"Ma che cazzo! Cosa si aspetta Sen? Che ce lo facciamo a nuoto? Che ci costruiamo una zattera con i legnetti?" sbraitava Felix camminando avanti e indietro per la strada in un parossismo di irritazione, "Che facciamo il morto tenendoci tutti per mano e lasciandoci trasportare dalla corrente?"
Alexander si teneva ben lontano dal ciglio della carreggiata e fissava il cemento crepato con espressione vagamente nauseata. Esme allungava il collo giù per la scogliera grattandosi pensierosa i capelli sudati.Samantha, invece, capiva poco l'infastidita perplessità dei suoi amici.
Liggiù c'era il mare!, pensava traboccante di euforica sorpresa. Non c'era tempo per essere arrabbiati!Si sporse con un palpito di ebbrezza e guardò giù dal vertiginoso promontorio. Ammirò gli scogli grigi e frastagliati come denti spezzati che racchiudevano una morbida lingua di sabbia finissima. Sulle lenti sporche dei suoi occhiali si dimenò il riflesso delle onde schiumose che si infrangevano sulla costa in un miliardo di sciabordanti spruzzi che facevano bruciare gli occhi solo a guardarli. Oh sì! Era proprio il mare! Il suo cuoricino scoppiettava in un trilione di bollicine in un attacco di inarrestabile effervescenza. Il mare! Quella distesa d'acqua sconfinata e imbevibile in cui sguazzavano le sirene. Samantha aveva sempre desiderato essere una di loro, tanto che, ogni volta che faceva il bagno, lo faceva con l'intramontabile speranza di vedere le proprie dozzinali gambe umane cementarsi insieme in una squamosa coda di pesce. Non era ancora successo, ma la vita è lunga e piena di scherzetti.
"Poteva esserci una stazione dei treni? Certo che no. Il confine di uno stato straniero? Puah, troppo scontato," continuava Felix prendendo a calci i tocchi di asfalto sbriciolato che gli venivano a tiro, "Ci doveva per forza essere il mare. Il cazzo di mare."
Alexander, pallido più che mai, era appoggiato al guardrail coperto di ruggine e si grattava l'interno dell'avambraccio seguendo i movimenti di Felix con occhi vitrei. Il ruglio altalenante delle onde arrivava fin lì e travolgeva il cervello di Samantha con nitidi ricordi d'infanzia a base di vischiosissime creme solari, montagne di braccioli dall'odore plasticoso e cocci aguzzi di conchiglia sotto le piante dei piedi. L'odore iodato della salsedine impregnava l'aria rendendola molto simile a quella rimestata dagli aerosol. Un altro ricordo di infanzia che Samantha accolse con un brivido di festosa nostalgia."E... ora? C-cosa facciamo?" La voce strozzata di Alexander si stagliò sul vicino ruggito del mare. Felix interruppe sia la sua sferzante sfilata sia la sua feroce nenia di lamentele e gli si andò a mettere accanto scuotendo la testa, incapace di rispondere. Il sole pioveva sul mare in un milione di mutevoli scintillii che Samantha si rammaricò di non poter contare.
A quel punto Esme si inumidì le labbra e batté le mani insieme con un sospiro. "Scendiamo," fu la sua risposta.
"Tuffandoci?" domandò concitata Samantha, un po' perché ci sperava davvero e un po' perché la divertiva assistere alle reazioni degli amici. Felix però fu un po' deludente sotto quel punto di vista, si limitò infatti ad alzare le spalle e sbuffare: "A 'sto punto mi aspetto di tutto".Esme sorrise e mosse la testa verso la scogliera. "Da lì," disse indicando un punto qualche metro più avanti. I tre seguirono la direzione del suo dito: dal campo brullo che si estendeva alla loro sinistra partiva una stretta sequenza di scalette. I gradini erano in un legno molle e tarmato che non dava esattamente l'idea di massima sicurezza, si snodavano fra gli scogli acuminati e inzaccherati di schitte di uccello per sfociare infine sulla spiaggia chiara.
Alexander deglutì distintamente, scrollò il capo come per scacciare lo stordimento e si raddrizzò. "Va bene, andiamo," acconsentì. Felix fece lo stesso, rimettendosi lo zaino che poco prima aveva sbattuto a terra in un moto di ribellione.
Samantha, da parte sua, era così emozionata che non accusava più nemmeno il peso del bagaglio ancorato alle sue spalle. Stavano per andare in spiaggia! Il lamento sordo della stanchezza per la lunga camminata era stato soggiogato dalle grida giubilanti della contentezza. Avrebbero potuto fare un sacco di cose divertenti!, festeggiava fra sé. Forse erano un po' troppo grandi per fare i castelli di sabbia, ma Samantha pensò che sarebbe stato sufficiente cambiare la parola "castello" con "scultura" e le convenzioni sarebbero state ristabilite. Sorrise inebetita di fronte allo splendore delle loro prospettive.
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Didelfimorfi
AdventureQuattro ragazzi si svegliano in posti che, di certo, non sono quelli in cui si erano addormentati. Le cose che succedono dopo sono per lo più eventi aleatori e senza alcun fine apparente, così come, del resto, le nostre insulse vite. Tutti i diritti...