Capitolo 11

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Alice's POV

Sto correndo esattamente come quella sera, quando Claudio si è fatto spazio tra la gente in aeroporto ed era lì a stringere la mia mano, durante la nostra corsa e durante l'attesa in ospedale.

Questa volta il percorso è più breve, indosso un paio di scarpe da ginnastica e non mi ritrovo a prendere mille storte nel tragitto, ma è tutto decisamente più spento, triste: sono felice che Sergio si sia risvegliato, ma vorrei tanto ritrovarmi qui con Claudio.

Mi chiedo cosa starà pensando, non ho avuto il tempo di chiarire definitivamente le cose non soltanto a me stessa, ma anche ai diretti interessati, e questa volta non ho più intenzione di aspettare. Non appena ne avrò l'occasione non starò più in silenzio, non permetterò che gli sforzi che abbiamo fatto io e Claudio vengano distrutti per l'ennesima volta da fattori esterni alla nostra relazione.

Sono finalmente di fronte all'ospedale e supero le porte scorrevoli che conducono all'interno, in poco tempo mi ritrovo di fronte alla stanza di Sergio. Proprio fuori dalla porta trovo Martina che mi corre incontro per abbracciarmi. Il suo volto è decisamente più rilassato rispetto all'ultima volta in cui ci siamo incontrate, e non potrei essere più felice di questo.

È stata proprio lei a chiamarmi per avvertirmi, per questo la ringrazio e lascio che mi racconti ciò che è successo nel tempo precedente al mio arrivo: mi dice che le condizioni di suo padre fortunatamente sono stabili e che di questa brutta esperienza non gli resterà altro se non un gran spavento, ma soprattutto aggiunge che Sergio ha chiesto espressamente di parlare con me.

E quindi eccomi qui a bussare delicatamente alla porta della sua stanza, un "avanti" che mi incita a proseguire. Sergio mi accoglie con un sorriso che prontamente ricambio, sono così sollevata nel rivederlo sano e salvo.

"Alice, che bello rivederti"

"A chi lo dici" ammetto sincera "Hai fatto prendere un bello spavento a tutti" mormoro con un pizzico di serenità ritrovata.

"Non dirmi che si è spaventato persino Conforti, perché non ci crederei"

La risata di entrambi irrompe nella stanza e minimizza quel senso di ansia e preoccupazione che ha accompagnato questi giorni, innestando un pizzico di serenità nell'ambiente che ci circonda.

Parlare con Sergio si rivela un gran toccasana per me, soprattutto perché riesco ad estraniarmi dai mille pensieri che aleggiano nella mia mente. La nostra conversazione va avanti così, tra una battuta e l'altra ed il racconto di quella sera, di cui ovviamente lui non ricorda un granché.

"Quando me ne sono andato dall'istituto la mia intenzione era quella di raggiungere il Ministero degli interni, l'ultimo ricordo che ho infatti risale al tratto di tangenziale che stavo percorrendo in auto. Dopodiché, c'è il buio totale"

Annuisco nell'ascoltare il suo racconto, posso soltanto immaginare come debba sentirsi nel non ricordarsi più nulla di ciò che gli è successo. Dev'essere terribile, anche perché così è impossibile che riesca a lasciarsi alle spalle questa brutta storia, almeno fin quando non si sarà fatta chiarezza sull'attentato che l'ha coinvolto.

"Quella sera al telegiornale hanno annunciato che si trattasse di un attentato a stampo mafioso.." mi accorgo quando ho ormai pronunciato queste parole a voce alta di non averle unicamente pensate, così com'era mia intenzione.

Ma forse non è un male, perché Sergio sembra pensarci sopra un attimo prima di rispondermi.

"In effetti, ora che mi ci fai pensare, sto seguendo un caso che coinvolge la mafia. Si tratta di un giro di droga, pochi giorni prima dell'attentato sono riuscito a scoprire che a comandare tutti gli spostamenti è un certo notaio Paolo Damiano. Purtroppo ci servono delle prove per incastrarlo, è un tipo che non si sporca le mani e chiaramente a suo carico non c'è alcun precedente. Forse il procuratore che mi ha contattato quella sera aveva intenzione di parlarmi proprio di questo.." riprende fiato ed io ragiono sulle sue parole, potrebbe non essere così assurda come ricostruzione.

"Magari voleva essere una sorta di avvertimento" affermo, tornando a puntare lo sguardo su Sergio. "E questo vuol dire che sei ancora in pericolo" termino, lasciandomi sfuggire un sospiro.

Per un attimo non dice nulla, come se stesse pensando al da farsi.

"Se è così, è meglio che nessuno sappia che sto bene. Farò in modo che i giornalisti non vengano a conoscenza di nulla, e nel frattempo chiederò che venga affidata una scorta a Martina e a Daniela. Grazie Alice"

La mia permanenza in ospedale è durata circa altri dieci minuti dalla fine delle nostre supposizioni, tempo che abbiamo speso a parlare del più e del meno nel tentativo di scrollare via almeno un minimo della preoccupazione che ne è scaturita.

Ora più che mai mi è chiaro che non ho più nessuna intenzione di rimandare, né con Claudio né con Arthur. Pensare a quanto possa essere incerto il futuro che si prospetta di fronte a noi mi fa comprendere ancor più a fondo che è importante chiarire quel che si lascia in sospeso.

Ed è proprio per questa filosofia di vita che si è automaticamente innestata in me che non appena raggiunto l'istituto proseguo a passi sicuri verso l'ufficio di Claudio. Non penso nemmeno a bussare, come al solito faccio il mio ingresso nel suo ufficio senza annunciarmi e non lascio al diretto interessato neanche un attimo per replicare, certa che finirebbe per bloccare il discorso che ho accuratamente preparato in autobus, nel tragitto che mi ha condotto qui.

"Non dire niente, lascia parlare me. Io non lo so per quale assurdo motivo tu abbia deciso di far credere che questo dannatissimo anello appartenga ad Arthur, non lo so se è stata la tua piccola vendetta perché per un attimo mi sono convinta che potesse appartenere davvero a lui. Non lo so Claudio, ma lo sai cosa ho capito?"

La mia è una domanda che non richiede davvero risposta, anche se a CC non sembra essere così chiaro dato che continua a gesticolare in maniera confusa. Secondo me non ha idea nemmeno lui di cosa voglia dire, per questo mi affretto a continuare.

"Ho capito che non mi importa se tu vuoi buttare via tutto quel che abbiamo costruito fino ad oggi per un'assurdità del genere. Non mi importa"

Un respiro profondo per prendere fiato. Ora o mai più.

"Perché io non ne ho alcuna intenzione e non ti lascerò. Sarò sfiancante? Forse. Ma non smetterò un solo giorno di ricordarti ciò che siamo stati e possiamo ancora essere. Perché io ci credo in noi, in ciò che possiamo ancora costruire. So di aver sbagliato, credimi. E ti chiedo sinceramente scusa per questo, sono stata una stupida"

È quasi impossibile reggere il suo sguardo ora, soprattutto considerando ciò che ho intenzione di rivelargli.

"Ma ti amo"

Ecco, l'ho detto.

"Ti amo e non voglio rinunciare a te" ammetto.

Mi rendo conto soltanto adesso di non averglielo mai confidato apertamente, nonostante il mio sentimento fosse più che chiaro e non soltanto ai miei occhi, ma probabilmente a quelli di mezzo istituto.

Mi sento più leggera adesso, è come se mi fossi tolta un peso ed anche se questo mio slancio non dovesse servire a niente, almeno potrò dire di averci provato. Come dice la saggia nonna Amalia, è meglio un amaro rimorso che un triste rimpianto. Sagge parole!

Anche se, profondamente, il mio cuore sa perfettamente cosa vorrei in questo momento. Claudio sembra essere sconvolto dalle mie rivelazioni, ma c'è qualcosa di strano nel suo sguardo. È come se volesse reagire ma allo stesso tempo non potesse farlo per qualche motivo a me sconosciuto.

Ed è proprio quando mi volto per controllare di non aver scordato la porta aperta che tutto prende un senso.

Pochi metri più avanti c'è una donna dalla figura slanciata, indossa un completo nero perfettamente stirato così come sono perfetti anche i suoi capelli biondi che cadono in un caschetto impeccabile, gli occhi azzurri puntati su di me che di tanto in tanto si spostano su Claudio.

"Alice, lei è Andrea Manes. La nuova direttrice dell'istituto"

Claudio sta per dire qualcos'altro, ma non me ne curo minimamente. Il pavimento sotto ai miei piedi è diventato improvvisamente instabile, o forse sono semplicemente io. In ogni caso, non ho intenzione di rimanere in questa stanza un minuto di più.

Nelle numerose figuracce collezionate nella mia vita credo di non averne mai fatta una più grande di questa e mai come adesso mi sono ritrovata a sperare di poter sparire nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.

L'Allieva 3 - Un'irreversibile consapevolezzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora