27.

259 26 20
                                    

"Inferno"

Quando aprì gli occhi,Chuuya si sentiva finalmente riposato. 
Aveva dormito per più di tre ore di seguito quando non lo faceva da un paio di settimane. Si sentiva pronto ad affrontare una nuova giornata della sua nuova vita,senza fidanzati maniaci del controllo,fidanzate dal passato oscuro ed avventure in cui era stato trascinato in maniera del tutto non consensuale. 
Tuttavia la sua positività lasciò posto a un momento di terrore quando vide l'orario. Le otto e cinquanta,doveva essere a lavoro circa da un'ora e mezza. 
<<PORCA PUTT->> 
Tentò di alzarsi così velocemente che inciampò e fece una mezza capriola cadendo dallo scalino che portava al letto,sbattendo la testa contro lo spigolo dell'armadio e bestemmiando mentalmente tutti i santi di cui conoscesse l'esistenza. 
Finalmente,dopo questa caduta di stile, riuscì ad afferrare il telefono sul bordo del letto e a rispondere alla quarta o quinta chiamata che aveva riconosciuto essere di Kunikida. 
<<CI SONO,CI SONO>> urlò,senza sapere per quale motivo <<STAVO DORMENDO. Se ti dicessi cosa mi è successo ieri non ci->>
<<Stai bene?!>> la voce del biondo dal tono spaventato e preoccupato che Chuuya non ricordava di aver mai sentito in vita sua,gli invase i timpani bloccando a metà la sua frase. 

"Non ha fatto questo teatrino nemmeno quando sono sparito per due mesi" pensò il ragazzo,confuso,ricontrollando il numero sul display del cellulare per essere sicuro di non aver confuso il numero con quello di qualcun altro; ma la voce era proprio quella,inconfondibile,dell'isterico con cui lavorava.
<<Certo che sto bene,guarda che sono in ritardo solo di un'ora e mezza>> si alzò Chuuya,invaso dai vari dolori che aveva accumulato fra quella mattina e la sera precedente. Non voleva neanche permettersi di controllare quanto fosse grande il bernoccolo che aveva adesso dopo aver sbattuto contro il mobile. Erano punti fascino in meno,e non l'avrebbe sopportato. 
Kunikida non parve convinto della sua risposta.
<<Sei sicuro? Non ti abbiamo visto arrivare e abbiamo pensato che avessi fatto una pazzia.. soprattutto dopo che abbiamo saputo che Dazai era lì in quel momento..>>
Tenendo il telefono fra la spalla e la guancia,il rosso cercava di abbottonarsi decentemente la camicia,sbagliando tuttavia un paio di volte l'allineamento dei bottoni. 
Come facevano a sapere che Dazai era stato lì la sera prima? 
E poi davvero sembrava così disperato da pensare che sarebbe bastato vederlo di nuovo per fargli fare una stupidaggine? No way,bitches. Lui era una persona nuova ora,si stava ricostruendo la sua vita. Si annotò mentalmente di metterlo in chiaro,una volta arrivato in ufficio. 

<<Nakahara?>> lo richiamò il biondo. 
Chuuya gli rise in faccia. 
<<Sto bene,sto alla grande! Ormai non significa più niente per me,gli ho anche detto che poteva andare a morire per quanto mi riguardava!>> 
Dall'altra parte della cornetta ci fu silenzio. 
Lo sguardo del rosso si fece ancora più confuso mentre afferrava lo spazzolino.
<<Ci sei?>> richiamò lui il collega,stavolta. 
<<A-ah,ci vediamo in ufficio>> Kunikida si sbrigò a chiudere la chiamata. 
<<Ma che gli prende oggi? Si è rotto per caso?>> borbottò il ragazzo confuso dopo aver lanciato via il telefono; si disse che non aveva tempo per farsi ulteriori domande e si sbrigò a compiere la sua routine quotidiana. 
Avrebbe dovuto scusarsi decentemente con Marguerite,invitarla a cena di nuovo sperando che non rifiutasse indignatamente colpendolo con qualche oggetto appuntito,avrebbe dovuto far riparare la finestra... 
Si sentiva proprio una donna single sopra i quaranta. E tra pochi giorni avrebbe fatto solo ventiquattro anni. 

Una volta lavato e vestito decise che visto che ormai era in ritardo poteva sbrigare la prima tappa sul momento. Prese le scale e si fermò al quarto piano,alla porta segnata con la targhetta "M. Yourcenar". Bussò al campanello e si mise più dritto che potesse per sembrare più alto,dondolando nervosamente da una gamba all'altra. 
Attese,attese,ma nessuno venne ad aprire la porta. 
"Avrà anche lei una vita,quanto sono idiota. Non so nemmeno dove lavora" pensò fra sè e sè sospirando,e riprese a scendere la scale più in fretta di prima,rendendosi mano a mano conto del fatto che l'ammontare del suo ritardo avrebbe inciso sul suo stipendio, e con una finestra rotta non se lo poteva certo permettere. 

Le strade gli sembravano più affollate del solito,si disse che era perchè era sceso di casa più tardi del solito. Gruppetti di persone parlavano concisamente stretti in cerchio come se stessero organizzando chissà quale colpo di stato; soprattutto le donne adulte e anziane scuotevano ripetutamente la testa puntando il dito sul giornale che tutte stavano guardando. Era un'atmosfera diversa dal solito,Chuuya ripensò ai pochi film che aveva visto in vita sua e gli venne in mente che il popolo faceva così quando la loro nazione entrava in guerra o scoppiava uno scandalo che riguardasse una persona del paese. 
"Stiamo entrando in guerra?" ridacchiò fra sè e sè mentre camminava a passi lunghi (per quanto le sue gambe corte permettessero) per guadagnare più tempo possibile e salvare la sua beneamata paga mensile. 

Quando arrivò nell'ufficio dell'Agenzia c'era un silenzio glaciale e una tensione che non gli sembrava di ricordare di aver mai visto da quando era arrivato a lavorare lì.
Tutto per un ritardo-?
Erano troppo suscettibili questi Giapponesi.
Scrollando le spalle decise di rimanere comunque il più naturale possibile,si scusò per il ritardo facendo un inchino e si avvicinò alla sua scrivania sedendosi alla solita maniera. Ancora scartoffie... non ne poteva più. 
Si girò alla sua sinistra,ma perfino Atsushi teneva lo sguardo fisso sul computer con aria nervosa e imbarazzata ed evitava di guardarlo in faccia; anzi non lo aveva proprio salutato o addirittura non si era accorto della sua presenza. 
"Ma che gli piglia a tutti oggi?! Ora gli tiro un cazzotto" borbottò mentalmente il rosso iniziando a mettere mano al suo lavoro. 

Improvvisamente un tipico rumore di tacchi si avvicinò a lui,alzando lo sguardo si trovò davanti Naomi,la segretaria,che si rigirava una ciocca di capelli intorno al dito con aria molto nervosa. Dietro di lei Tanizaki scuoteva la testa e cercava di farle segno di tornare indietro,ma lei non gli diede ascolto. 
<<N-nakahara..>> cominciò lei,Chuuya inclinò la testa confuso <<..penso che sia consono farti le condoglianze... a nome di tutti qui.. insomma.. anche se...>> sembrava stare per avere un attacco di panico.
Il ragazzo adesso era ancora più confuso.
<<Le condoglianze?>>
Chi era morto? Non aveva parenti in vita...
Una sospiro e una voce si levarono dalla solita scrivania dei commenti poco appropriati in fondo alla stanza.
<<Naomi. Non lo sa>> Rampo si sistemò gli occhiali con aria seria. 
Tutti i membri dell'Agenzia smisero di fare quello che stavano facendo e puntarono la loro attenzione sul ragazzo col cappello. 
Ora Chuuya si sentiva come un bambino alla sua festa di compleanno al momento della torta. Non era ancora il suo compleanno,quindi che avevano tutti da fissare? 
<<Mi volete spiegare che avete tutti da questa mattina?>> si stava iniziando ad innervosire. 

Rampo,che raramente si alzava ma quella volta lo fece,posò con poca delicatezza un giornale sopra la sua scrivania. 
Sulla prima pagina c'era scritto 'Ragazza scappa dalla prigione federale per la seconda volta e si lancia dal tetto dell'ospedale di Yokohama'.
<<É Foster>> aggiunse,arretrando di qualche passo <<Dazai era proprio lì sotto ieri notte,perciò gli altri hanno pensato che fosse già venuto a riferirtelo>> 
L'informazione ci mise un po' per essere assimilata dal suo cervello. 
Faith era morta.
Faith,la ragazza che aveva incontrato due anni prima,era morta. 
Faith,la sua ex ragazza,la ragazza che avrebbe dovuto sposare,la ragazza che aveva cercato di ucciderlo più di una volta ma che l'aveva amato più di chiunque altro,era morta. 
Come? Perchè? Perchè era saltata dal tetto di quell'ospedale? E perchè lui stava impallidendo così tanto che Atsushi gli toccò il braccio chiedendogli se stesse bene. 
"Graham è morto Faith! Si è ammazzato!" 
La sua stessa voce gli risuonò in testa come un eco,e si alzò di botto correndo verso il bagno,dove diede di stomaco tutto ciò che non aveva mangiato dalla sera prima a quel momento. 
Avrebbe voluto uccidere Faith. Ora che era morta,avrebbe voluto non averle detto quelle parole in preda all'ira. E Dazai... che ci faceva Dazai sotto l'ospedale di Yokohama in piena notte?
Qualcuno gli mise una mano sulla spalla incoraggiandolo a farsi forza. 

Lui rimase inginocchiato sul pavimento del bagno degli uomini,le gambe troppo deboli per reggersi su di esse. 
<<Atsushi,portagli dell'acqua e qualcosa di dolce>> suggerì Rampo tornando alla sua scrivania. Gli altri membri dell'Agenzia sentirono improvvisamente di aver ficcanasato troppo e si rimisero al lavoro. 
<<Non voglio nulla>> biascicò il rosso riuscendo finalmente a mettersi in piedi per sciacquarsi la bocca. 
<<Perchè non torni a casa?>> Atsushi gli porse una bottiglietta d'acqua e un pacchetto di biscotti con aria preoccupata.
Chuuya non sopportava quell'espressione: pietà. Non aveva bisogno di pietà,non avrebbe nemmeno dovuto essere triste in quel momento. 
Il suo cellulare squillò.
Non aveva voglia di rispondere,quindi spense la suoneria col tasto del volume e lo lasciò suonare a vuoto.
<<Sto bene ti ho detto,è solo che non ho mangiato molto ultimamente>> rispose con tono leggermente scortese.
Il cellulare squillò ancora. 
"Ora rispondo e ammazzo l'idiota che mi sta chiamando in un momento del genere"
Afferrò l'apparecchio che aveva in tasca e guardò il numero,ma non era segnato nella sua rubrica.

<<Pronto?>> sbottò.
La voce dall'altra parte rispose con tono incrinato come se fosse scossa dai singhiozzi.
<<Chu...ya>> 
Non era possibile. 
Non poteva essere chi credeva che fosse. 
<<Io adesso riattacco>> disse freddamente e allontanò il telefono dall'orecchio. 
<<ASPETTA!>> urlò così forte che riuscì a sentirlo anche col telefono in quella posizione <<Aspetta,ti prego. Non riattaccare. É tutta colpa mia Chuuya,è tutta colpa mia,ti prego>> 
Davvero non ci poteva credere,era seriamente scosso dai singhiozzi. Suonava così triste e ferito che non gli sembrava la stessa persona che lo aveva lasciato solo più di una volta con tanta nonchalance. 
<<Cosa sono tutti questi sensi di colpa,Dazai? Se non sapessi che sei uno stronzo bastardo penserei che sei sincero>> 
Ci fu qualche istante di silenzio,il rosso pensò di riattaccare. 
<<Ho bisogno..>> la voce di Dazai si affievolì fino a sparire,poi riprese a parlare <<ti prego. Ti prego,devi venire qui. Non per me. Io non me lo merito ma tu.. se resti lì sei in pericolo>>
<<Questi trucchetti non funzionano con me,Dazai!>> gli urlò contro.

Tanizaki si affacciò alla porta del bagno facendo segno ad Atsushi. 
<<Un cliente,vieni>> bisbigliò.
Atsushi si girò prima verso Chuuya e poi verso la porta,indeciso sul da farsi. Tanizaki era già sparito,probabilmente ad accogliere il cliente. 
<<Ti supplico Chuuya..>> mormorò la voce al telefono <<devi credermi>>
<<Come faccio a crederti? Io non posso più crederti!>>
Man mano che il rosso alzava la voce,aveva l'impressione che anche le altre voci nell'ufficio stessero aumentando d'intensità.
<<Signore,dove sta andando?>> gli sembrò di sentire la voce di Naomi,ma era troppo impegnato a sfogare la sua rabbia su Dazai. 
<<FUORI DALLA MIA VITA! TI PREGO,SMETTILA DI CERCARMI ED ESCI FUORI DALLA MIA VITA!>>
Sentì la porta del bagno spalancarsi con un tonfo,Atsushi tirare un grido e il rumore del suo cellulare che cadeva a terra e si rompeva in mille pezzi. 

