Capitolo 4

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Alice's POV

Alla fine ci sono voluti circa altri venti minuti per decidermi a lasciare quella casa, a malincuore perché la giornata che si prospettava con CC era molto più invitante di questo sbattersi da una metro all'altra.

Sono riuscita a passare in ospedale prima di continuare la mia corsa verso l'istituto. Dopo aver superato le poltroncine della sala d'attesa ho proseguito oltre la porta della terapia intensiva e il mio sguardo si è posato immediatamente su due figure voltate di schiena che tuttavia non ho impiegato molto a riconoscere: Martina e sua madre erano ferme di fronte al vetro che le divideva dalla sala in cui Sergio si ritrovava, circondato da macchinari di ogni genere.

Rispettivamente figlia ed ex moglie, condividevano entrambe la frustrazione dipinta sui loro volti stanchi segnati da evidenti occhiaie. Tutt'ora posso soltanto immaginare come possano sentirsi loro in una situazione del genere.

Ho rivolto ad entrambe un saluto con un gesto della mano apprendendo poi con un pizzico di sollievo che le condizioni del PM non sono peggiorate, nonostante non si sia ancora svegliato. Stazionario, è tutto ciò che hanno dichiarato i medici.

Vederlo in quel letto d'ospedale privo di conoscenza è stato davvero sconsolante, soprattutto pensando come solo la sera prima mi rivolgeva un sorriso sulle scale dell'istituto.

Le stesse scale che ora mi stanno conducendo nel luogo in cui ho trascorso gran parte del tempo negli ultimi anni, lo stesso che ha cambiato sostanzialmente la mia vita. Salgo due gradini per volta ed in un attimo mi ritrovo all'interno, i miei movimenti sono frenetici e sono dettati dalla paura di aver combinato un casino irrimediabile.

La scrivania dove la sera precedente giaceva la scatolina rossa accompagnata da una lettera su cui spiccava un "Per Alice" in un'elegante grafia ora è tristemente vuota. Sento i battiti del cuore accelerare e mi affretto ad aprire ogni cassetto nella speranza che a ritrovare quanto ho sbadatamente scordato non sia stato qualcuno come la Wally, in confronto preferirei persino Lara, nonostante la sua nota incapacità di mantenere una notizia per sé.

Arrivo all'ultimo cassetto ormai convinta che uno dei peggiori scenari che si sta prospettando ora nella mia mente si realizzerà a breve quando la scorgo sul fondo, la busta bianca che ho stretto tra le mie mani con forza, come a voler trattenere la stessa persona che l'aveva stretta tra le dita a sua volta soltanto mediante quel gesto del tutto istintivo.

Sto per tirare un sospiro di sollievo per la felicità nell'averla ritrovata, ma una mancanza piuttosto rilevante mi porta a troncare sul nascere quel senso di tranquillità a cui ero ad un passo dal lasciarmi travolgere.

"Cercavi questa?"

Sussulto nell'udire la voce dell'ultima persona che avrei pensato di incontrare qui, piuttosto ben convinta che non avrei incontrato assolutamente nessuno. Mi volto e sono totalmente incapace di nascondere la sorpresa nel ritrovarmi di fronte niente meno che Arthur, il reporter giramondo con cui ho intrattenuto una relazione che tutt'ora non mi è ben chiaro su quale fondamento si sia mai basata.

In queste ultime settimane il suo ritorno e la sua insolita vicinanza mi avevano confusa parecchio, portandomi ad allontanare Claudio quasi inconsciamente. Ora, ritrovarmelo a due passi riesce a trasportarmi in uno stato di ansia pura, la stessa che è destinata a crescere quando il mio sguardo si posa su un dettaglio in particolare: con una mano lievemente alzata sta tenendo una scatolina rossa. Quella scatolina rossa.

