E così il grande capo, immerso completamente nel lavoro e nei pensieri, non si accorse dell'orario, almeno fin quando non lanciò uno sguardo annoiato al telefono, che si era illuminato per l'arrivo di una mail: 10:30Afferrò quindi tutte le sue cose, e dopo essersi vestito con un cappotto, uscii dall'ufficio. Siccome l'ultimo autobus era passato mezz'ora prima, jungkook optò per chiamare un taxi, ma quando la sua pelle venne a contatto con l'esterno dell'edificio chiuse subito la chiamata, constatando che nessun tassista sano di mente avrebbe voluto accompagnarlo a casa nel bel mezzo di un acquazzone.
Era fottuto, semplicemente fottuto.
"forse sarà meglio trovare un posto dove ripararsi nell'attesa che finisca e poi pensare a come tornare a casa" sussurrò a se stesso, mentre le sue gambe presero meccanicamente a camminare verso un edificio giallo canarino, non tanto lontano da li.
Sperava soltanto che il suo piccolo bar fosse ancora aperto per ospitarlo, ma le disgrazie non arrivano mai da sole, e ben presto il moro dovette fare i conti con la dura verità: aveva camminato per minuti verso un luogo che a quell'ora era chiuso."Grandioso davvero, sembra quasi che la vita ce l'abbia con me" borbottò irritato, appoggiandosi con la schiena contro quelle mura, riparato solo da una piccola tettoia in legno.
Ma per jungkook rimanere da solo in silenzio significava soltanto una cosa: pensieri.
Difatti, il moro ormai annoiato dalla situazione ricominciò a pensare alle parole di wooyoung, ed un senso di colpa iniziò a divorarlo internamente, finché non venne distratto dalla luce dei due fari, seguiti da un rumore di clacson.Una macchina si accostò proprio accanto al suo fragile e ormai freddo corpo, e quando il finestrino si abbassò, jungkook credette seriamente di avere le visioni
"Che ci fai fuori a quest'ora e sotto il temporale jungkook?"
"Aspetto che questo tempaccio si calmi per chiamare un taxi, stamattina sono uscito senza macchina" rispose il moro, cercando di camuffare l'espressione triste che aveva su prima
"Non puoi restare sotto la pioggia, dai sali su, ti do io un passaggio" rispose jimin, allungandosi verso il finestrino vicino a jungkook, che a quelle parole era rimasto come paralizzato
"N-no grazie, io aspetto, ma tu va pure, non p-preoccuparti"
"Jungkook, stai tremando e sei bagnato fradicio, e per di più sei pallido, quindi vedi di salire in fretta che ti riaccompagno a casa" pronunciò il grigio con tono severo, sapendo che solo in quel modo jungkook lo avrebbe ascoltato
Come previsto infatti, il più piccolo salii in auto con la testa bassa, infilandosi subito le mani nelle tasche del suo grande cappotto, scusandosi immediatamente per il disturbo e dando a jimin il suo indirizzo di casa.
I primi minuti di viaggio furono completamente silenziosi: jungkook si sentiva troppo colpevole per potergli anche solo rivolgere uno sguardo, puntandolo infatti fuori dal finestrino, mentre jimin aveva capito che qualcosa stesse tormentando il suo amico, ma non sapeva se chiedere spiegazioni o meno
"Jungkook posso chiederti che ti succede? Non mi sembra tu stia un granché bene"pronuncio in fine il maggiore, con il tono più delicato possibile
Il grande Ceo a quelle parole sussultò e si girò piano nella direzione del guidatore, cercando il più possibile di acquisire un'espressione neutra e forte
"Nulla di che hyung, ho soltanto un po' di influenza e sono un po' stanco dal lavoro, oggi non ho staccato un secondo"
Sperava con tutto il cuore che jimin credesse alle sue parole, non aveva voglia di dare spiegazioni, non voleva tornare a piangere, non voleva e non poteva, non difronte al suo hyung
"La dove la voce confonde, gli occhi non riescono a mentire"
"C-cosa hai detto?" Chiese titubante il minore, avendo perfettamente sentito quelle flebili parole uscire dalle labbra del grigio ma non volendo crederci
"Era una fredda giornata di inverno e ci eravamo seduti al nostro solito tavolino nel bar, aspettando che il tempo migliorasse un po'. Avevamo fatto la nostra solita passeggiata come tutti i giorni per quei lunghi viali alberati, ma quel giorno io avevo litigato per l'ennesima volta con i miei genitori. Tu avevi notato che qualcosa non andasse ma più cercavi di chiedermelo più io rispondevo vago e cambiamo argomento. Non volevo dirtelo, non volevo che tu mi volessi debole ne tantomeno volevo che quelle teste calde dei miei genitori mi rovinassero il tempo con te, perciò continuavo a dirti che stavo bene e che ero un po' stanco, finché tu al bar non mi dissi quella frase: «La dove la voce confonde, gli occhi non riescono a mentire». Quella frase mi rimane cosi tanto impressa nella mente, diventò una sorta di insegnamento di vita che ancora oggi custodisco geloso nel mio cuore"
Il moro ormai, divenuto un bagno di lacrime, incrociò gli occhi con quelli del maggiore, che li stacco per qualche secondo dalla strada, e constatò quanto effettivamente jimin fosse straordinario nel suo piccolo
"potrai mentire al mondo, e forse il mondo passerà oltre perché il esso non ti conosce, non é capace di guardare oltre le ossa, e forse nessuno ne é capace veramente, ma col tempo io ho imparato a leggerti gli occhi, perché ogni tua emozione tu la trasmetti nei tuoi profondi pozzi marroni, quindi forse sarò insistente, ma io non riesco a guardarti negli occhi e fingere che vada tutto bene kook, non ci riesco proprio. Vorrei provare ad essere davvero un amico per te, ho bisogno di te, ma non posso riuscirci se tu non ti apri con-"
"Ti prego Non f-farti più del male p-per me"
Ehila!
Come state? Spero davvero bene.
So che questa storia ha molta poca "jikook" ma dovete tenere duro ancora un po', questa separazione non sarà eterna.
Spero con tutto il cuore che questa storia vi stia piacendo.
Ilysm🍒🌙
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𝙤𝙪𝙧 𝙨𝙚𝙖𝙨𝙤𝙣 (𝑝𝑗𝑚.𝑗𝑗𝑘)
Romance"hai costruito una vita senza di me, quindi ora non provare a rientrare nella mia e scombussolare tutto. Non ti azzardare, io non lo merito Jungkook" ↠ boyxboy ↠ smut/soft ↠ don't like? don't read!