Dentro la villa dei Payne, Liam piangeva sotto le mani pesanti e sporche dell'uomo che aveva contribuito a farlo nascere, cos'aveva fatto per meritarsi quel comportamento?
Lui non c'entrava niente con la rovina di suo padre, non c'entrava niente con la morte di sua madre.
Storse la bocca ripensando a lei, sua madre. Era così debole che non riusciva a difenderlo mai, anzi delle volte per non essere picchiata a sua volta, rideva di Liam, di quello che il padre faceva, eppure lui non riusciva a odiarla, le aveva voluto bene e tutt'ora gli mancava.
Era steso sul suo letto mentre suo padre si rivestiva senza degnarlo di uno sguardo, si sentiva sporco, aveva paura e non riusciva a vedere altro che nero nella sua mente.
L'incessante suono del campanello lo fece risvegliare dallo stato di coma in cui era caduto, sentì suo padre muoversi e borbottare qualcosa prima di uscire dalla stanza.
Liam ci mise qualche secondo ad alzarsi incuriosito, gli doleva tutto eppure lo seguì, racchiuso in una felpa più grande di lui, con nulla sotto, aveva freddo ma voleva sapere chi era a quell'ora tarda, voleva vedere chi era il suo salvatore.
"Chi diavolo è?" sentì borbottare da suo padre mentre si nascose sui gradini della grande scala a chiocciola posta al centro del salone.
Dall'altro lato della porta nessuno rispose, Zayn, Louis ed Harry erano agitati, ansiosi e arrabbiati eppure nessuno dei tre accennava ad un minimo di preoccupazione, avevano aggirato la sicurezza grazie ai nascondigli che Louis dopo anni era riuscito ad imparare, era così che all'inizio andava a trovare Liam. Quando i Payne si erano trasferiti, nel periodo delle elezioni, i padri dei due ragazzi si erano messi in affari, Louis non sopportava suo padre ma era costretto a seguirlo nei suoi pranzi di lavoro e fu così che conobbe Liam, il ragazzo dagli occhi spaventati ma con un sorriso dolce e caldo. Erano diventati subito amici, legati inspiegabilmente da qualcosa di grande, quando poi Mr Payne venne eletto sindaco, si trasferirono nella villa attuale, Louis non conosceva niente del passato di quella famiglia, così un giorno si presentò tranquillamente alla porta ma Liam aveva paura di farlo entrare in casa quando suo padre era presente così aveva rivelato al suo nuovo, e unico, amico la sua storia. Louis rimase senza fiato durante il racconto, ma non aveva intenzione di abbandonare quel ragazzo, così insieme avevano esplorato i giardini in cerca di un modo alternativo per entrare in casa.
Era tanto che non gli usava, dopo il primo anno di conoscenza, il padre di Liam li aveva beccati insieme in casa, ma stranamente non fece storie, in fondo la famiglia di Louis era molto ricca e faceva bene alla sua immagine così iniziarono a frequentarsi come normali amici e per Liam quello fu l'unico momento di felicità dei suoi vent'anni.
Per fortuna, Louis ricordava perfettamente tutte le scorciatoie e fu così che arrivarono al portone.
Quando il signor Payne aprì la porta di certo non si aspettava quei tre volti.
Gli occhi di Zayn si trasformarono in due carboni ardenti, senza nemmeno pensarci sferrò un destro sullo zigomo dell'uomo facendolo arretrare di qualche passo per poi cadere a terra.
Liam dalle scale si fece più avanti, incontrò i suoi occhi, gli occhi che lo tormentavano, gli occhi del suo salvatore e poi sorrise.
Nel suo petto il cuore prese a battere forte, cosa ci facevano loro qui?
Cosa ci faceva lui, qui?
"Che diavolo vuoi ragazzino?" imprecò l'uomo ancora steso a terra.
Zayn non rispose, tirò un calcio nello stomaco di quel verme, un altro ancora e continuò fino a quando Harry lo fermò, indicandogli poi il volto spaventato di Liam.
Scavalcò il corpo privo di sensi ai suoi piedi e salì velocemente i gradini che lo dividevano da Liam, rallentando solo a pochi passi da lui, lo guardò qualche istante, gli sembrava tremendamente piccolo, spoglio non solo dei suoi vestiti, ma anche della sua identità.
"Stai bene?" chiese Louis intromettendosi e interrompendo un gioco di sguardi tra i due.
Liam trovò la forza di voltarsi, annuì per poi fiondandosi tra le braccia del suo miglior amico e respirarne l'odore fresco.
"Chiamiamo la polizia!" disse Harry.
Liam stava per reclamare, aveva paura di quello che sarebbe successo ma quando si girò verso Zayn, questo indurì lo sguardo, prese il cellulare e compose il numero e lanciò il telefono ad Harry.
"Io non posso restare, pensateci voi!" disse poi con tono autoritario il moro.
Harry e Louis annuirono, il primo conosceva i motivi, l'altro si fidò semplicemente.
Ma Liam invece, dentro si sentì morire, perché non poteva restare con loro?
Aveva paura senza Zayn, si spaventò persino di quel pensiero, lui che aveva sempre riposto la sua fiducia in sé stesso, lui che era diffidente con tutti tranne che con Louis, e qualche volta anche con lui. Ma Zayn era diverso, pensò, lui era il suo salvatore.
"No..." trovò il coraggio di dire dando vita ai suoi pensieri.
I tre ragazzi si voltarono verso di lui sorpresi, Liam, ancora ancorato alle braccia di Louis, tirando giù la felpa quel tanto che bastava per coprire la sua intimità si avvicinò a Zayn.
"N-on andare" disse titubante.
Non si era mai sentito così vulnerabile, nonostante tutto quello che aveva subito, mai gli era capitato di sentirsi in quello stato. Aveva paura, ma una paura diversa dal solito, questa volta aveva paura di restare solo, non voleva essere abbandonato.
Zayn dal suo canto era rimasto sorpreso da quella richiesta, così come Louis, che non aveva mai visto il suo amico in quello stato.
Zayn odiava il senso di protezione che sentiva verso quel ragazzo, lo mandava in bestia e in più quegli occhi castani lo mandavano in confusione, lui non aveva bisogno di nessuno, lui non voleva bene a nessuno, se non ad Harry e alla sua famiglia e allora perché sentiva il cuore urlargli di restare?
"Non posso Liam..." disse dando ascolto al suo cervello.
Il ragazzo lo guardò qualche istante e poi abbassò la testa imbarazzato, gli occhi bruciavano, si era umiliato chiedendogli di restare e l'unica cosa che aveva ottenuto era un rifiuto.
Zayn voleva abbracciarlo, era così indifeso, così dolce.
Si sentì in dovere di dargli delle spiegazioni, non poteva deluderlo e non voleva nemmeno farlo.
"La polizia non mi sta tanto a genio sai?" sorrise "Quando avranno finito vi aspetto a casa di Harry, ti prometto che ci sarò!" si trovò a dire con un tono dolce e con un formicolio sulla mano destra che voleva a tutti i costi sfiorare la guancia del castano.
Harry strabuzzò gli occhi alle parole del suo amico, non l'aveva mai visto rivolgersi così a qualcuno.
Liam portò i suoi occhi a fissare il moro davanti a lui e sorridendo annuì, non vedeva l'ora di andare via da quel posto.
"Passami le chiavi Haz, non metteteci troppo!" disse Zayn al riccio, che prontamente gli lanciò le chiavi dell'appartamento.
Dieci minuti dopo la partenza di Zayn, arrivò la polizia.
Il signor Payne era ancora steso a terra, privo di sensi. Spiegare l'accaduto non fu semplice, Liam era ancora molto scosso, aveva infilato un pantalone e una canotta bianca ma i segni sul suo corpo erano inconfondibili, parlavano chiaro e davano una descrizione dettagliata di quello che era successo.
La polizia interrogò a lungo tutti e tre i ragazzi presenti e quando il padre di Liam riprese conoscenza si trovò davanti la dura verità, due agenti lo ammanettarono e lo tennero fermo.
Guardava Liam quel verme, lo guardava arrabbiato e con gli occhi pieni di cattiveria, ma per la prima volta in vita sua Liam non ebbe paura, aveva due occhi color oro ad aspettarlo a casa.
Doveva resistere.
"Perché nessuno ha mai denunciato tutto questo?" chiese il commissario prima di andare via, voltandosi sulla porta.
"Nessuno? Sta scherzando!" intervenne Louis, scattando in avanti.
"Ho provato a denunciarlo milioni di volte ma mi hanno preso tutti per idiota!" sbottò per poi continuare "Non avevo prove, ma nessuno si è degnato di controllare cosa succedeva!" disse infine.
"Non avevi prove perché non ho fatto niente, ragazzino!" urlò il signor Payne.
"Stai zitto verme, non dovresti nemmeno parlare!" scattò Louis.
"Calmati Lou" disse Harry poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
"Ci dispiace molto, questo sarà un grosso scandalo, è sicuro di voler far sapere al mondo quello che è successo?" chiese l'uomo in divisa a Liam.
Quest'ultimo annuì "Non voglio nascondere niente, mio padre deve pagare!" rispose.
I suoi occhi si spostarono verso suo padre e lo sguardo di quell'uomo non passò inosservato a nessuno, era furioso, voleva mettere le mani addosso a Liam.
"Allora provvederemo per vie legali, la contatteremo presto e farà bene a trovare un avvocato, non penso sarà un problema per lei!" continuò il commissario.
"Chiamerò l'avvocato, grazie" disse Liam congedando la polizia.
"Si tenga a disposizione"
Suo padre venne portato via ammanettato e Liam non provava niente in quel momento, nemmeno un po' di compassione, in fondo come poteva provare pena per l'uomo che l'aveva rovinato?
All'improvviso proprio quest'ultimo si dimenò, si voltò verso Liam e rise.
"Cosa credi che quel ragazzino ti farà stare bene? Digli di portare i miei saluti a sua sorella!" continuò ridendo.
Liam rabbrividì, cosa c'entrava la sorella di Zayn?
Perchè lo tirava in ballo? Voleva vedere il moro, subito.
Harry aveva gli occhi spalancati, si stava trattenendo dal colpire la faccia di quell'idiota.
Si permetteva di tirare in ballo la storia di Doniya, non si doveva permettere.
"Tu sai di cosa sta parlando?" chiese Louis al suo fianco.
Harry annuì, le porte dell'auto della polizia si chiusero e la sirena risuonò per le vie di New York.
Liam crollò sulle sue ginocchia stanco, le mani a coprirgli il viso mentre gli altri due ragazzi si scambiavano sguardi carichi di domande.
Louis voleva sapere cosa era successo alla sorella di Zayn.
Harry si chiedeva come avrebbe reagito Zayn alla notizia.
"A-andiamo a casa?" chiese Liam titubante.
"Certo, quella è casa tua!" disse Harry.
"Prendo un po' di cose da portare, ok?" disse alzandosi e andando in camera.
Prese con sé un po' di cambi di vestiti, qualche oggetto personale, il suo computer e un paio di coperte. Si ricordava di non averne viste in casa e lui, soprattutto nelle notti in cui aveva paura, amava rifugiarsi sotto le coperte calde e morbide, in quel modo si sentiva protetto e al sicuro, come un bambino.
Scese le scale e raggiunse i due ragazzi che stavano completamente svaligiando la cucina.
"A casa non c'è molto da mangiare!" si giustificò Harry sorridendo.
"Prendi pure quello che vuoi!" sorrise cortesemente Liam.
Louis lo guardò, si avvicinò a lui e lo racchiuse nelle sue esili braccia.
"Mi dispiace" disse soltanto.
Liam si lasciò stringere dall'amico, era abituato ai suoi abbracci improvvisi ma quello era carico di significato, voleva bene a Louis come se fosse suo fratello.
"Grazie per non avermi abbandonato!" rispose grato.
"Io ho fatto poco! Dovresti ringraziare Zayn!" replicò il castano. Liam lo guardò spaesato, non riusciva a capire cosa volesse dirgli il suo amico, così alzò un sopracciglio in cerca di spiegazioni.
"È stato lui a chiamarci, era preoccupato per te!" si intromise Harry.
Liam sentì il cuore scalpitare a quell'informazione. Era preoccupato per lui. Si strinse dentro la felpa nera che aveva indossato "Oh, a casa lo ringrazierò allora!" disse sorridendo mestamente.
**
Arrivarono a casa che erano ormai le tre di notte, l'appartamento era tutto spento ed Harry pensò che il suo miglior amico si fosse dimenticato di loro.
Suonò tre volte e nessuno venne ad aprire, Liam tremava mentre Louis cominciava ad innervosirsi.
All'improvviso la porta si spalancò rivelando uno Zayn a petto nudo, con un pantalone della tuta decisamente a vita bassa, che si scompigliava i capelli assonnato.
"Zay!" esclamò Harry sorridendo felice.
"Scusate, mi ero addormentato!" si giustificò il moro stropicciandosi l'occhio destro.
Louis sorrise e seguì Harry all'interno dell'appartamento mentre Liam rimase all'esterno, senza fiato, sentiva qualcosa agitarsi nel suo stomaco, non poteva farsi vedere in quello stato.
"Non entri?" chiese Zayn guardandolo incuriosito.
"S-si, certo" rispose l'altro balbettando.
Lo sorpassò ed entrò dentro, nonostante il calore della casa, Liam continuava a tremare, si buttò a peso morto sul divano e si coprì con una delle coperte che aveva portato con sé, lasciandosi cullare dal caldo.
"Devo accendere i riscaldamenti?" chiese Harry preoccupato.
"N-no, mi riscaldo così, tranquillo!" disse Liam.
Harry annuì e tornò a sistemare in cucina tutto quello che avevano preso da casa Payne.
"Ti faccio un po' di tè?" domandò Louis.
Quel ragazzo era fissato con il tè! Liam negò con la testa e sorrise al suo amico, incrociò per un istante lo sguardo di Zayn e arrossì girandosi dall'altro lato.
"Che ti hanno detto?" chiese poi il moro interrompendo il silenzio venutosi a creare.
Liam si voltò verso di lui "Ci hanno fatto un sacco di domande, mi hanno chiesto se volevo procedere per vie legali e ho acconsentito, mio padre ha ripreso conoscenza e ha sparato un sacco di cavolate, l'hanno portato via, penso che nei prossimi giorni sarò spesso in centrale!" disse Liam sbuffando e abbassando la testa, a fissare la punta delle sue Nike.
"Come stai adesso?" chiese Zayn, seduto sul bracciolo della poltrona, poco distante da lui.
Liam alzò le spalle e si strinse nella coperta.
"Come vuoi che stia?" disse semplicemente.
Non sapeva se dire a Zayn delle parole di suo padre, aveva paura di scoprire cos'era successo, ma mentirgli era l'ultima cosa che voleva fare.
"C'è un'altra cosa..." disse alla fine.
Zayn si voltò verso di lui in ascolto.
"Prima di andare via, m-mio padre mi ha detto di salutare t-tua sorella..." disse titubante e un po' spaventato.
Il volto di Zayn si trasformò in un secondo, da calmo e preoccupato diventò una maschera di rabbia.
"Zayn?" provò a chiamarlo Liam.
Il ragazzo strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, Liam si spaventò al punto da rannicchiarsi contro il divano in posizione fetale.
"S-scusa" disse con un soffio di voce.
Harry e Louis entrarono in salotto ridendo ma alla vista dei due ragazzi si bloccarono immediatamente.
"Zay?" disse Harry correndo dall'amico.
"Ha parlato di mia sorella?" rispose quello prima di aggiungere con tono arrabbiato "Ha avuto il coraggio di farlo?"
"Zay, tranquillo, è acqua passata!" cercò di dire Harry, non potendo nascondergli la verità.
Louis intanto raggiunse Liam abbracciandolo, il più piccolo si rannicchiò contro il suo amico, non stava capendo niente o meglio un'idea frullava nella sua testa ma cercava di scacciarla via, non poteva pensare che suo padre avesse molestato anche altre persone.
"Io lo ammazzo!" urlò Zayn.
Si alzò iniziando a girare per la stanza, non riusciva a stare tranquillo, l'immagine di quel verme con le mani addosso a sua sorella si materializzò nella sua mente facendolo quasi impazzire.
Chiuse gli occhi, non voleva ricordare.
"Zay?" provò a dire Harry preoccupato.
"Lasciami stare Haz, lasciami stare!" disse Zayn aprendo gli occhi di scatto.
"È in prigione, pagherà per tutto!" disse Harry rassicurandolo.
"Nessuno mi ridarà mia sorella!" urlò Zayn rosso in viso.
Louis spalancò gli occhi, mentre Liam sobbalzò. Cos'era successo a sua sorella?
"È ...è morta?" chiese di getto, per poi darsi dello stupido, Liam.
"No" rispose freddo Zayn "ma è come se lo fosse" aggiunse poco dopo.
"È stato mio padre?" chiese Liam intimidito.
"Tuo padre è un bastardo, non so nemmeno come fai a chiamarlo papà!" disse Zayn.
Liam abbassò lo sguardo, non voleva chiamarlo così, ma doveva.
"Mi picchia se non lo chiamo così" disse con lo sguardo puntato a terra.
Zayn sospirò mordendosi un labbro mentre Louis lasciò un bacio tenero sulla testa del suo amico.
"Ragazzi è tardi, andiamo a riposare un po', ok? È troppo per una notte sola tutto questo!" disse Harry.
"Sono d'accordo!" disse Louis alzandosi dal divano.
"Ci sono due stanze, Zayn può dormire con me e voi due nell'altra stanza!" aggiunse Harry.
"D'accordo, voi andate, io resto ancora un altro po'!" affermò il moro.
Harry conosceva il suo amico, aveva bisogno di tempo, così annuì seguito subito dopo da Louis.
"Liam?" chiese quest'ultimo.
"Vai Lou, arrivo subito!" disse il ragazzo.
Louis accennò un sorriso e sparì verso la camera seguito da Harry.
In salotto scese improvvisamente il silenzio, nessuno dei due riusciva a parlare nonostante le mille cose da dire. Zayn allora si fece coraggio e si avvicinò semplicemente al divano, si accomodò al fianco di Liam e sbuffò.
"Mi dispiace per tua sorella, io... io non ne sapevo niente" sussurrò Liam triste.
"Ha ragione Harry, oggi abbiamo passato troppe cose, domani ne parliamo, andiamo a letto ora, mh?" disse con tono deciso ma allo stesso tempo stranamente dolce.
"Va bene!" affermò Liam sospirando per poi alzarsi, seguito dal moro.
Liam spense la luce e si avviò verso la stanza degli ospiti, si bloccò prima di entrare e si girò verso Zayn.
"Grazie per avermi salvato anche questa volta!" cercò di sorridere Liam.
Zayn lo guardò, quel ragazzo era strano, dopo tutto quello che aveva passato trovava la forza di sorridere come se nulla fosse successo e allora sorrise anche lui di riflesso.
"Ti ho viziato troppo principessina!" disse sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi maliziosi.
Liam sentì il viso andare in fiamme così abbassò la testa e sorrise.
"Buonanotte Liam!" disse Zayn ridendo ed entrando nella stanza.
Liam rimase a fissare la porta chiusa, quel ragazzo lo faceva stare bene. Zayn per Liam era il primo gradino verso una vita che non aveva mai vissuto, ma Liam sapeva che doveva affrontare un sacco di difficoltà per arrivare alla cima, ma sapeva anche che alla fine della scalinata avrebbe trovato il paradiso, e questo alla fine lo rassicurava già un po' di più.
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The Roses | Ziam&Larry
FanfictionVivere nel Bronx non è facile, impari fin da piccolo quali sono le regole da seguire per sopravvivere, Zayn e Harry lo sanno bene. Liam, dall'altra parte della Grande Mela non se la passa meglio nonostante la sua posizione agiata. Ma ha Louis e Loui...