Un uomo vestito in giacca e pantaloni neri tirò fuori qualcosa dalla tasca con la rapidità di un professionista. 
Sentì il rumore di tre spari e si guardò intorno per capire cosa fosse successo.
Un quarto sparo,e vide l'uomo con la giacca e la cravatta col cranio frantumato,riverso in una pozza di sangue; pozza che si stava allargando anche intorno a lui per qualche motivo. 
<<Nakahara! Nakahara!!>> 
Atsushi lo scosse. 
Perchè lo stava scuotendo? Perchè tutti quelli che lo vedevano si suicidavano? 
Una risatina strozzata gli uscì dalla bocca. 
Uno dei primi tre proiettili era conficcato a terra accanto a lui,poi si accorse che invece gli altri due l'avevano centrato al fianco. 
"Non possono avermi fatto male" pensò,mentre per la seconda volta in due giorni la vista si appannava e tutto si faceva buio .

"Io sono vuoto dentro ormai.. Dazai non ha lasciato niente"

[...]

Il rumore della chiamata interrotta sembrò trapassare il cuore di Dazai come una freccia.
Si alzò dal pavimento del bagno e tornò nella cucina della piccola casetta in cima alla salita di Firenze. 
Saffo era ancora nell'esatta posizione in cui l'aveva trovata, seduta su una sedia con il volto tutto rosso e completamente fradicio di lacrime,i capelli che cambiavano colore a intermittenza più velocemente di quanto avessero mai fatto. 
<<Osamu..>> lo guardò con sguardo infranto e sofferente,la voce roca probabilmente per quanto aveva urlato. 
Sul tavolo,il corpo era anch'esso nella stessa posizione di prima. Come avrebbe potuto muoversi? Era un cadavere. 

Dazai si avvicinò e la guardò con aria sofferente. 
<<Osamu>> Saffo ancora lo chiamava,disperata,senza sapere nemmeno lei per quale motivo. Dazai le si avvicinò e lei si aggrappò al suo cappotto come se fosse incapace di stare in equilibrio nonostante fosse seduta. 
La morte non aveva infierito con la sua bellezza,con la sua determinazione. Nonostante il volto pallido,le palpebre chiuse,i lividi e i tagli su tutto il corpo,sembrava come se ancora stesse gridando che era morta combattendo. 
<<É colpa mia,è colpa mia!>> la greca scosse rapidamente la testa affondando il viso nella stoffa del cappotto del moro. Dazai sentì tutto il dolore della ragazza impregnargli i vestiti ed arrivargli fino all'anima. Avrebbe voluto solo chiudere gli occhi e sentire il suo corpo alleggerirsi fino a diventare inesistente. 
<<É con l'uomo che ama ora>> riuscì solo a biascicare il bendato.
<<SI,MA IO AMAVO LEI!>> le grida di Saffo erano così forti che probabilmente si stava graffiando la gola fino a sanguinare. 

Hermann era in piedi appoggiato a un mobile della cucina. Aveva lo sguardo distrutto,ma non piangeva; era un soldato,chissà quante volte aveva visto i suoi compagni morire sul campo di battaglia. Teneva stretto Victor fra le braccia,il ragazzo si sforzava di trattenere i singhiozzi ma in questo modo emetteva solo un rumore molto acuto che ricordava quello di un cucciolo di animale davanti alla carcassa della madre. L'uomo gli accarezzava gentilmente i folti capelli castani,tenendolo stretto perchè probabilmente se non l'avesse fatto l'altro sarebbe crollato a terra. Erano la cosa più simile a un padre e un figlio che Dazai avrebbe mai visto in vita sua. 

La porta  d'ingresso si spalancò violentemente,fradicio e senza fiato James Joyce mise piede in cucina e dovette appoggiarsi alla cornice della porta. 
<<Kano...>> fu tutto ciò che riuscì a dire,guardando il corpo della ragazza Giapponese steso sul tavolo. Due ferite da proiettile al petto,taglietti e lividi su tutto il corpo,vestiti strappati; ma la cose peggiore era la scritta incisa in diversi punti del suo corpo. 
"STOP" 
Un tuono violento scosse le pareti e precedette il suono ancora più forte della pioggia che batteva sul tetto. 

Avevano iniziato il loro viaggio sulla Divina Commedia.
Ma,Dazai ne era ormai sicuro,

quello era veramente l'Inferno.

‧͙⁺˚*・༓☾ Gli Immortali II (Croce e Delizia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora