Capitolo 21: Eloise

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Nell'esatto momento in cui la mia sveglia iniziò a risuonare per la camera aprii di scatto gli occhi e subito mi affrettai a spegnerla, prima che si svegliasse qualcun'altro, e ringraziai al cielo quando mi resi conto che Asher era andato via dopo che mi ero addormentata.

Non avevo idea del perchè la sera precedente gli avessi chiesto di rimanere con me, sapevo solo che in quel momento volevo stesse vicino a me, avevo bisgno di quella persona che c'era sempre stata nella mia vita.

Presi le due lettere che avevo scritto in precedenza e le riposi sulla mia scrivania ormai svuotata, poi mi misi i vestiti che avevo già scelto in precedenza per il viaggio e chiusi lo zaino che avrei portato con me, le valige erano già state portate al piano di sotto. Controllai di avere tutti i documenti necessari all'imbarco inseriti nello zaino e uscii dalla mia camera cercando di fare il meno rumore possibile, percorsi il corridoio silenziosamente finchè mi ritrovai davanti alla porta che dava alla camera di Ashley.

Bussai delicatamente due volte, non rispose e intuii che stava dormendo, come era normale d'altronde, dunque entrai lo stesso e chiamai piano il suo nome affinchè si svegliasse.

Appena aprì gli occhi e mi vide sobbalzò per lo spavento e dovetti metterle una mano sulla bocca per evitare che facesse troppo rumore:<<Sta zitta!>>

<<è successo qualcosa?>> domandò in un sussurro mettendosi a sedere.

Scossi la testa:<<Sto partendo>>

Lei mi guardò sconvolta:<<Ma l'aereo è pomeriggio...>>

Scossi nuovamente la testa:<<è tra meno di un ora, sto per andare>>

<<Ma Asher e Cedric credono che...>> iniziò, poi incorciò il mio sguardo e capì <<Non li vuoi vedere, vero?>>

Improvvisamente posai gli occhi sul pavimento:<<Non posso affrontarli... sono confusa e non ho il coraggio di guardarli in volto>>

Fece mezzo sorriso che probabilmente doveva essere incoraggiante, ma l'esito che sortì fu quello che sembrasse una smorfia:<<Gli dirò che avevi bisogno di spazio>>

Annuii mantenendo lo sguardo basso.

<<Capiranno>> cercò di incoraggiarmi scompigliandomi i capelli appena sistemati.

<<Oppure mi odieranno>>

<<Non ti odierebbero mai, ti amano troppo>>

Mi morsi il labbro sentendo una fitta al cuore.

<<Mi mancherai>> ammise poi.

<<Anche tu...>> mi abbracciò <<con Esme stavamo pensando che è l'ora di fare una bella vacanza per rilassarci... cosa c'è di meglio di Parigi per una coppia?>>

Sorrisi divertita:<<Allora ti aspetto>>

Poi sentii il rieccheggiare dei tacchi di Ilenya per scale, questi mi fecero capire fosse l'ora di andare via.

<<Ci vediamo>> la salutai stringendola ancora più forte a me <<a presto.>>

<<A presto>> mi salutò, nello stesso istante sentii mia madre che chiamava il mio nome e capii che ormai era ora di andare.

Vidi Los Angeles che mi era sempre sembrata così grande, con i suoi grattacieli e i suoi palazzi enormi, divenire piano piano più piccola, mentre il sole iniziava a splendere, finchè non mi ritrovai tra le nuove, dove sarei voluta restare in eterno... dove sembrava tutto perfetto e bello.

L'aereo non era del tutto pieno, ma quasi, c'era uno scalo e basta in programma, mia madre aveva cercato di evitarmeli quando aveva programmato il viaggio.

Quando arrivai a Parigi, fortunatamente il tassista non aveva problemi con l'inglese e capì subito dove fossi diretta, mia madre mi aveva preso una stanza in un campus molto vicino sia alla clinica dove mi sarei dovuta recare settimanalmente per i vari controlli, sia alla scuola dove avrei dovuto seguire tutti i corsi.

Quando entrai nella mia nuova camera non mi sofferami troppo con lo sguardo sull'arredameno, ma corsi subito alla finestra dalla quale si aveva una buona veduta su tutta Parigi... Parigi, la città dell'amore.

RIpensai alle lettere sulla mia scrivania nella camera a Los Angeles, nelle quali mi scusavo con loro due per essemene andata così, non avevo citato e nemmeno accennato al nostro strano triangolo amoroso e sperai che capissero quanto mi sentissi confusa in quel momento.

Avevo sempre collegato la calma e la sicurezza che mi trasmetteva Asher, come un richiamo dello stesso sangue; invece la esensazione che niente potesse andare male che mi veniva provocata da Cedric, come amore romantico.

Ma ora non ne ero più certa, ero sicura che l' amore che provavo verso Asher fosse solo un amore fraterno e non qualcosa di più?

Come potevo definirlo un richiamo dello stesso sangue, se non avevamo lo stesso sangue?

Forse ero una stronza, o meglio, mi stavo comportando come tale, ma non sapevo in quale altro modo comportami con Asher e Cedric... solitamente nei romanzi che avevo letto era sempre il migliore amico quello innamorato di te, non tuo fratello e per ovvi motivi.

Non sapevo se per Cedric, eravamo ancora una coppia poichè effettivamente non ci eravamo lasciati, oppure per lui la mi adecisione di partire senza salutarlo equivalesse a una rottura della nostra relazione. Sinceramente non ero nemmeno certa di volerlo sapere.

E poi c' era la paura, la paura di essere trovata.

Non ero abituata a scappare, non ero mai fuggita davanti ai problemi e non mi ero mai nascosta davanti a nulla durante la mia vita; ma in quel momento, non potevo farne a meno: dovevo fuggire come un malvivente.

Sentivo sempre il cuore pesante e i battiti molto più veloci del consueto... era così che si sentivano i fuggitivi? Come facevano a convivere con quelle sensazioni, quella paura assordante?

Il panico che chiunque poteva essere colui che avrebbe voluto porre fine alla tua esistenza, trovarsi sempre in posti sconosciuti da sola.

Avevo sognato di viaggiare, ma con Ashley e Loreal, non sola... e soprattutto, avevo sognato di viaggiare, non di fuggire.

Compii un profondo respiro per calmarmi prima di andare totalmente nel panico, tanto andare del panico non mi avrebbe aiutato, non potevo fare nulla per aiutarmi; non mi rimaneva che continuare la terapia, continuare gli esercizi in modo assiduo e cercare di riconquistare la mia danza. Oltre a quello non potevo fare nulla, se non sperare che i colpevoli venissero catturati il prima possibile.

Solo quando ciò sarebbe accaduto, forse avrei potuto smettere di avere paura.

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