Liam ripartì con in mente già chiara la sua destinazione, aveva nella testa mille domande ma anche mille dubbi. Parcheggiò nelle vicinanze dell'appartamento del moro, faceva freddo quel giorno così dopo aver ricontrollato più volte di aver chiuso bene l'auto, si strinse nel suo giacchetto di jeans. Aveva paura anche se cercava di negarlo, quel posto non era proprio rinomato per passeggiare in tranquillità. Gente ubriaca, già a quell'ora del giorno, si aggirava per le strade del quartiere mentre ragazzini cresciuti troppo in fretta giocavano ad inseguirsi per poi fingere una guerra e uccidersi.
Che gioco stupido, pensò Liam.
Passò davanti ad una tavola calda, l'insegna in legno rovinata da un lato gli ricordava i film ambientati nel vecchio West, i tavoli all'esterno erano pieni di uomini ingordi e ubriachi, affiancati da ragazzi poco più grandi di lui che bevevano allegramente dal loro boccale di birra, Liam non voleva e non doveva farsi notare. Cercò di camminare in disparte, tenendosi sulla destra, dall'altro lato della strada ma in quel posto le facce nuove non passavano di certo inosservate.
"Ehi!" si sentì chiamare "dove vai ragazzino?"
Un uomo sulla quarantina si avvicinò dopo aver calpestato ai suoi piedi una sigaretta ormai consumata.
Liam non rispose, finse indifferenza e proseguì lungo la strada, cercava di tenere lo sguardo fisso in avanti, l'odore dell'alcool era già arrivato alle sue narici, forte e aspro, fino a provocargli un leggero stordimento.
"Ti sei perso?" continuò l'uomo ridendo.
"È un brutto posto per perdersi questo, sai?" intervenne un altro provocando le risate generali.
Liam non riusciva proprio a capire quanti fossero ora, non poteva girarsi, quell'odore acre gli ricordava un film dei pirati che aveva visto da bambino e lui gli aveva sempre odiati i pirati.
A parte Jack Sparrow, ovviamente.
"Forse ha perso la lingua!" Sentì dire da un altro uomo ancora.
"Controlliamo!" disse qualcuno ridendo.
Liam tentò di accelerare il passo ma venne circondato in pochi secondi, era spacciato, voleva scappare ma non riusciva a muoversi con i muscoli che si rifiutavano di rispondere ai suoi comandi. Rimase imbambolato mentre osservava quei corpi sudici avvicinarsi e le mani luride di un uomo avvicinarsi terribilmente al suo viso. Liam serrò gli occhi e per un attimo smise di respirare, in fondo ci era abituato, nessuno lo toccava dolcemente, non sapeva nemmeno cos'era una carezza. Aspettò ad occhi chiusi un contatto più violento ma l'unica cosa che avvertì fu uno spostamento d'aria.
Aprì lentamente gli occhi ed indietreggiò mentre la faccia di un moro si faceva chiara davanti ai suoi occhi.
"Cosa diavolo state facendo? Via di qui e tornate a bere quelle porcherie e ubriacarvi!" La voce dura di Zayn fece indietreggiare gli uomini.
"Scusa Zayn, non sapevamo fosse un tuo amico!" Si giustificò qualcuno.
"Ora lo sapete, vedete di portare il culo lontano da qui!" rispose duro Zayn.
Il gruppo non protestò minimamente e si allontanò tornando alla tavola calda, a bere e ridere come se nulla fosse successo. Zayn si voltò verso l'altro ragazzo dapprima con sguardo duro e poi disse:
"Spiegami perché continuo a salvarti la vita." disse a Liam, continuando a guardarsi intorno con uno sguardo allarmato.
"N-non lo so" disse Liam imbarazzato stringendo le spalle.
"Devi andartene, oggi non è giornata." disse il moro duramente.
"Devo parlare con te!" continuò Liam riprendendo ad usare un tono autoritario e di sfida.
"Parliamo un altro giorno, ora vai!" replicò Zayn spronandolo ad andare via. Voleva terribilmente che il ragazzo si allontanasse da quel posto, ma Liam continuava a guardarlo. "Perché?" domandò semplicemente senza dargli il minimo ascolto.
"Cazzo, ascoltami per una volta nella tua via, vattene!" urlò Zayn.
"Perché vuoi che vada via, non ce lo presenti?" Una voce divertita arrivò dritta alle spalle di Zayn,
che, dopo essersi irrigidito, strabuzzò gli occhi uccidendo Liam con lo sguardo.
Il più piccolo si mise automaticamente dietro il moro, nonostante fosse più alto rispetto a lui, si sentiva inferiore e sicuramente tra i due, quello ad aver bisogno di protezione non era di certo Zayn. Il moro intanto aveva riacquistato la sua prontezza e fronteggiò l'altro uomo senza paura, o almeno così sembrò a Liam.
"Non è di queste parti!" disse Zayn tranquillamente.
"Oh, sentiamo da dove viene?" chiese l'uomo avanzando verso di loro.
Zayn portò istintivamente una mano all'indietro fino a sfiorare la gamba di Liam, si voltò verso di lui per un secondo e mimò con le labbra un'unica parola.
"Corri!" sussurrò scattando in avanti, afferrò il braccio di un Liam ancora scosso e corse via tra le strade del suo quartiere mentre sentiva i passi di quegli uomini farsi vicini. Mentre Liam sentiva il suo cuore battere all'impazzata in un misto di paura e adrenalina, mentre cercava ancora di capire cosa stesse accadendo, Zayn conosceva benissimo la situazione e quali potevano essere i possibili sviluppi perciò "Sbrigati!" disse trafelato.
Liam tornò in sé e comincio a correre con tutte le sue forze sempre ancorato alla mano di Zayn.
Sentivano le imprecazioni degli uomini dietro di loro e questo non faceva che aumentare il ritmo della loro corsa, in modo tale da seminarli il più possibile.
Zayn voltò all'ultimo minuto in una stradina e continuò a correre, Liam stava quasi morendo d'infarto, non era mai stato un amante degli sport ma preferiva morire correndo che nelle mani di quei tipi.
"Resisti, ci siamo quasi" disse Zayn stringendo la presa sul braccio di Liam per rassicurarlo.
Un ultimo scatto e svoltò a sinistra ritrovandosi la sua amata Kawasaki ninja davanti, imponente e nera, come lo era lui.
"Non abbiamo tempo per il casco salta su!" disse a Liam che non se lo fece ripetere due volte. Salì dietro al moro e si aggrappò saldamente a lui mentre quest'ultimo partiva sgommando tra gli insulti di quegli uomini.
Sfrecciarono nelle strade scure e tetre del Bronx, le strade erano dismesse e le case in alcuni punti sembravano vecchie baracche per il bestiame, Liam chiuse gli occhi e quanto sentì una folata di vento più forte delle altre si rese contro di cosa stava facendo. Si strinse ancora di più al moro che in risposta accelerò ancora di più e si piegò fino a sfiorare l'asfalto. Liam era sicuro che avrebbe vomitato continuando di quel passo, ma non voleva passare per un bambino pauroso, così chiuse gli occhi cercando di respirare piano.
Zayn sorrise, si stava divertendo, sentiva il terrore provenire dal corpo di Liam e il suo respiro irregolare, ma quando il ragazzo si strinse ancora di più a lui, decise di rallentare e, dopo essersi assicurato di non avere nessuno alle calcagna, accostò.
Liam non si accorse nemmeno di essersi fermato, troppo era spaventato, continuava a stringere convulsamente la vita del moro, solo le risate del ragazzo davanti a lui lo fecero rinvenire, aprì gli occhi e si guardò intorno, si staccò immediatamente dal corpo del ragazzo e scese tremante sull'asfalto. La testa girava e non sentiva più le gambe, tremavano e aveva l'impressione che sarebbe caduto da lì a pochi secondi, cosa succedeva? Era questa l'adrenalina di cui tutti parlavano?
"Dovresti vederti!" Lo schernì Zayn.
"Si può sapere chi diavolo ti ha dato la patente?" rispose Liam stizzito.
"Chi ti ha detto che ho la patente?" disse serio l'altro.
Liam strabuzzò gli occhi guardandolo sconcertato, ma prima che potesse ribattere Zayn lo fermò.
"Scherzavo, scherzavo, prima che ti venga un infarto!" rise Zayn.
Liam però non rideva. Forse per il troppo spavento, o forse perché era davvero curioso di sapere, acquistò un tono più sicuro e affermò con decisione: "Mi devi delle spiegazioni" incrociando le braccia e cercando di nascondere il fatto di non essersi ancora del tutto ripreso da quella corsa in moto.
"Non ti devo niente, anzi sei tu che mi devi la vita!" rispose Zayn che invece se ne stava tranquillo ancora sulla sua moto.
"Chi erano quegli uomini?" chiese ignorandolo Liam.
"Uomini" disse Zayn scrollando le spalle.
Liam si stava innervosendo, erano fermi in quel parcheggio deserto e non aveva voglia di mettersi a battibeccare con Zayn, voleva delle risposte, l'aveva cercato per quel motivo e avrebbe ottenuto quello che voleva.
"Non prendermi in giro!" disse alterato.
"Cosa vuoi che ti dica? Dovresti imparare ad ascoltarmi e non fare di testa tua!" rispose Zayn sfilando una sigaretta dalla tasca e portandola alla bocca.
"Voglio sapere!"
"La verità fa male Liam" disse il moro con non curanza aspirando una boccata di fumo.
Liam lo guardò qualche secondo, per la prima volta l'aveva chiamato con il suo nome e quella cosa gli faceva uno strano effetto.
"Cosa c'entro io? Come potrebbe farmi male?" disse poi, riflettendo sulle parole del ragazzo.
"Se ti porto in un posto mi prometti che dopo sparirai dalla mia vita?" disse serio Zayn.
Liam rimase un po' a ponderare sulle sue parole, quel ragazzo lo intrigava, la sua sete di curiosità lo spingeva a dirgli di sì, ma non voleva lasciarlo andare.
"Portami a casa" disse risoluto.
"Cosa?" chiese confuso Zayn.
"Ho detto portami a casa, se quello è il prezzo da pagare non voglio sapere." disse ancora fronteggiandolo.
"Stupido ragazzino, perché vuoi continuare a far parte della mia vita?" sbottò Zayn staccandosi dal seggiolino della moto.
"Perché ho deciso così!" rispose.
In realtà Liam avrebbe voluto rispondergli che per la prima volta in vita sua aveva trovato qualcuno con cui si sentiva al sicuro, qualcuno che non lo faceva sentire spaventato e fuori posto tutto il tempo. Qualcuno che non lo guardava solo per poi fargli del male.
"Forza salta su che ti porto a casa" sbuffò il moro sedendosi sul suo gioiellino nero.
"Metti il casco." disse risoluto allora Liam guardando l'orologio.
"Cosa? No!" esclamò Zayn allibito.
Liam sapeva che a quell'ora suo padre era in casa, non voleva che vedesse Zayn.
"Per favore" chiese guardandolo con gli occhi lucidi.
Zayn stava per ribattere qualcosa di pungente ma si bloccò e annuì semplicemente.
Ci pensò un po' su poi "Sono zombie" disse salendo sulla moto.
"Cosa?" chiese Liam.
"Non nel vero senso della parola, non siamo in una serie tv, ma è come se lo fossero,
vagabondano senza anima in giro a toglierti la vita, a mangiarti quel poco che hai e ti succhiano a fondo, insieme a loro!" disse evitando gli occhi del ragazzo.
"Tu non sei così." disse Liam provocando la sua risata.
"Faccio quello che fanno loro, non posso essere diverso!" sorrise sarcastico.
"Ora salta su, già ti ho detto troppo!" disse.
Indossò il casco e Liam tornò a posizionarsi dietro di lui, lo strinse ancora e partirono.
Zayn conosceva benissimo la residenza dei Payne così si ritrovò a fare scorciatoie della città che nemmeno Liam conosceva.
Come previsto le luci di casa erano accese, Liam con un piede coprì la targa del ragazzo e una volta sceso gli ordinò di fare lo stesso. Zayn lo guardava spaesato da sotto il casco, ma lo sguardo serio di Liam lo fece annuire, senza fare alcuna domanda.
"Poi mi spiegherai perché conosci bene casa mia!" disse Liam.
"È la casa del sindaco, chi non la conosce!" si giustificò Zayn.
"Si, ma quelle scorciatoie?" ribatté Liam.
"Te l'ho già detto, la verità fa male!" disse serio.
Liam voleva ribattere ma la voce di suo padre lo immobilizzò sul vialetto.
"Liam" chiamò dal portone.
"Vattene e copri la targa!" disse Liam a Zayn.
Senza aspettare una sua risposta si girò e cominciò a camminare incontro al suo destino.
*
Harry e Louis erano in giro per negozi da più di due ore, avevano in mano una quantità sproporzionata di jeans, magliette, felpe, calzini, scarpe e ancora maglie.
"Dio Lou, fermiamoci un po'!" disse Harry.
"Cosa? No! Dai guarda che bello quel pantalone!" sbuffò il più grande.
"Dovevo dare ascolto a Liam!" sospirò il ragazzo riccio.
"Ah-ah." Si finse offeso Louis incrociando le braccia.
Harry scoppiò a ridere alla vista del labbro sporgente di Louis, si avvicinò ridendo e iniziò a passare la testa sulla sua spalla.
"Smettila di fare le fusa, non sei un gatto!" sbottò Louis, ma in fondo quel contatto lo stava rilassando.
"Come no? Io sono un piccolo gattino!" Sorrise Harry felice.
"Ma per favore!" esclamò Louis ridendo.
Harry si sentiva...libero. Quel pomeriggio nonostante tutte le spese, i pacchi e i commenti di Louis su ogni singolo pezzo di stoffa, sarebbe rimasto nella sua mente per sempre. Aveva camminato e girato per quei negozi come un ragazzo normale, un ragazzo senza pensieri e si sentiva bene, doveva ringraziare solo Zayn per questo.
"Guarda qui!" disse Louis mostrando ad Harry un volantino.
"Cos'è?" chiese.
"Domani inizierà il mese dell'orientamento universitario!" sorrise Louis entusiasta.
"E la cosa dovrebbe interessarmi?"chiese alzando un sopracciglio Harry.
"Ovvio, devo dire a Liam di venire e tu verrai con noi!" spiegò senza problemi.
"Ma scusa voi non vi siete già diplomati?"
"Sì, l'anno scorso, ma ci siamo presi un anno sabbatico per...problemi famigliari..." disse titubante Louis. Tornò con la mente all'anno prima e si lasciò risucchiare da quel periodo, in realtà lui poteva benissimo andare al college già dall'anno passato ma Liam no, suo padre l'aveva obbligato a restare a casa, il suo miglior amico aveva provato a ribellarsi, ma aveva provocato suo padre, così aveva deciso di restare con lui, non poteva abbandonarlo.
Louis era consapevole che Liam aveva troppa paura per affrontare suo padre, ci aveva provato tante volte a farlo ragionare, ad aiutarlo e ad andare alla polizia, ma ogni volta tutti gli davano contro, insinuando che fosse soltanto un ragazzo in cerca di attenzioni, quando lui invece di attenzioni ne aveva già troppe, e non in senso positivo.
"Ehi, Louis? Ci sei?" disse Harry sventolando la mano davanti ai suoi occhi per riportarlo al mondo reale.
"S-sì, scusa! Mi ero perso nei ricordi..." disse tornando a sorridere.
"T-ti va di parlarne?" chiese Harry imbarazzato.
Non sapeva bene come comportarsi, Zayn era sempre stato il suo unico amico e il loro era un rapporto un po' particolare, fatto di tanti silenzi, di rabbia, di rassegnazione e di conseguenza non sapeva cosa fare o cosa dire per non rovinare quello che si stava creando invece con Louis che al contrario era sempre pieno di vitalità, chiacchierava molto e sembrava essere innamorato della vita più di qualunque altra cosa.
"No, per ora no!" Sorrise Louis prima di aggiungere "Prendiamo un gelato!"
Andarono a mettere tutte le buste in macchina per poi rientrare nel centro commerciale e sedersi al bar mangiando tranquillamente un gelato come due vecchi amici. Harry si sentiva bene, o forse si sentiva meglio fino a due secondi fa: il gelato di Louis si stava sciogliendo e il ragazzo stava facendo di tutto per raccogliere ogni singola goccia con la sua, a detta di Harry maledetta, lingua.
Deglutì spostando lo sguardo e prendendo un respiro profondo, non poteva fargli quell'effetto
e soprattutto Louis non doveva scoprire della sua omosessualità, come l'avrebbe presa?
A parte Zayn nessuno ne era a conoscenza, nelle bande del South Bronx essere gay comportava
la diretta espulsione dal clan e una pesante punizione e lui non poteva permetterselo a quel tempo.
Quanto erano ipocriti alcuni uomini, dicevano che essere omosessuale era sbagliato ma loro non si facevano problemi a marchiare la pelle di giovani malcapitati...Harry deglutì.
A distrarlo dai suoi pensieri ci pensò il suo cellulare, lo sfilò dalla tasca rispondendo felice.
"Zay!"
Louis alzò la testa dal suo gelato incuriosito da quella telefonata e fissò Harry.
"Senti Haz, ho bisogno del numero di Liam" disse Zayn dall'altro capo del telefono.
Harry fece una faccia buffa che fece sorridere Louis.
"Perché ti serve?" chiese curioso.
"Ecco...io..." disse titubante l'altro ragazzo.
"Tu? Oh mio Dio cosa gli hai fatto?" chiese Harry allarmato spostandosi in avanti sulla sedia pronto a scattare come se il moro fosse davanti a lui. Zayn usava quel tono solo quando aveva combinato qualcosa di grosso o quand'era preoccupato, scartò subito la seconda opzione perché Zayn si preoccupava solo per le persone a cui teneva.
"Sono preoccupato..." disse il ragazzo dall'altro capo del telefono.
Merda, pensò Harry. Si risistemò sulla sedia, sospirò e:
"Oh, O-okey chiedo a Louis!" disse Harry riprendendosi dallo shock appena avuto.
"È Zayn, vuole il numero di Liam!" disse semplicemente il riccio allontanando di poco il telefono dal suo viso.
"Perché?" chiese Louis stupito, cosa voleva quel ragazzo dal suo amico?
"Non lo so" scrollò le spalle il riccio.
"Passamelo!" disse risoluto Louis.
Quando si trattava di Liam diventava protettivo come una chioccia con i suoi pulcini.
"Dannazione, datemi il numero!" stava urlando Zayn al telefono.
"Intanto ciao, poi che ci devi fare?" chiese Louis osservando Harry mangiare il suo cono al cioccolato e pistacchio.
"Niente, non posso chiamarlo? Sei geloso per caso?" disse sarcastico Zayn provocando un sentimento molto simile alla rabbia in Louis.
"Ma che dici? Mi preoccupo per il mio miglior amico, non mi sembri un tipo che chiama per passare del tempo al telefono, anche perché mi risulta che stamattina a scuola..." provò a dire il castano ma venne interrotto.
"Senti, ci siamo visti oggi pomeriggio, ok? Sono preoccupato!" disse Zayn arrendendosi.
"Vi-vi siete visti? Ok, una cosa alla volta, perché sei preoccupato?" chiese agitato.
"Ecco, quando l'ho accompagnato a casa..."
"L'hai accompagnato a casa?" lo fermò Louis in panico.
"Cazzo, mi fai parlare?" sbuffò Zayn.
"Si, scusa."
"Suo padre..."
"C'era suo padre?" disse ancora Louis prima di sentire uno sbuffo.
"Scusa, scusa, vai avanti!" disse facendo cenno ad Harry di uscire.
"Era strano, mi ha detto di non farmi vedere, di coprire la targa..." disse Zayn spaventato.
Non si era mai sentito così, si sentiva a disagio, lui che era il tipo di ragazzo che non si lasciava sopraffare dai sentimenti, si ritrovava a preoccuparsi per un ragazzo che non conosceva e per giunta figlio di un uomo che a mala pena riusciva a vedere.
"Cazzo, cazzo, cazzo" continuò a dire Louis cercando frettolosamente le chiavi e buttando nella spazzatura il gelato ormai diventato acqua.
"Mi spieghi che diavolo succede?" chiese Harry spaesato entrando in auto e allacciando la cintura giusto in tempo prima che Louis sfrecciasse via.
"Senti vediamoci davanti casa sua tra poco, il tempo di arrivare dal centro commerciale!" disse il castano a Zayn.
"Sono già qui..." confessò quest'ultimo lasciando tutti, sé stesso compreso, stupiti.
Louis trovò il tempo di sorridere prima di riagganciare e tornare serio.
"Lou?" disse Harry preoccupato, chiamandolo per la prima volta con quel nomignolo così intimo che fece scaldare il cuore del più grande.
"Andiamo da Liam, poi ti porto a casa!" disse Louis cercando di assumere un tono rassicurante.
"È tutto ok?" chiese Harry.
"No" ammise "ti spiego tutto lì!" continuò Louis.
Harry annuì semplicemente e aspettò in silenzio di arrivare da Liam, voleva sapere, era spaventato per lui ma anche in pensiero per Zayn.
Zayn dal canto suo camminava da quindici minuti avanti e indietro all'angolo della strada in cui era situata la villa, aveva avuto il tempo di controllare quante persone addette alla sicurezza ci fossero, così quando i fari dell'auto di Louis si spensero accanto a lui, si permise di riprendere fiato, per la prima volta in vita sua era felice di non essere solo.
"L'hai sentito?" chiese Zayn senza nemmeno salutare.
"Non risponde al cellulare" rispose Louis.
Lui sapeva cosa stava succedendo, lo sapeva bene, aveva provato a non pensarci, a cercare altre soluzione, altre spiegazioni ma non c'erano.
"Che diavolo succede?" chiese a quel punto Zayn inferocito prendendolo per il colletto della sua polo bianca. Harry strabuzzò gli occhi, intromettendosi tra loro e cercando di fermarlo mentre Louis una volta tornato con i piedi per terra, iniziò a tossicchiare.
"Dimmelo!" urlò ancora Zayn fissandolo e scrollandosi di dosso le mani del suo miglior amico.
"S-suo padre" iniziò a dire Louis titubante, era arrabbiato voleva fare qualcosa ma non sapeva cosa fare, doveva tradire la fiducia di Liam e raccontare tutto a due sconosciuti?
In fondo per quanto stesse bene in compagnia di Harry, erano pur sempre due sconosciuti, non sapevano niente l'uno dell'altro. Ma per una volta, spense il cervello e decise di farsi dare una mano, non era riuscito mai a fare niente perché era troppo coinvolto emotivamente e il suo pensiero principale era solo quello di proteggere Liam, magari due estranei l'avrebbero salvato.
"Suo padre?" lo incitò Zayn in attesa di una risposta.
Louis guardò entrambi un paio di volte prima di sussurrare un "Abusa di lui" cadendo a terra.
"C-cosa?" Harry fu il primo dei due a reagire e subito girò lo sguardo da Louis a Zayn trovandolo che fissava l'asfalto incredulo, sembrava vuoto, spento.
"Che stai dicendo?" disse Harry guardando prima Louis e poi riportando lo sguardo quasi automaticamente su Zayn. Percepiva la rabbia nel corpo del suo miglior amico e per la prima volta in vita sua, Harry ebbe paura.
"Ma si può sapere che te ne importa? Fino a stamattina lo prendevi in giro perché era un figlio di papà, beh, sorpresa, la nostra vita non è perfetta!" sbottò Louis ora arrabbiato, si aspettava di vederli correre a salvare Liam non che rimanessero impalati a fissarsi.
"Quel cretino, quel pezzo di merda!" parlò finalmente Zayn ricominciando a camminare avanti e indietro tenendosi la testa tra le mani e stringendo i pugni tra i suoi capelli con una rabbia che Louis non riusciva a comprendere.
"Che diavolo hai? Qui dobbiamo aiutare Liam!" lo richiamò Louis esterrefatto.
Aveva paura per il suo amico Louis come Harry ne aveva per Zayn.
"Louis, calmati! La cosa è più complicata di quanto credi!" disse a quel punto Harry accucciandosi accanto a lui. Fissò Zayn e lo vide piangere per la prima volta dopo anni.
Il moro si fece scivolare accanto all'auto di Louis e si prese il volto tra le mani... Non poteva essere, quel bastardo, quello stronzo abusava anche di suo figlio.

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The Roses | Ziam&Larry
FanfictionVivere nel Bronx non è facile, impari fin da piccolo quali sono le regole da seguire per sopravvivere, Zayn e Harry lo sanno bene. Liam, dall'altra parte della Grande Mela non se la passa meglio nonostante la sua posizione agiata. Ma ha Louis e Loui...