I see fire

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Pov. Jungkook

Le spie rosse che si accendono ad intermittenza.
Le pareti grezze in cemento.
La puzza, nauseante di ruggine.
Sono tutti frammenti che ricordo vividi nella mente e che ora, a distanza di anni, mi ritrovo di fronte, mentre mi destreggio abile tra i cunicoli della vecchia acciaieria della città, seguito da Taehyung; posto che ricordo ancora come il palmo della mia mano.
Non sono venuto per litigare o attaccare, eppure non riesco a smettere di camminare in punta di piedi a raso muro, intimando pure al rosso di fare silenzio; benché non stia facendo il minimo rumore.
Non riesco a liberarmi di una spiacevole sensazione: un prurito alla base del capo.
Ma poi, ad un tratto, uno scricchiolio mi fa paralizzare e sperare che sia stato Taehyung. Girandomi però nella sua direzione lo trovo intento a scrutare il capannone.
Cazzo!
Riesco ad esclamare solo mentalmente perché, una mano, sbucata dall'ombra di una colonna, mi si para davanti alla bocca, mentre la gemella si stringe attorno al mio collo ed un piede, posseduto dalla medesima persona, sferra un calcio alla mano di Taehyung; facendo rotolare a terra la pistola che stringeva.
"Buonasera anche a te Namjoon." Sputo con ironia, dopo avergli morso un dito per liberarmi la bocca.

"Cerchi rogna, Jeon? Credevo ne avessi avuto abbastanza." Mi stuzzica, riuscendo solamente a far gonfiare il petto del rosso che si avvicina per afferrargli il polso, piegandolo in modo scomposto, senza tante cerimonie; allontanandolo dal mio collo e facendolo ringhiare tra i denti.
"E questo chi cazzo è? Il tuo cane da guardia?" Si massaggia l'arto, intimando un sorriso soddisfatto sulle labbra del mio amico che mi affretto a tranquillizzare con una mano sul petto.
"Cazzo! Sul serio, che siete venuti a fare?" Domanda, nuovamente, incrociando le braccia con sguardo di sufficenza.

"Vogliamo solo parlare." Mi affretto a dichiarare, desideroso di evitare possibili scontri. Ma l'uomo scoppia a ridere.

"Certo, certo! Nel bel mezzo della notte." Continua con arroganza, scuotendo il capo, come fosse incredulo; guardandoci dall'alto al basso.
"Potevate benissimo venire di giorno." Prosegue, costringendomi a sospirare pesantemente dal naso, per sbollire la rabbia che inizia a salire.

"Sicuramente, così avrei incrociato quel maniaco di Jung o quella belva di Seokjin." Questa volta sono io a parlare con ironia; ricordando perfettamente il caratteraccio dei miei vecchi compagni.
"Avanti Namjoon...con te si può discutere. Lo stiamo appunto facendo. Sai bene quanto me che, a quest'ora, Seokjin mi starebbe già urlando contro e Hoseok mi avrebbe tranquillamente minacciato con un coltello almeno una decina di volte."

"Non hai tutti i torti." Alza le spalle, assieme agli occhi.
"Veloce! Dimmi cosa vuoi." Mi intima, posando uno sguardo, diffidente, su Taehyung.
"E perché ti sei portato dietro lui."

"Quello che sto per dire non vi farà impazzire, come non fa saltare dalla gioia noi, ma potremmo prendere in considerazione l'idea di collaborare. No! Non ridere e ascoltami." Lo minaccio, vedendolo già pronto a scoppiare a ridere.
"I nostri compagni sono finiti dentro e, non so...sei teste sono meglio di tre."
Lo vedo assumere un'espressione confusa.

"Tre? Non siete mica in due, ora?"

"Ne parliamo dopo. Ora dimmi se accetti?" Insisto, esasperato. Mentre lui, riflette incerto.

"Eh va bene. Ma devo discuterne con gli altri." Acconsente, non tardando a voltarsi per scortarci dai suoi compagni.
"Seguitemi."
Ci guida lungo l'immenso capannone, pieno di ruggine, assi e tutto ciò di pericoloso esiste al mondo; sino a raggiungere una spessa porta, verde e tagliafuoco, dietro la quale si nasconde il loro appartamento.
La prima cosa sul quale riesco a focalizzarmi è la figura, curva, raggomitolata ed aggrappata ad una sedia, di Jung Hoseok; intento a rigirarsi un coltellino svizzero tra le mani, catturato dai riflessi che emana.
Dietro di lui, piegato sul tavolo della cucina, con il naso ad un palmo da una cartina, Kim Seokjin sembra occupato a studiare la città. Ma tutto il suo interesse si sposta sul mio viso non appena sente aprirsi la porta, con un cigolio sinistro.
Entrambi raddrizzano le loro spine dorsali, vertebra dopo vertebrale, con estrema lentezza.
Hoseok chiude l'attrezzo, avendone perso tutto l'interesse, ma a sorprendermi è la quiete di Seokjin che, al di là delle sue lenti da lettura, sembra calmo e saldo. Questo fino a quando non toglie gli occhiali, li posa sul tavolo al suo fianco e la sua espressione cambia drasticamente; come se prima, a causa delle lenti, non mi avesse riconosciuto.

Vengeful God [Yoonmin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora