"Dimmi perché quando vivo,
vivo solo in te"
Grande Amore – Il Volo
Quando Liam aprì gli occhi sentì un dolore familiare attraversargli il corpo, si morse il labbro inferiore e tirò su il lenzuolo per coprirsi meglio, si guardò intorno e notò di trovarsi nella sua stanza. Non ricordava minimamente di esserci finito, evidentemente Zayn l'aveva portato lì mentre dormiva.Si voltò di scatto trovando il lato del moro vuoto e tastò le lenzuola, trovandole fredde, segno che si era alzato da parecchio.
Ignorò il bruciore e poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo si avviò verso il salotto, passò davanti alla cucina e la trovò vuota, poi le voci del televisore gli arrivarono dritte nelle orecchie e si bloccò.
"Il sindaco Payne rilascerà un'intervista esclusiva dopo il suo scarceramento, restate con noi per la diretta." La voce della giornalista era squillante e lui la odiava già.
Fece qualche passo verso il salotto e quando Zayn entrò nel suo campo visivo si rilassò immediatamente. Indossava solo un jeans nero ed era seduto, con i gomiti sulle ginocchia, leggermente in avanti per ascoltare meglio la televisione, i piedi nudi a terra tamburellavano sul pavimento dando prova del suo nervosissimo, non ci mise molto ad accorgersi di Liam, così spostò lo sguardo su di lui e accennò un sorriso. Stese una mano e il castano l'afferrò prontamente, lasciandosi trascinare sulle sue gambe.
"Buongiorno"
"Ciao" disse Liam piano.
"Hai dormito bene?" gli chiese tranquillo Zayn avvicinandosi alle sue labbra, baciandole poi lentamente. Liam si lasciò coccolare da lui e poggiò poi la testa sulla sua spalla, portando lo sguardo sul televisore.
"Tuo padre vuole rilasciare un'intervista, nonostante il freddo, davanti casa tua..."
"Ex" intervenne Liam
"Davanti alla tua ex casa" Zayn guardò Liam "C'è un sacco di gente, tuo padre è tornato lì solo ieri e ha deciso di parlare, ma non dobbiamo guardare per forza, posso cambiare" disse premuroso.
Liam scosse la testa "No, voglio sentire cosa ha da dire" rispose.
Zayn annuì e afferrò il telecomando che aveva lasciato sul tavolo, alzò un po' il volume, poi tornò a circondare la vita di Liam con le braccia. Poteva sentire la tensione del ragazzo su tutto il corpo e lui stesso era nervoso per quello che quell'uomo poteva dire davanti all'intera nazione ma aveva il compito di far star bene Liam così gli baciò teneramente una guancia.
"Scusa per il risveglio brusco, volevo portarti qualcosa a letto ma sono stato distratto" si giustificò.
Liam scosse la testa "Va tutto bene Zay, sto bene" disse ed era sincero, si sentiva bene e il ricordo della sera precedente lo fece arrossire. Zayn sorrise vedendo le sue gote diventare rosse e stava per ribattere con qualcosa di scherzoso quando il volto del sindaco si fece spazio sullo schermo del televisore. Liam si irrigidì immediatamente ma si rilassò poco dopo, abbassando lo sguardo e notando la mano di Zayn chiusa intorno alla sua, non parlarono, l'unico suono nella stanza era il battito del cuore di entrambi.
"Signor sindaco, come si difende dalle accuse che lo sono state rivolte?"
Un giornalista si era lanciato nelle domande e Liam lo fissava come un predatore.
"Sono stato accusato ingiustamente e sono qui come vostro sindaco, ho intenzione di continuare a fare il mio lavoro e aiutare questa città."
Il volto di Liam era una maschera di pietra, Zayn lo guardò preoccupato e sull'attenti, come se il castano potesse esplodere da un momento all'altro.
"E cosa ci dice di suo figlio?" Quella domanda fece accelerare il respiro di Liam.
"Mio figlio è stato plagiato da alcune amicizie negative, provvederò a rimediare ai suoi errori, la mancanza di prove mi ha scagionato ma non siamo qui per questo, ho voluto rilasciare questa interv..."
Lo schermo del televisore divenne nero in pochi secondi, il dito di Liam sul tasto di spegnimento del telecomando. Era in piedi, dava le spalle a Zayn, gli occhi chiusi e il pugno sinistro serrato.
"Liam?"
"Facciamo colazione?" disse dirigendosi in cucina a passo svelto, senza dare al moro il tempo di rispondere, appoggiò i palmi sul lavabo e respirò forte, come poteva suo padre fingere in quel modo? Le sue nocche erano diventate bianche per la forza con cui stringeva il bordo.
Sentì Zayn entrare in cucina, gli occhi rossi e arrabbiati.
"Come..." Prese un piatto dal ripiano e si voltò "È possibile..." Strinse la ceramica fredda tra le dita "Che sia..." Respirò forte "Così tranquillo?" Lanciò il piatto contro la parete, lasciando che si frantumasse in mille pezzi sotto lo sguardo impassibile di Zayn.
Zayn che stava fingendo che andasse tutto bene ma che dentro si sentiva morire alla vista del suo ragazzo in quello stato, voleva fare qualcosa ma alcune volte sfogarsi è il modo migliore per sentirsi meglio, così lasciò che rompesse altri piatti, contro quella parete che aveva cominciato a perdere l'intonaco sotto il punto d'impatto.
Si avvicinò a lui quando lo vide passarsi una mano sul viso, era sfinito e stanco.
"Ce la farò mai a vivere decentemente Zayn?" chiese scostandosi dall'abbraccio che il moro stava provando a dargli e andando a prendere una scopa per raccogliere tutti i cocci.
"Liam, faccio io..."
"No, faccio io Zayn" rispose piccato Liam e notando l'espressione sconfitta del moro si bloccò e si morse il labbro inferiore.
"Ieri mi hai detto che non vuoi spegnere la luce nei miei occhi, forse facevo bene a dirti di andare, così ti saresti liberato di me e di questa situazione" disse abbassando lo sguardo.
Zayn si avvicinò al pensile dei piatti e ne afferrò uno lanciandolo poi a pochi metri dalla testa di Liam che sobbalzò spaventato.
"A me lo sai che fa incazzare Liam? Abbiamo fatto l'amore qualche ora fa, non significa niente per te?" si avvicinò a lui pungolandolo con l'indice sul petto.
"Certo che sì Zayn!" rispose Liam agitandosi, non era quello che voleva dire, la notte passata era stata la più bella della sua vita.
"E allora non ripetere mai più quello che hai detto Lee, perché non potrei lasciarti stare nemmeno se lo volessi, lo sai cos'è che ho capito stanotte mentre baciavi me, stringevi me e ti aggrappavi a me? Ho capito che sono disposto ad essere una persona migliore per te e odio che proprio questa mattina quel coglione di tuo padre sia dovuto uscire a rovinare quello che avevo immaginato come il tuo risveglio più bello!" disse alzando il tono di voce.
Liam annuì, non era spaventato da Zayn, sapeva che il moro aveva pienamente ragione.
"Lo so Zayn, non volevo ferirti, però alcune volte penso che potrei essere un peso per te" rispose mantenendo sempre un tono serio.
Il moro si scostò un attimo e infilò entrambe le mani in tasca, spostò i piedi, facendo attenzione a non tagliarsi con i cocci e accennò un sorriso furbo.
"Liam, non potrei farlo mai, se tu fossi come un quadrato potrei metterti in un angolo e lasciarti li, sarebbe semplice ma tu sei come una sfera per me, non hai angoli e io sono costretto a rincorrerti all'infinito. Ma l'ho capito che per arrivare a te devo cambiare rotta e sono pronto a percorrere la strada nel senso opposto se questo significa incontrarti a metà strada" disse guardandolo negli occhi e Liam sentì quasi il pavimento sparire, quello che Zayn gli aveva detto era anche più di quel ti amo, il moro era disposto a rimettersi in gioco per lui e il cuore di Liam tanto amore non lo poteva reggere. Gli saltò in braccio facendolo vacillare.
"Ti amo Zayn, ti amo sul serio" disse baciando ripetutamente la sua guancia "Mio padre mi rende sempre nervoso lo sai, sono solo stanco" continuò poi.
Zayn gli circondò la vita con le braccia "Lo so" disse semplicemente.
Lo fece scendere e insieme ripulirono tutto il disastro che avevano combinato, poco dopo il telefono di Liam squillò.
"Lou!" disse allegro rispondendo.
"Dio, ho visto ora cos'è successo, che razza di idiota!" lo sentì dire.
"Lou, stai tranquillo, va tutto bene" disse sospirando poi "Zayn è con me" aggiunse.
Il moro sorrise mentre buttò nella spazzatura gli ultimi cocci.
"Sì, lo so, è che ero così nervoso appena l'ho visto, sei sicuro di stare bene? Non hai rotto niente, nessun bicchiere?" chiese e Liam rise.
"Qualche piatto, ma Zayn è bravo a farmi calmare" disse arrossendo.
"Oh, non voglio sapere cos'ha fatto ma va bene così, l'importante è che stai bene"
"Sì, puoi tornare da Harry, come sta andando il weekend?" chiese un po' per curiosità e un po' per sviare il discorso.
"Sta andando benissimo, in tutti i sensi" rise Louis e il suo miglior amico alzò gli occhi al cielo.
Quando chiusero la chiamata Harry gli lanciò un cuscino contro, per poi alzarsi e camminargli davanti con addosso solo i boxer attillati. Louis lo odiava.
Avevano avuto un risveglio meraviglioso, Harry nonostante le sue origini era un ragazzo romantico e generoso e di sicuro lui era un po' viziato, così quando gli aveva portato un cornetto caldo e una tazza di tè, l'aveva semplicemente baciato.
"Vado a fare una doccia" disse il riccio e Louis annuì.
Lo vide allontanarsi e si sbrigò ad alzarsi per sistemare un po' il letto, ritirò le coperte e poi si infilò una tuta grigia e la sua felpa preferita. Canticchiò verso il salone, era contento che Liam fosse in compagnia e in realtà era anche felice di non essere lui a raccogliere i suoi cocci per una volta, voleva provare a godersi la sua felicità per qualche giorno senza dover pensare ad altro.
La città era sommersa da un manto bianco e la vista sul lago era mozzafiato, restò per qualche minuto immobile ad osservare la bellezza della natura poi si incamminò verso la sala cinema.
Usava spesso quella stanza quando era più piccolo, era sempre aggiornata e anche se era molto che non veniva di persona, continuava ad aggiornare la videoteca online da casa.
Sentì il riccio chiamarlo per casa e risalì al piano di sopra.
"Ehi, già fatto?" chiese osservando il ragazzo alle prese con un asciugamano tra i lunghi capelli.
"Dov'eri? Comunque devo solo asciugare questi, il che vuol dire che ci vogliono venti minuti almeno!" Rise.
"Ero al piano di sotto, nella sala cinema e comunque vieni, te li asciugo io" disse incamminandosi verso il bagno e prendendo il phon. Fece accomodare il ragazzo dopo aver preso una sedia dalla sua stanza e gli pettinò dolcemente i capelli. Harry rimase in silenzio, era sorpreso dal gesto di Louis, gli sembrava una cosa così intima quella che il suo cuore sobbalzò.
"Sei bravo" disse mentre si faceva accarezzare i capelli.
"Ho dovuto imparare con le mie sorelle" disse sorridendo Louis.
Harry annuì e lasciò che l'aria calda lo coccolasse insieme alle mani del castano.
Si lasciò sfuggire un gemito quando Louis gli tirò i capelli un po' più forte, incrociò il suo sguardo nel suo riflesso allo specchio e lo vide sorridere compiaciuto, ripetendo poco dopo l'azione.
"Lou" lo rimproverò.
Il ragazzo fece un cenno tranquillo, con quell'aria da bravo ragazzo che non lo rispecchiava proprio.
Si sorrisero e poi continuarono in silenzio quello che stavano facendo.
Una volta finito, Louis si sentiva più stanco del solito
"Come fai ogni volta, non puoi tagliarli?" disse rientrando in camera e buttandosi sul letto.
"Sei proprio uno sfaticato Louis, non hai fatto niente" disse Harry prendendolo in giro.
"Ah-ah non sei divertente, io sono delicato!" rispose scatenando le risate del riccio.
Louis lo fulminò con lo sguardo e dopo essersi messo a sedere, incrociò le braccia.
Harry lo stuzzicò un po' avvicinandosi senza però ottenere risposta. Louis scosse la testa e poco dopo si ritrovò con la schiena contro il materasso e il corpo di Harry addosso.
"Sei ancora più bello quando ti arrabbi" disse poggiando poi le labbra rosse sulle sue.
*
Niall era appena uscito dalla stanza di un albergo, si infilò il cappuccio in testa e si incamminò per strada, mischiandosi con le altre persone, il capo dei servizi segreti aveva voluto parlare con lui personalmente ed ora si sentiva soggetto a qualsiasi tipo di catastrofe naturale, gli era stato riferito solo pochi minuti prima che il suo capo era corrotto e aveva paura che scoprisse la relazione di Niall con il suo imminente arresto, stranamente si sentiva più in pericolo a tornare in centrale che per le strade del Bronx. Quello era un passo importante anche per la storia di Liam, così decise di svoltare e avviarsi verso casa sua per raccontargli tutto di persona e poi era sicuro che Zayn fosse lì, chi meglio di un figlio del Bronx per sentirsi al sicuro?
Stava camminando da un po' quando iniziò a sentirsi osservato, sfilò lentamente il cellulare dalla tasca e camminando il più naturale possibile digitò il numero di Zayn, vide partire il contatore dei minuti e avvicinò il telefono all'orecchio.
"Ciao mamma, dimmi tutto!" disse fingendo di conversare con sua madre.
"Ti sei fumato il cervello?" gli rispose l'altro.
"Sì mamma, sto bene" disse cercando di mantenere la calma, sentiva lo sguardo di qualcuno addosso e complice la neve che era caduta durante la notte, la strada era quasi deserta.
"Che succede?" disse allora allarmato Zayn.
"Dio mamma, ma cosa vuoi che ti dica dove sono? Non la conosci nemmeno New York!" si finse scocciato e sbuffò.
"Ti sta seguendo qualcuno?"
Niall chiuse gli occhi ringraziando Dio che Zayn avesse una mente criminale e affine alla sua.
"Ok, ok... fammi vedere come si chiama" disse fingendo di cercare il nome della strada "Sono in Dunk Street mamma, sei contenta ora?" continuò.
"Ora devo andare" disse poi "Puoi attaccare" continuò.
"Ok, faccio rimanere Liam in linea e vengo a prenderti!" disse Zayn dall'altro capo.
"Perfetto, ci sentiamo dopo, saluta papà" disse e stando attento a non chiudere la chiamata ripose il cellulare nella tasca destra.
Accelerò di poco il passo, non era in servizio e non aveva nemmeno la pistola, ripassò mentalmente tutte le lezioni di autodifesa che aveva frequentato durante l'addestramento e proprio mentre stava riaffiorando nella sua mente il modo in cui mettere le braccia in caso di attacco alle spalle si sentì tirare in un piccolo vicolo. Si dimenò cercando di allentare la presa sulla sua bocca e sulla sua pancia.
"Stai zitto!" la voce dura gli arrivò nelle orecchie, non l'aveva mai sentita, sembrava appartenere ad un uomo adulto era già pronto a ricevere una botta in testa per addormentarsi e invece si sentì piano piano libero. Si girò a guardare il suo assalitore e questo lo fissò intensamente negli occhi
"Devo parlare con te di una cosa importante, toglierò la mano dalla tua bocca solo se non ti metterai a piagnucolare!" disse e Niall annuì.
Tornò a respirare tranquillamente, per poi mettersi sulla difensiva.
"Chi sei?" chiese.
"Vengo dal Bronx" rispose quello e ancora una volta, sotto le sue aspettative, Niall si rilassò.
"Dimmi, ti ascolto" lo incitò a parlare.
"Ho informazioni sul sindaco Payne" disse e Niall si guardò attorno immediatamente, ma non c'era nessuno.
"Non è il luogo adatto per parlare" disse.
"Ah perché la centrale sì?" lo beffeggiò l'altro.
Niall fece per rispondere ma "Donny!" sentì dire.
La figura di Zayn si mostrò davanti ai suoi occhi e Niall sospirò felice, spostandosi di qualche centimetro verso di lui.
"Zayn" rispose l'altro duramente.
"Immagino che non siate amici" dedusse il biondo.
"Direi di no" rispose per entrambi Zayn.
"Stava per darmi informazioni sul sindaco" disse Niall e Zayn spostò lo sguardo curioso sull'uomo.
"Le stavo per dare a te non a questo qui" rispose l'uomo indicando in senso dispregiativo Zayn.
Il moro ci mise pochi secondi a sbatterlo contro il muro.
"Sei sai qualcosa su quel verme ti conviene dirmela!" disse duro.
Forse Niall doveva rivalutare il significato che dava alla frase sentirsi al sicuro.
"Ah, giusto, stai con suo figlio, allora è vero!" disse l'uomo tranquillo.
"Non... Non nominarlo nemmeno!" rispose arrabbiato Zayn.
"Calma ragazzino, forse per una buona volta siamo dalla stessa parte" continuò Donny.
Zayn lo lasciò andare e gli fece cenno di parlare. L'uomo prese un bel respiro e iniziò a raccontare.
"Quattro delle ragazze dei miei uomini sono venute a raccontarmi di essere state costrette a fare favori sessuali in cambio di un occhio di riguardo quando venivano beccate a fare qualche furtarello, venivano ricattate sia dal sindaco che dal tuo capo" disse indicando Niall.
Entrambi i ragazzi lo ascoltavano attentamente, dimenticandosi totalmente di Liam che li stava ascoltando al telefono.
"Vai avanti" lo incitò Niall.
"Sono disposte a denunciarlo" disse e Niall si dimostrò subito entusiasta della cosa.
"Calma l'entusiasmo cop*, non è così facile" disse.
"Cosa vuoi in cambio?" chiese Zayn.
"Sei sempre stato sveglio!" lo elogiò Donny "Loro lo denunciano e convinceranno anche altre ragazze che conoscono a farlo e in cambio voi sospendete le ricerche sul nostro clan e mi fate avere centomila euro" disse rivolto a Niall.
Niall lo guardò sbattendo più volte le palpebre.
"Mi stai chiedendo di fare il loro stesso gioco? Essere un poliziotto corrotto?" chiese incredulo.
"Il mio clan" disse Zayn.
"Cosa?" chiesero gli altri due contemporaneamente.
"Lui sospende le ricerche e io ti do il mio clan, prendere o lasciare!" disse ignorando le proteste e le occhiatacce del poliziotto.
"Il tuo clan? Mi daresti il tuo clan così?" disse incredulo.
"Non è quello che ti interessa più di ogni altra cosa? Avere la maggior fetta del Bronx? Con il mio clan diventeresti tu il più potente" disse sicuro il moro.
"Tu pensi che io ti creda?"
"Ti do la mia parola e sai che nel nostro mondo quella conta più di ogni altra cosa!" rispose Zayn risoluto porgendogli la mano, perché lo sapevano tutti, chi non rispettava la parola data nel Bronx, dava il pieno diritto alla persona a cui veniva fatto il torto di ucciderlo.
L'uomo annuì e dopo aver stretto la mano ad entrambi sparì nel nulla.
Niall rimase a guardarlo per qualche minuto.
"Sei impazzito per caso?" chiese.
"Biondo, so esattamente quello che faccio, per il momento andrà così, quello che conta è mettere dentro il sindaco, tu dopo hai il dovere di smantellare il Bronx o io ci rimetto le penne!" disse Zayn serio. Niall annuì, il piano di Zayn era buono in realtà, lo sapeva benissimo, in quel modo il moro si sarebbe tirato fuori da tutto e una volta avviato il processo sulla criminalità organizzata ne sarebbe uscito fuori pulito per favoreggiamento. Lo guardò ammirato e si trovò a pensare che sarebbe stato un ottimo poliziotto.
Quando arrivarono sotto casa Zayn si ricordò della chiamata.
"È chiusa ma deve averla interrotta Liam perché io non l'ho fatto" disse Niall.
Zayn annuì e salirono entrambi sopra. Quando il castano aprì, strinse forte il moro tra le braccia e li fece accomodare, salutò anche Niall e poi prese il cellulare di Zayn tra le mani.
"Ringraziatemi!" disse rivolto ai ragazzi.
Inarcarono le sopracciglia non capendo e Liam rise.
"Ho registrato la conversazione così potete usarla come prova del ricatto che vi ha fatto" disse serio e Zayn sorrise tirandoselo contro.
"Lo sapevo che eri intelligente principessa!" esclamò prendendolo in giro.
Liam rise contento e batté il cinque con Niall mentre passava accanto a lui diretto in bagno.
Liam lo lasciò fare e poi circondò con le braccia il collo di Zayn.
"Perché proprio il tuo clan?" chiese serio.
"Te l'ho detto prima Liam, sto andando contromano per raggiungerti" disse teneramente, lasciandogli poi un bacio sulla punta del naso. Perché Liam era il suo grande amore e nemmeno avere il controllo del mondo intero valeva quanto le loro labbra premute insieme.
* Cop è il modo in cui in America chiamano i poliziotti :)
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The Roses | Ziam&Larry
FanfictionVivere nel Bronx non è facile, impari fin da piccolo quali sono le regole da seguire per sopravvivere, Zayn e Harry lo sanno bene. Liam, dall'altra parte della Grande Mela non se la passa meglio nonostante la sua posizione agiata. Ma ha Louis e Loui...