Vorrei dire tante cose, e non soltanto domandargli spiegazioni per questa situazione alquanto assurda che si è venuta a creare, ma più di tutto vorrei essere onesta con lui come probabilmente non lo sono mai stata. Per troppo tempo mi sono autocommiserata nell'aver appreso di far parte di quelle donne che sanno tradire, ma non mi sono mai posta domande sul perché fosse successo, non mi sono mai interrogata su quella semplicità con cui in passato mi sono lasciata andare ad altre braccia che non erano le sue.

Non ci avevo mai riflettuto così intensamente da arrivare a spulciare nei meandri dei miei pensieri più intimi, almeno non fino a quando non ho rischiato di perdere Claudio. È stato proprio in quel momento che ho capito tante cose, cose che prima ignoravo completamente: ho capito che non importa quanti ostacoli possa interporre la vita tra te e la possibilità di essere felice con qualcuno, non importa quanto possa essere difficile perché se ami davvero, il tuo cuore ti riporterà sempre sulla strada giusta da percorrere.

"Arthur, io.." cerco di intavolare un discorso, ma non appena pronuncio queste semplici parole lo vedo compiere qualche passo nella mia direzione, la mano libera alzata in aria con il palmo disteso in una tacita richiesta di fermare lo sproloquio che sicuramente sarebbe uscito dalle mie labbra da lì a poco.

"Non voglio sapere nulla, Alice. Volevo soltanto darti questa e chiederti di pensarci.." fa una pausa, ma nella mia mente c'è qualcosa in quest'affermazione che non torna affatto, perché nel mentre la sua mano si allunga verso la scrivania e poggia quella piccola scatolina rossa proprio nel punto in cui giaceva la sera prima.

"Possiamo ancora essere felici, se lo vuoi. Possiamo essere una famiglia, ritagliarci il nostro angolo di felicità come non abbiamo mai avuto la possibilità di fare. Forse avrei dovuto dartelo di persona già ieri sera, ma per favore, prendi questo anello e pensaci. Se te lo vedrò indossare, saprò che c'è ancora un'opportunità per noi."

Non ho il tempo di ribattere, tantomeno di chiedergli spiegazioni e di metabolizzare la confusione che ha instillato nuovamente nella mia mente. Si limita a ridurre ulteriormente la distanza tra noi, il tanto che basta per arrivare a posarmi un bacio all'angolo della bocca, un attimo prima di sparire dal punto in cui l'ho visto comparire poco fa.

Mi ritrovo lì, sola in sala specializzandi, quella che è solita essere invasa dai gossip di Lara, dalle battute di Paolone e dalle sapienti ed odiose constatazioni di Scanner su qualsiasi argomento sia oggetto di discussione.

Il silenzio che invece troneggia ora nella stanza è opprimente ed io vorrei davvero essere più coraggiosa, correre dietro ad Arthur e domandargli che diamine volesse dire, perché fino ad un momento prima io ero convinta che quell'anello appartenesse a CC e di certo l'idea che potesse essere di qualcun altro non mi aveva minimamente sfiorata.

C'è una parte di me che non crede possibile possa appartenere ad Arthur, insomma, perché avrebbe dovuto lasciarlo proprio lì? Con la lettera di Claudio proprio al di sotto della scatolina, per giunta. Eppure, d'altra parte non è così assurdo pensare che possa realmente essere così, e questo semplicemente perché Claudio non è il tipo da regalare un brillocco di fidanzamento, figuriamoci uno così vistoso e tanto bello.

So che ho un solo modo per scoprire la verità: andare da lui e chiederglielo, che è certamente l'opzione migliore se paragonata all'idea di confrontarmi ancora con Arthur.

Mi maledico mentalmente per non aver chiesto a CC di venire con me questa mattina, con il senno di poi sarebbe stato meglio sorbirmi una delle sue solite prediche.

I miei pensieri sono così confusi mentre sono già alla fermata della metro adiacente all'Istituto, la scatolina sistemata nella mia borsa in cui vi è letteralmente di tutto e l'ansia a farla da padrona mentre cerco di raccogliere tutta la forza di volontà necessaria per dare voce a quella confusione che mi tormenta per l'intero tragitto.

L'Allieva 3 - Un'irreversibile consapevolezzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora