Quando con fatica riuscii nuovamente ad apire gli occhi, mi risvegliai in una camera che non ebbi molta difficoltà a riconoscere sebbene non fosse la mia camera... avevo passato ore, se non addirittura giorni, a fissare quei muri bianchi, quell'armadio bianco e quel tavolino bianco.
Era la camera in cui mi mettevano quando dovevo fare i controlli, precisamente ogni mercoledì, dal mio risveglio, dopo l'intervento che mi aveva strappato dalla morte un secondo prima che fosse troppo tardi: ogni mercoledì entro le dieci mi dovevo presentare, per poi aspettare che mi facessero tutti i controlli necessari; che andavano dalla frequenza del battito cardiaco al dolore che provavo quando mi venivano mosse le gambe.
Solitamente, quelle giornate in quella stanza le passavo sola, oppure con mia madre; mentre quel giorno quando mi risvegliai ero circondata da persone che mi guardavano come in attesa di un miracolo.
C'erano i miei genitori, i gemelli e un medico, che smisero di parlare ta di loro non appena aprii gli occhi.
<<Eloise?>>chiese titubante mia madre.
<<Si?>>
In quel '' si'' lei sembrò quasi ritrovare il respiro e la forza di respirare. Il medico iniziò ad annotare qualcosa su un suo foglio.
<<Posso finire di parlare con voi in privato? Poi vi lascio parlare con vostra figlia e quando avrete finito la visiteremo>> disse il medico rivolto ai miei genitori che annuirono e uscirono lasciandomi sola con i gemelli.
<<Come ti senti?>> chiese dolcemente Ashley mentre Ashcer mi prese la mano destra che stava inerme accanto a me e la strinse, poi iniziò a disegnare dei cerchi sul dorso.
<<Confusa>> ammisi <<è stato un calo di zuccheri, vero?>>
I gemelli si scambiarono un occhiata prima di tornare a guardare me.
Ashley scosse al testa:<<Ehm, no... sai per quanto tempo non ti sei svegliata?>>
<<Bhe... un paio di ore?>>
<<Sei giorni>> disse Asher alzando per la prima volta lo sguardo dalle nostre mani e incrociando i miei occhi; in quel momento scorsi gli occhi lucidi, le lacrime che cadendo gli avevano rigato il volto e delle occhiaie molto evidenti.
Era la prima volta che lo vedevo piangere e faceva male vederlo in quello stato.
Mi passo una mano tra i capelli:<<Eloise, non possiamo perderti... non posso perderti>>
<<Sto bene>> dissi sperando che potesse essere d'aiuto affinchè si tranquillizzasse, poi mi rivolsi ad Ashley <<cosa è successo?>>
Lei guardò il soffitto e io capii che qualsiasi cosa avrebbe detto, sarebbe stata una bugia:<<Non lo sappiamo>>
Nemmeno provai a scoprire la realtà, perchè anche lei era sull'orlo delle lacrime e intuivo che la verità era qualcosa di terribile, e forse, neanche loro la sapevano.
Ci interruppe mia madre che entrò e iniziò con la parte della madre ansiosa e preoccupata per la figlia, superata la prima fase cambiò repentinamente argomento quasi temesse una mia domanda.
<<Ti ricordi quando con il tuo fisioterapista avevamo parlato di quella clinica in Francia? Quella che ti avrebbe dato ottime opportunità di ritornare a danzare in tempi brevi?>> chiese e io annuii... come avrei mai potuto dimenticarmene?
Si morse con nervosismo il labbro inferiore:<<Ha chiamato ieri, dice che sei pronta e che hanno posti liberi, quindi puoi già andare>>
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Any Step A Lie
Storie d'amoreSe c'è una cosa che Eloise ha capito è che niente è eterno. I sentimenti tanto quanto le cose. Dopo quel fatidico giorno, che doveva essere perfetto, tutto nella sua vita crolla, pezzo dopo pezzo fin quando si rende conto che ogni cosa la circondava...