A mali estremi, estremi rimedi

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Andò che alla fine si ritrovarono a dormire nel parco pubblico. Nient'altro che quattro giovani accattoni assopiti fra i cespugli di rose. 

Esme osservò quel grumo di stelle che era il cielo.
Al frinire delle cicale si intrecciava una sinfonia di borborigmi cupi. La ragazza condivideva con afflizione i reclami degli apparati digerenti dei compagni.
D'altra parte, avevano deciso di non spendere tutti i soldi e, usando anche il coupon trovato in quella borsa, si erano riusciti a procurare solo due bottiglie d'acqua, una scatola di biscotti e dei collosi panini con il prosciutto. Uno a testa, per la precisione. 

Un pasto ben misero, che aveva lasciato i loro stomaci vuoti e all'incirca tre euro nelle tasche. La ragazza sospirò, sentendo l'ennesimo gorgoglio che proveniva dal suo ventre affamato. 
Felix, a pochi metri di distanza, continuava a rigirarsi sull'erba, provando a prendere sonno. Samantha, benché in biblioteca avesse dormito della grossa per quasi due ore, era già profondamente addormentata, a giudicare dal respiro lento e regolare. Lo stesso valeva per Alexander, che giaceva in posizione fetale fra le margherite, appoggiando la testa sui jeans accuratamente piegati. Esme lo guardò sollevata: nonostante si fosse sforzata di non darlo a vedere, si era spaventata quando l'aveva visto sbattere a terra. L'aveva, quindi, tenuto sotto osservazione per tutto il pomeriggio, ma il ragazzo sembrava essersi ripreso bene.

Cominciò a sentire quella piacevole sensazione che si prova quando il cervello inizia ad intasarsi di sogni e scivolare nel dolce oblio del sonno. Esme, con quest'ultimo, aveva sempre avuto un rapporto conflittuale, passando da periodi in cui non faceva che dormire, ad altri in cui non chiudeva occhio per giorni. Da periodi in cui i suoi migliori e unici amici si chiamavano Lorazepam e Amitriptilina, a periodi in cui non aveva nemmeno la forza di prepararsi un caffè e, comunque, anche se l'avesse fatto, non sarebbe servito a granché.

Le palpebre le si abbassarono mentre cercava l'Orsa Maggiore in quel groviglio di puntini luminosi. 

Le riaprì qualcosa come dieci ore più tardi.
Per qualche confuso secondo si chiese perché non si trovasse nella propria stanza, sentendo una vaga sensazione di déjà vu.
A farle riaffiorare tutto alla memoria fu la voce di un'indignata Samantha.
"Ma non ci penso nemmeno!" stava esclamando.
"Non ti guarda nessuno" biascicò Felix, con la bocca probabilmente impastata di biscotti.
"Io non la faccio dietro un albero" sibilò la ragazza sempre più stizzita.

Esme si mise a sedere, sgranchendosi la schiena. Considerando la posizione del sole e l'intensità con cui splendeva, dovevano essere, su per giù, le undici.
Alexander le porse la tonda scatola di latta dei biscotti. Ne erano rimasti solo due interi e qualche frammento burroso.

"Cristo, quante storie! L'abbiamo fatto anche noi".
"Sì, ma per voi è diverso".
"Fare pipì in pubblico è imbarazzante per tutti allo stesso modo, credo" intervenne Alexander con sguardo cupo ed espressione grave.
Esme sorrise, allora era quello il problema?
Ora che ci pensava, effettivamente Samantha non era andata in bagno nemmeno una volta da quando erano arrivati. Aveva declinato con disgusto le modeste offerte dei bagni chimici, tolto ogni possibilità alle piccole toilette dei bar e rifiutato sdegnata di avvicinarsi alla tazza, costellata di goccioline giallognole, nel gabinetto del supermercato. Ora, però, a giudicare dalla pancia gonfia e dall'espressione sofferente, la ragazza sembrava essere giunta ad un punto critico. 

"E va bene, ma voi giratevi tutti dall'altra parte" disse alla fine Samantha e, senza aspettare alcuna risposta, attraversò il prato correndo, per poi sparire dietro ad un cespuglio di petunie viola. I tre rimasti sorrisero scuotendo la testa.

"Comunque io un'altra notte così non la faccio," asserì deciso Felix, "E' la seconda volta nel giro di due giorni che mi sveglio con il corpo che mi fa un male della madonna e sudore da tutte le parti".
Si interruppe per annusarsi un'ascella, solo per allontanare immediatamente la faccia con una smorfia di supremo disgusto: "Sentite? Puzzo come un fottuto camionista che dorma fra le capre e, lasciatemelo dire, per voi vale lo stesso".
Esme, sebbene forse avrebbe tentato di esprimerlo in modo meno rozzo, condivideva ogni singola parola.

"Abbiamo bisogno di soldi" mormorò Alexander, che, alle parole di Felix, aveva assunto un'indefinibile espressione a metà fra pacato divertimento e imbarazzo estremo.

In quel momento, Samantha fu di ritorno: era visibilmente più rilassata e si sedette con un sospiro lieto accanto ad Esme. 

"E come ce li procuriamo? Rapiniamo qualche vecchietta? Potremmo fingerci quelli che controllano il gas e imboscarci in casa loro, i vecchi ci cascano sempre" suggerì Felix, finendo di rovesciarsi in bocca le ultime briciole dei biscotti.

Alexander annuì convinto, a differenza di Samantha, che scosse la testa contrariata: "No, a mia nonna è successo e dopo era davvero molto triste. Mi dispiacerebbe se succedesse anche alla nonna di qualcun altro. Potremmo, invece, allestire uno spettacolino ed esibirci! Ho sempre sognato di fare l'artista di strada!".
Sul volto di Alexander si dipinse una smorfia di pregustata vergogna e rifiuto assoluto, quasi gli avessero proposto di ballare nudo alla festa di laurea. 
Felix sbuffò: "E tu pensi che funzionerebbe? Cioè, lui era per terra apparentemente morto e nessuno si è nemmeno fermato, credi che qualcuno sarebbe disposto a farci la carità?". La ragazza fece per replicare, ma poi abbassò lo sguardo risentita. 

La carità! Ma certo! Un'idea forse un po' cinica prese forma nella mente di Esme, iniziando a brillare con sacrilego splendore. Poteva essere avventato e, se Dio fosse esistito si sarebbe arrabbiato di certo, tuttavia poteva funzionare e, al momento, una morale era un lusso che non potevano permettersi. Non restava che esprimerla anche agli altri.

"E dove li prendiamo allora?" stava domandando Samantha, con la voce piena di delusione per l'accoglienza che aveva ricevuto la sua proposta.

Esme si osservò le mani, concentrandosi intensamente. Sentì le parole solleticarle il palato e posarlesi sulla lingua, chiuse gli occhi.

"In chiesa" riuscì ad espellere.
Alzò lo sguardo: gli altri si erano interrotti e ora la guardavano senza capire. Doveva spiegare proprio tutto lei?
"Le offerte" aggiunse. 

I tre sembrarono far sedimentare le sue parole nelle loro menti.
Alla fine Felix proruppe in una fragorosa risata: "Cioè, prima di adesso non avevi detto praticamente nulla e le prime parole che ti sentiamo dire sono un invito a svaligiare la casa del Padre Eterno?". Esme sorrise divertita ed annuì. 

"Secondo me possiamo provare" farfugliò Alexander. Samantha si strinse nelle spalle, senza smettere di staccare le margherite dal prato per infilarsele fra i capelli.

"Va bene, Miss Anticristo, ti seguiamo" concluse Felix.



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