spoglia davanti a qualcuno, rivelando quella nudità che ha nascosto per tanti anni.L'uomo inizia ad elencare i nuovi lavori ma nessuna sembra ascoltare nulla, li leggeranno in seguito sui fogli che appenderanno per le richieste. Si dirigono tutte nuovamente in cella, un po' scosse.
La bionda si butta sul materasso, sentendosi la testa pesante di pensieri. Zulema la sta letteralmente ammazzando. Nota che finalmente ha la cella tutta per se, in quanto le sue compagne sono andate in cortile per i preparativi della gara di pallavolo.
«Ferreiro alzati, cambio cella» borbotta la guardia, sullo stipite della porta, già con le manette in mano.
«Come? Perché?» chiede subito lei, allarmata.
«Non fare domande e alzati» La bionda prende nervosamente le proprie cose e segue la donna davanti a se. Scendono le scale, percorrono il corridoio e girano a destra. Macarena conosce bene questo posto.
«Cella 236. Avete una nuova compagna, forza.. entra» spinge per le spalle la bionda, con tutti i suoi pochi averi tra le braccia. Per poi trovarsi davanti al caschetto nero e gli occhi verdi più belli del mondo.
«Ci deve essere un errore!» urla Macarena, senza controllo, non sapendo come reagire e cercando di mascherare una felicità sovrumana che le fa spazio nel cuore.
«Rubia.. che gran dejavù» ironizza l'araba, ridacchiando. La gitana sbuffa e si siede sul proprio letto, marcando già il territorio.
La guardia chiude le sbarre e le lascia sole.
«A questo punto era meglio la sorda di prima» borbotta Saray, giocando con il tappo di una bottiglia.
«Saray è così che dai il benvenuto alla nostra nuova amica?» ironizza Zulema, avvicinandosi alla bionda.
«Quale letto vuoi?» chiede ancora, fintamente gentile. Dev'essere uno scherzo.
«Zulema che cazzo stai dicendo?» urla ora la gitana, procurandosi un'occhiataccia dalla mora, che stava palesemente scherzando.
«Rubia se vuoi c'è questo letto, altrimenti il pavimento. Tanto la composizione è la stessa» Fa un occhiolino e si gira, per poi stendersi sulla propria branda e aprire un libro tranquillamente, come se si trovasse in un'oasi.
La bionda non può credere di dover condividere la cella con queste due. Pensa che sicuramente le hanno messe insieme perché tutte e tre sono considerate detenute pericolose, infatti solo loro hanno la divisa nera in tutto il braccio insieme a Goya...
E infatti neanche il tempo di pensarci che la vedono entrare, con quel cazzo di leccalecca in bocca e quell'espressione da psicopatica.
Zulema si mette subito a discutere con la guarda ma non c'è verso, Goya deve restare. Saray prende per un braccio l'araba ricordandole che non può permettersi di finire in isolamento e la grassona.. come viene soprannominata dall'araba... si adagia sul letto sopra quello di Maca.
«Beh, chi lo avrebbe mai detto» esclama la mora, più incazzata che mai. Lanciando uno sguardo alla bionda, che la guarda senza dire nulla.
Spazio autrice:
Surprise, surprise!! Avevo detto che lo avrei pubblicato stasera e invece eccomi qui 😉😉.
Comunque questo è un po' un capitolo di passaggio, i capitoli che adorate tanto arriveranno presto non temete, ma insieme a questi.. anche tanti segreti, problemi e litigi. 😬🥰
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Non è detto
Fanfic"E tu cosa aspettavi, a dirmi quello che dovevi dire, a non rischiare niente, non vai all'inferno e neanche sull'altare. E noi così distanti a sopportarci con educazione, la colpa non esiste ma ognuno prenda la sua direzione. Perdonami per questi gi...