Era successo tutto in modo talmente veloce che facevo fatica a recepire... trenta secondi prima il mio cuore si era fermato mentre avevo incrociato i loro occhi, per qualche secondo mi sentivo come se tutto stesse andando bene, come se finalmente, dopo tanto tempo, ogni pezzo del puzzle stava per essere ricomposto in modo da creare una combinazione perfetta.
Poi, trenta secondi dopo, era tutto crollato.
<<Cedric>> afferrai la sua mano e la strinsi, avrei voluto fare di più, avrei voluto saper fermare quella dannata emoralgia, e più avanti, quando rintrovai il coraggio di ripensare al giorno più brutto della mia vita, mi maledissi mentalmente per non aver seguito i corsi di medicina fatti a scuola... ma la verità purtroppo era un altra, come ci avrebbero detto dopo i medici, il proiettile aveva colpito un punto vitale.
Anche se ci fosse stato là il miglior medico di tutto il mondo, non avrebbe potuto far nulla per poterlo salvare.
<<Andrà tutto bene>> le parole che gli sussurrò Asher inginocchiato accanto a me, al suo capezzale, risuonarono vuote e prive di senso.
Ma non risuonarono tali solo a me, anche Asher si rendeva conto che, sebbene esistessero i miracoli, stava perdendo troppo sangue e nemmeno un miracolo avrebbe più potuto salvarlo.
<<Sto morendo...>> disse consapevole di dire la verità.
Non riuscii a finire la frase perchè fu interrotto da un conato di vomito che invece essere del tipico colore disgustoso, era di un terrificante rosso sangue.
Anzi, non era di colore rosso sangue.
Era sangue.
<<No, no... Cedric, non puoi>>
Stinsi la sua mano ancora più forte, come se stringendolo a me avrei potuto impedire che andasse via.
Lui scosse debolmende la testa, per farmi zittire e alzò leggermente una mano , poi però la fece ricadere accanto al suo corpo perchè ormai non aveva più la forza di muoversi, gli rimaneva solo il fiato per un altra manciata di secondi prima che andasse via.
<<Ora sorridi, sorridi sempre, perché sei bellissima quando lo fai. Sorridete tutti, perché quando sorriderete la vita sorriderà a voi>> dopo aver pronunciato queste ultime parole con tono flebile, con gli occhi che gli brillavano di quella luce che era solo sua, chiuse le palpebre per sempre.
Provai, provammo a chiamarlo, come se ci potesse rispondere... a cercare battito cardiaco ovunque: nei polsi, nella gola, ma tutto il sangue che avrebbe dovuto scorrere nelle vene, era cosparso sul resto del suo corpo.
Posai le labbra sulle sue, un ultima volta, sperando che prima di salire al cielo sapesse la verità:doveva saperla.
Io lo amavo, non sapevo come lo amavo.... forse nel modo giusto, o forse nel modo sbagliato, ma cosa importava?
Lo amavo, senza sapere come, ma ero certo di amarlo.
Forse come un fratello, forse come si ama un marito o come un figlio... o forse in tutti e tre i modi.
Ma era un pezzo di me.
Lanciai un urlo disperato, poi trovai la forza di scoppiare a piangere.
In tutto non mi ero nemmeno resa conto di tutto quello che era accaduto attorno a me; mi ero persino dimenticata di essere nel cortile del lycee, con tutti che mi guardavano pietosi, terrorizzati e incuriositi.
Non solo studenti, ma anche insegnati, le macchine nel parcheggio non si muovevano come avrebbero dovuto, ma tutti erano concentrati su quello che stava accadendo.
Dalle case vicine le persone si erano affacciate dalle finestre, incuriosite, mentre qualche mamma cercava di allontanare il proprio bimbo dalla vista di quella scena orripilante, cercandogli di nascondere la crudeltà del destino ancora per qualche anno, fin quando non sarebbe andato di notte e mentre il bimbo ormai diventato adolescente dormiva, si sarebbe infilato nella sua mente sconvolgendogli la vita.
E quando il destino sarebbe entrato nella vita del proprio pargoletto, la madre avrebbe anche potuto barattare la propria anima con il demonio, il destino avrebbe comunque fatto il proprio corso.
Si iniziarono a sentire delle sirente, prima quelle della polizia, poi quelle dall'ambulanza e io trovai il coraggio di alzare lo sguardo, ma era tutto offuscato dalle lacrime.
Non capivo, non capivo cosa fosse successo... chi aveva sparato? E perchè avevano sparato a lui e non me? Perchè non aveva riprovato a colpire me?
Si era reso conto di non aver preso me, ma una persona pura e innocente? Si era reso conto, quel bastardo, di aver ammazzato un angelo?
Quando i medici mi strapparo Cedric dalle braccia, io mi risvegliai in parte dal mio stato catatonico, tuttavia continuavo a non capire nulla, ma comunque il peso terrificante della realtà mi iniziò a schiacciare.
<<Chi ha sparato?>> domandai alzando il tono di voce.
<<è scappato>> sussurò Asher con lo sguardo vitreo.
<<Perchè? Io sono qua!>> urlai <<Avanti, chi è il prossimo? Sono qui, davanti a voi, ammazzatemi e basta. Ma non toccate più la mia famiglia... ve lo chiedo io di ammazzarmi, contenta zia? Ci sei riuscita! Ma fatela finita>>
Poi crollai a terra e iniziai a boccheggiare tra le lacrime in cerca d'aria, aria che non riuscivo a trovare.
Asher si avvicinò bloccando con un gesto un medico che si stava avviconndo per soccorrermi e mi abbracciò, tranquillizzandomi quanto bastava per farmi tornare a respirare, anche se non in modo regolare.
Ma non ero certa che sarei mai più riuscita a respirare in modo regolare, consapevole che quel corpo doveva essere il mio.
Dovevo morire io.
Cedric era morto per me.
Per me.
E io avrei dovuto vivere con quella consapevolezza... che lui era morto per me.
Amandomi.
E io non ero mai a riuscita a dirgli quanto era importante per me.
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Any Step A Lie
RomanceSe c'è una cosa che Eloise ha capito è che niente è eterno. I sentimenti tanto quanto le cose. Dopo quel fatidico giorno, che doveva essere perfetto, tutto nella sua vita crolla, pezzo dopo pezzo fin quando si rende conto che ogni cosa la circondava...