Come fanno gli opossum

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Quando finalmente uscirono, Samantha fu sorpresa nel costatare che fuori batteva ancora il sole: chissà perché, si era immaginata fosse già calato il buio. Piacevolmente stupita, si beò quindi del giorno ancora pieno di vigore, riempiendosi di luce tersa gli occhi sgranati.

Il mondo brillava con la limpidezza del primo pomeriggio e nel cielo, nitido e azzurro come lo disegnano i bambini, fluttuavano banchi di nuvole placide. Alcune sottili e sbrindellate, altre grasse e spumose come panna montata.

Samantha ispirò a fondo l'aria pulita, offrì il suo corpo al vento tiepido e si diede due colpetti sulle guance per scrollarsi di dosso le strane sensazioni che l'avevano pizzicata nelle ultime ore. Proprio in quel momento, qualcuno richiuse brusco la porta di ingresso alla centrale, producendo un tonfo fragoroso che strappò la ragazza dal suo incantevole momento di tutt'uno col mondo.

"Oh, ma che modi!" esclamò risentita, cercando immediatamente supporto nei volti degli amici, che però sembravano essere un po' troppo intontiti per curarsi delle inesistenti buone maniere dei loro anfitrioni.
Gli uccellini gorgheggiavano nei loro nascondigli, il vento bisbigliava nell'erba e loro quattro si fissavano reciprocamente con un generale senso di disorientamento emotivo.

Il viso di Esme, per quanto tutto sommato rilassato, tradiva una certa perplessità, Felix presentava un'espressione molto simile a quella che hanno i bambini quando assaggiano un limone per la prima volta e Alexander aveva tutta l'aria di uno che abbia preso una grossa botta in testa e si sia risvegliato nel baule di una macchina qualche giorno più tardi. Samantha, da parte sua, era più stordita dallo stordimento degli amici che da altro, essendosi praticamente già scordata - in modo più o meno volontario - gran parte delle informazioni di cui erano stati appena inondati.

Continuarono a guardarsi l'un l'altro in silenzio, almeno fino a quando i loro volti non iniziarono a deformarsi e l'intontimento non fu fagocitato da qualcos'altro.
Samantha sentì i lembi delle sue labbra tirarsi, vide quelle di Esme incresparsi, la bocca di Felix fu scossa da un tremito e Alexander si coprì la sua con una mano. Ma alla fine scoppiarono tutti a ridere.

Samantha non si sarebbe potuta spiegare razionalmente il perché di quell'improvviso parossismo di'ilarità, sapeva solo di averne un gran bisogno e non stette lì a pensarci.
Quando si sente il bisogno di ridere, si disse, la cosa migliore è farlo e basta.
Le loro risa risuonavano immotivate, catartiche e stonate nel cielo sereno. Chiunque fosse passato da quelle parti e li avesse visti lì, nel cortile della centrale elettrica, a sghignazzare da soli, li avrebbe sicuramente presi per degli avvinazzati, o per un gruppetto di spostati, oppure ancora per quattro folletti ubriachi di linfa di faggio, e questi pensieri fecero ridere Samantha ancora di più.
Solo dopo un minuto buono le risate iniziarono ad affievolirsi fino a cessare e il monopolio dei suoni fu nuovamente ceduto al frinire dei grilli e al cinguettio degli uccelli.

Si ricomposero con qualche sospiro qua e là. Le guance arrossate e piccole perle di lacrime agli angoli delle palpebre.
Felix si stiracchiò la schiena, visibilmente meno irrequieto.
"Che merda comunque," commentò con un sorriso sghembo ancora sospeso in viso e la voce leggermente arrochita.
"Già," convenne Alexander, asciugandosi distrattamente gli occhi inumiditi. 
Samantha si lisciò il vestito con le palme delle mani e rispinse gli occhiali al loro posto.
"È una mia impressione o quel tizio ci ha detto che siamo un pochino degli sfigati?" domandò sinceramente curiosa. Aveva capito poco del discorso e se ne ricordava ancor meno, ma una delle cose che le era parso di comprendere era proprio quella.

"Seh, direi che riducendo all'osso le sue stronzate il succo è quello," le confermò Felix, dopo essersi schiarito la gola.
Esme annuì ridacchiando, diede poi un'occhiata veloce in giro e cominciò a incamminarsi sul vialetto. 
"Ma dove... dove andiamo adesso?" le chiese Alexander, sfregandosi titubante una mano sul dorso del collo.
La ragazza si voltò e indicò decisa il secchio stretto da Samantha, la quale si ringalluzzì tutta, sentendosi come se avesse fra le mani la torcia olimpica o il Santo Graal. 
Una ruga di incertezza si disegnò sulla fronte pallida di Alexander. "Quindi prendiamo comunque il carburante?"
Esme assentì e ricominciò a camminare, i tre rimasti scrollarono le spalle e la seguirono sui ciottoli ben livellati. 

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