"Un uomo percorre il mondo intero in cerca di ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo."
George Augustus Moore
Louis si alzò presto quella mattina, rivolse uno sguardo apprensivo verso Liam e lo lasciò riposare, chiuse la porta della stanza e raggiunse la cucina. Un profumo di dolci caldi invase le sue narici, si fermò alla porta per ammirare Harry che canticchiando preparava l'impasto, sorrise alla vista di quel ragazzino così particolare. Il braccio pieno di tatuaggi, un clan del Bronx alle spalle eppure, nascondeva un animo nobile e lo spirito di un bambino.
Harry si rese conto di essere osservato e si voltò di scatto, trovando Louis con un sorriso sul volto a fissarlo.
"Buongiorno!" disse pulendo le mani sul grembiule.
"Ciao, che fai?" chiese il più grande.
"Sono i dolci preferiti di Zayn, spero piaceranno anche a voi!" sorrise il ragazzo.
"Posso assaggiare la pasta?" chiese Louis felice avvicinandosi.
Harry annuì e passò un dito sul bordo della ciotola, si girò verso l'altro ragazzo alzando il dito. La faccia sorpresa di Louis lo fece arrossire.
"S-scusa, lo faccio sempre con Zay, mi dispiace" cercò di giustificarsi.
Louis bloccò la mano del ragazzo e si portò le dita piene d'impasto alla bocca. Sorrise indugiando un più del necessario prima di rilasciare le dita.
"Mhh, buono! Dove hai imparato a fare dolci?" chiese giocoso.
"I-io, l-lo, ehm, è un mio passa tempo" disse Harry nervoso, cercando di non concentrarsi troppo sulla bocca di Louis e ritirando la mano rimasta sospesa in aria, per un tempo indefinito.
"Ti riesce bene!" sorrise Louis, voltandosi per aprire la credenza e tirarne fuori gli infusi di tè, presi la sera prima a Villa Payne.
"Grazie!" Arrossì Harry, rispondendo al complimento del ragazzo.
Quest'ultimo sorrise e armeggiò tra gli scaffali alla ricerca di un pentolino per far bollire l'acqua. Il riccio sorrise guardando l'espressione disorientata dell'altro e si avvicinò per andargli in aiuto.
"Tieni!" disse acciuffando il pentolino in un ripiano troppo alto per Louis.
"Grazie, non riesco ad iniziare una giornata senza tè..." disse prima di fermarsi un secondo a pensare. "In realtà non riesco a fare niente senza berlo! Sono tè dipendente!" disse ridacchiando mentre accendeva il fornello.
"A che ora devi andare a lavoro?" chiese poi, voltandosi verso Harry.
"Tra venti minuti, inforno questi e vado a finire di prepararmi!" Sorrise.
"Vai, li inforno io, qual è il tempo di cottura?" chiese Louis.
"Sei sicuro? Non preoccuparti... faccio subito!" rispose.
"Ma no, devi preparati, cosa vuoi che sia... devo solo infilarli lì dentro!" Sorrise ancora Louis.
"Va bene, devono cuocere per dieci minuti, grazie!" disse felice togliendo il grembiule e allontanandosi. Si chiuse la porta della stanza alle spalle riprendendo fiato, il continuo sorridere di Louis lo aveva mandato in confusione e stranamente si sentiva felice anche lui, fissò per qualche secondo il suo amico sul letto e cercando di fare meno rumore possibile indossò un jeans pulito e una maglietta.
"Dove vai?" sentì dire da uno Zayn assonnato.
"A lavoro, scusa se ti ho disturbato, oggi è il mio primo giorno!" Sorrise felice.
Zayn sorrise di rimando, era felice per Harry, lo era veramente tanto, lo aveva sempre trattato come un fratello e desiderava per lui un futuro decente, più di quanto lo desiderasse per sé stesso. Si stropicciò gli occhi e si ributtò di schiena sul letto.
"Buon lavoro, io resto a dormire" borbottò.
"Come sempre!" sorrise Harry divertito, infilò le scarpe e dopo aver preso il portamonete, con dentro cinque dollari e niente più, uscì dalla stanza.
Notò subito una cappa di fumo invadere l'appartamento e subito dopo un odore insopportabile di bruciato, talmente forte da fargli venire un conato di vomito, chiuse leggermente gli occhi e dopo essersi ripreso corse in cucina, trovando Louis con un leggero sorriso sul volto e le mani alzate in segno di resa.
"Ma come hai fatto? C'era il timer!" esclamò incredulo, osservando i suoi ottimi biscotti ormai neri.
"Mi dispiace" si giustificò l'altro grattandosi dolcemente la nuca.
Anche così, indifeso e colpevole, ad Harry, Louis piaceva, piaceva in un modo che la gente non capisce, in un modo che la gente giudica e punisce.
Si avvicinò alla teglia e con un unico gesto fece cadere il contenuto, immangiabile, nella spazzatura sotto gli occhi vispi e dispiaciuti di quel ragazzino troppo piccolo per avere realmente ventidue anni. Il cigolare della porta dalla stanza degli ospiti, fece voltare Louis spaventato.
Liam preoccupato fece capolino sulla porta e alla vista dei due in cucina e del fumo nella stanca scosse la testa.
"Louis e i fornelli sono due mondi distanti Harry, dovevo avvisarti!" disse ricevendo dal suo amico un'occhiata di rimprovero.
"Ehi amico, io ci ho provato ma proprio non ce la faccio, non è colpa mia!" disse ancora Louis, capriccioso e viziato come solo un bambino può essere. Harry si lasciò sfuggire una risata, che mascherò subito con un colpo di tosse quando quella specie di Peter Pan vestito da persona adulta, lo fulminò con lo sguardo.
"Io devo andare a lavoro, vi dispiace ripulire?" disse il riccio, cambiando discorso e infilando la giacca.
"Io devo andare!" disse Louis con la sua solita aria da sfaticato.
"Ho capito, ci penso io! Ma dopo devo andare in centrale, le chiavi?" chiese Liam ad Harry.
"C'è Zayn! Credo dormirà fino alle quattro di pomeriggio, lo troverai qui!" rispose ridendo.
Liam sorrise e guardò i due ragazzi andare via, prima di chiudere il portone e darsi da fare per ripulire quel casino. Cercava di mantenersi impegnato per non ritrovarsi a pensare a quello che era successo, ma inevitabilmente mezz'ora dopo, quando aveva finito di fare tutto, si ritrovò a fissare la sua città dalla finestra di una casa che sentiva più sua di quella reale, perché d'altra parte, casa è sinonimo di famiglia e amore e lui sentiva più amore tra quelle mura sconosciute. Passò una mano sulle braccia scoperte cercando di scaldarsi, il futuro adesso gli faceva paura e allo stesso tempo lo eccitava, ma aveva tante cose da fare. Spostò lo sguardo nella stanza, la valigia con le sue cose era immobile accanto al divano, dove l'aveva lasciata ieri. Si accucciò, aprendola e tirandone fuori il suo portatile bianco. Trascinò indietro una sedia dal tavolo posto esattamente al centro della stanza, davanti alla finestra, illuminato dalla luce del sole di quella giornata che aveva un gusto diverso dalle altre.
Liam si fece forza ed iniziò a telefonare a diversi studi per cercare un avvocato disposto ad aiutarlo per fronteggiare suo padre, già dopo la prima telefonata si ritrovò a sospirare spazientito. Odiava questa situazione, avrebbe voluto partire e lasciarsi dietro tutta quella vita di merda che si trascinava dietro da troppi anni.
"Signor Payne, è ancora in linea?" La voce della donna proveniva chiara dalla cornetta, così Liam si riprese dallo stato di trance e ritornò alla conversazione.
"Certo, mi scusi, ho tante cose per la testa!" si giustificò.
"Posso immaginare, non si preoccupi! Senta, ha del tempo per passare in studio in giornata? Sarei molto lieta di affiancarla nei prossimi mesi in questa battaglia!" annunciò sicura, dando a Liam la speranza e la forza di combattere.
"D'accordo, la ringrazio, a più tardi allora!" disse sereno, chiudendo la chiamata e lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.
Zayn, dall'altro lato della casa, si era svegliato disturbato dalla voce dell'altro ragazzo, si era alzato controvoglia ed era pronto ad andare a discutere con Liam per aver disturbato il suo momento di riposo, perché tutti sapevano che svegliare Zayn, mentre era nel profondo del suo sonno, era una cosa da non fare.
"Vuoi fare piano quando parli al telefono?" sbottò in salotto, senza avvisare Liam, che per poco non si ritrovò con il sedere a terra per il troppo spavento.
"Buongiorno eh! Avverti prima di parlare, mi hai fatto spaventare!" disse facendo innervosire ancora di più il moro che per ripicca non rispose nemmeno.
Al contrario andò in cucina e cominciò a fare più casino del solito, aprendo e chiudendo gli sportelli delle credenze, provocando a Liam un gran mal di testa.
"Smettila, dannazione Zayn, cos'hai due anni?" disse il più piccolo fermandosi sulla porta della stanza. In tutta risposta, Zayn sorrise soddisfatto per averlo fatto innervosire prima di voltarsi verso di lui e assumere una faccia dispiaciuta.
"Non lo faccio più, promesso!" disse con voce angelica.
"Non fa niente..." rispose Liam, che proprio non riusciva a non vedere nelle persone nient'altro se non la parte buona. Così si ritrovò, non sapendo come, a preparare la colazione per quel ragazzo che lo faceva arrabbiare come nessun altro al mondo, ma che lo faceva anche sciogliere come un gelato al sole.
L'odore del caffè caldo riempì la stanza in pochi minuti, Liam chiuse gli occhi e ancora una volta l'unica parola che aveva in mente era "casa", si spaventò per quel pensiero, perché se prima in salotto, era solo, ora c'era Zayn e involontariamente, anche lui faceva parte della sua casa. Mascherò le sue emozioni e si accomodò davanti all'altro ragazzo, in un tavolo che sembrava troppo piccolo e in una stanza troppo stretta per due persone come loro.
Zayn scrutava il viso del suo interlocutore, avrebbe pagato oro per conoscere i suoi pensieri, sembrava sempre spaesato e confuso ma poi cambiava immediatamente faccia, mettendosi addosso un sorriso che sapeva di tristezza.
"Ti hanno chiamato dalla centrale?" chiese dopo aver afferrato un biscotto, di quelli che lui al supermercato nemmeno guardava per quanto costavano.
Lo portò alla bocca assaporando le gocce di cioccolato scricchiolanti sotto i suoi denti.
"No, per ora ho parlato solo con il mio avvocato, tra poco devo uscire, poi passerò in caserma." rispose Liam, evitando di soffermarsi troppo con lo sguardo sul viso dell'altro, solcato da un'espressione beata e serena, che poche volte, anzi mai, gli aveva visto addosso.
"Ok, gli altri?" rispose soltanto Zayn, beccandosi una smorfia da parte di Liam che aveva voglia di conversare.
***
Louis aveva lasciato Harry davanti al forno, l'aveva rassicurato ma sembrava che il riccio fosse troppo agitato per starlo a sentire. Così lui si era infilato in macchina e aveva iniziato a fare dieci volte il giro dell'isolato passando sempre davanti al forno, rischiando di essere denunciato. Alla fine si era fatto coraggio, aveva parcheggiato l'auto e si era avviato verso il negozietto, passando tra l'infinità di gente che si dirigeva verso il centro della grande mela. Non era abituato a passeggiare per quelle zone, in realtà non era abituato a passeggiare e basta. La maggior parte del tempo la passava a casa, sul divano a giocare alla play station e quando non era a casa sua era da Liam o in un bar a chiedersi cosa fare della sua vita. In realtà era stanco della vita che faceva, dei continui rimproveri di sua nonna sul perché non aveva iniziato a studiare per diventare un avvocato.
A lui le leggi proprio davano la nausea, tutti quei libroni e quelle norme proprio non rappresentavano quell'animo da artista che invece lo contraddistingueva. Louis era uno dal cuore puro, sempre pieno di sé, protagonista della sua vita e il classico tipo a cui piace sempre stare al centro dell'attenzione. Per questo motivo aveva sempre voluto studiare recitazione, interpretare parti importanti come magari l'Amleto, oppure Romeo oppure essere semplicemente un nuovo Danny Zuko o un più moderno James Bond. Sognava Louis, sognava in grande e si perdeva nei suoi pensieri ogni volta che passava davanti a Broadway, ma anche quando non ci passava perché per lui quello rimaneva il suo sogno più grande, e anche se la sua famiglia al momento riponeva in lui molte aspettative sulla sua carriera, quasi inconsapevole su ciò che lui desiderava realmente, il ragazzo sperava solo di farcela un giorno.
Non sapeva, però, che già qualcosa nella sua vita stava cambiando.
Il rumore della porta che veniva chiusa fece scattare Harry in piedi, si era seduto per qualche minuto sul retro del negozio per controllare la cottura dei cornetti. La padrona del negozio si era assentata per qualche minuto, in realtà Harry sapeva che quella era solo una scusa, la vecchia signora voleva metterlo alla prova e lui aveva intenzione di tenersi quel lavoro stretto. Così si stampò un sorriso più grande del normale in faccia ed uscì ritrovandosi due occhi azzurri a vagare spensierati per la stanza.
"Louis, che ci fai qui?" chiese sbuffando.
Sperava di trovarsi davanti un vero cliente, invece era solo il castano, a cui non sfuggì affatto il cambio d'umore del ragazzo. Forse aspettava qualcun altro, che stupido era stato a preoccuparsi per lui.
"Ero venuto a prendere un po' di pane" disse fissando le pagnotte fumanti poste accuratamente dietro il bancone.
"Oh, va bene!" replicò Harry sorpreso.
"Cosa preferisci?" chiese poi vestendo i panni del panettiere.
Louis ci pensò su, in realtà si vergognava di chiedere cosa avesse fatto lui, moriva dalla voglia di provare qualcosa realizzato dalle mani di Harry.
"Mmh, non saprei, cosa mi consigli?" disse poi.
"Se ti fidi, i biscotti li ho preparati io!" sorrise Harry, iniziando a prendere già un sacchetto senza aspettare la risposta dell'altro ragazzo.
Louis sorrise e lo lasciò fare, combattendo con la voglia di toccargli i ricci ribelli che scendevano sulla fronte disordinati e impertinenti.
"Questi li offro io!" disse Harry gentilmente ma lui scosse la testa.
"Non se ne parla, oggi è il tuo primo giorno, piuttosto lo pago anche di più di quanto devo, non voglio farti perdere il posto!" disse Louis serio prima di porgergli i soldi.
Si guardò intorno, quel locale era veramente carino, non era il solito negozietto stretto, con i prodotti ammassati. Aveva un bancone lungo la parete sinistra, con gli sgabelli per poter gustare qualcosa anche lì, così appoggiò frettolosamente le sue cose sul banco e si accomodò a sedersi.
La porta si aprì riversando nel locale due signore d'alta borghesia, gente del suo rango, e proprio per questo sapeva che erano schizzinose e rompi scatole, guardò Harry, una frazione di secondo che bastò all'altro per capire che era arrivata l'occasione per mettersi in gioco, far capire quanto valeva e tenersi stretto il lavoro. Così, con garbo e senza far trasparire il suo fastidio, Harry subì tutte le richieste sciocche e senza senso delle signore, buttando ogni tanto occhiate al ragazzo fermo ad un lato del negozio che lo fissava attento, sgranocchiando i biscotti dal suo sacchetto.
Louis non riusciva ad uscire da quel posto, le vetrate permettevano di guardare le strade stracolme di passanti e visitatori, mentre se si voltava soltanto di qualche grado verso destra, poteva osservare Harry intento a lavorare sodo, gli piaceva il modo in cui si tirava su le maniche della maglia per non sporcare l'impasto, adorava quando soffiava contro il ciuffo per farlo risalire sopra, ma ancora di più amava quando la porta d'ingresso si apriva e sul suo viso compariva un adorabile sorriso contornato da due fossette mozzafiato sulle guance.
La padrona del negozio si fece viva a orario di chiusura ormai e Louis si rese conto di essere rimasto seduto su quello sgabello per un'intera mattinata, si sentì incredibilmente sciocco e si alzò di tutta fretta, ricomponendosi. Si guardò intorno e notò diversi sacchetti di biscotti, lui ricordava di averne preso solo uno, come ci erano finiti gli altri lì? Incrociò gli occhi di Harry e si sentì avvampare, possibile che non si fosse reso conto di quanto era successo?
"Ehm, quanto le devo per i biscotti?" chiese avvicinandosi alla cassa, dove la padrona stava già controllando che fosse tutto in ordine, come lei stessa aveva lasciato.
"Avevi fame ragazzo?" chiese poi dando un'occhiata ai sacchetti vuoti.
"Beh, i dolci erano veramente buoni!" si giustificò tirando fuori la banconota dal suo portafogli.
"Si, il tuo amico ci sa fare!" rispose la signora dando poi ad Harry indicazioni sul suo lavoro, consegnandogli poi un contratto da riportare firmato, un grembiule con il nome del forno e gli orari dei turni per le prossime due settimane.
Harry sorrise ascoltando tutto attentamente, era orgoglioso di sé stesso e non vedeva l'ora di raccontare tutto a Zayn appena arrivato a casa. Infilò la giacca e uscì dal suo nuovo posto di lavoro sorridente, seguito da Louis.
Una volta fuori i due ragazzi si guardarono spesati, uno non sapeva cosa dire, l'altro aveva paura di fare domande sbagliate. Alla fine Louis si fece coraggio, in fondo era lui a dover dare delle spiegazioni.
"Senti, mi dispiace se sono rimasto tutta la mattinata, in realtà non mi sono reso conto del tempo che passava, non volevo spiarti o cose del genere!" disse cercando di evitare lo sguardo dell'altro.
"Non preoccuparti, all'inizio ero incuriosito dalla tua presenza, non riuscivo a capire perché non volessi andare via, poi ho capito che avevi bisogno di stare da solo, quindi va bene così... e poi..." sorrise "...hai comprato e mangiato tutti i miei biscotti!" disse Harry.
"Oh beh... ci sai fare ragazzo!" disse imitando la voce della padrona del forno.
Così, ridendo e scherzando, si ritrovarono a percorrere la strada verso l'auto del più grande per tornare a casa, prima però, si fermarono ad un supermercato e riempirono l'auto di cibo.
"Tu ti limiterai a preparare la tavola, ci penso io a cucinare!" disse il riccio prendendosi gioco di Louis.
"D'accordo, non dovrei dargli fuoco!" sorrise stando al gioco.
"Lo spero!" borbottò Harry mentre sfrecciavano verso la sua nuova casa.
Poteva chiamarla così vero?
Casa è il posto in cui non vedi l'ora di tornare, il posto in cui ti senti protetto da tutti e tutto e lui vedeva quel suo nuovo appartamento non solo come quattro mura e un tetto sopra la testa, no... per Harry quel posto era molto di più, era il posto da cui ripartire.
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The Roses | Ziam&Larry
FanfictionVivere nel Bronx non è facile, impari fin da piccolo quali sono le regole da seguire per sopravvivere, Zayn e Harry lo sanno bene. Liam, dall'altra parte della Grande Mela non se la passa meglio nonostante la sua posizione agiata. Ma ha Louis e Loui...