Claudio's POV
Washington.
Dopo diverse ore di viaggio che mi sono sembrate un'eternità rimettere i piedi sulla terra ferma fa un certo effetto. Ancor di più se penso che qui con me avrebbe dovuto esserci Alice.
Alice.
Ora che ho finalmente avuto la possibilità di scendere dall'aereo il mio primo pensiero è quello di chiamarla, così non appena accendo il mio cellulare compongo il suo numero.
Uno squillo. Due. Tre.
Fino a quando non sento scattare la voce metallica della segreteria, che mi convince a desistere dal continuare a sperare che possa rispondere sul serio. Già la vedevo intenta a cercare il cellulare nella borsa, che puntualmente non trova mai.
Controllo anche il centro notifiche, ma non trovo nessun messaggio e nessuna chiamata. Strano. Il che non può che farmi preoccupare, ma sfortunatamente non posso far altro che riprovare più tardi.
Ripongo il cellulare nella tasca dei pantaloni e una volta recuperati i bagagli mi avvio verso il primo taxi che trovo libero, fornendo immediatamente all'autista l'indirizzo presso cui sono diretto.
So che non dista molto da qui e conosco piuttosto bene il tragitto breve che mi divide dall'appartamento preso in affitto, nonostante l'abbia percorso letteralmente soltanto un paio di volte.
Il mio sguardo è rivolto al paesaggio e alle auto che scorrono veloci al nostro passaggio attraverso il vetro del finestrino, come un'immagine sfocata di cui non rimarrà niente più che un ricordo impreciso.
Come previsto non ci impieghiamo molto. L'imponente edificio bianco che si erge di fronte a me appare quasi strano ai miei occhi, probabilmente perché nella mia mente era proiettata tutt'altra visione legata a questo momento.
Compio qualche passo in avanti ed estraggo dalla tasca della giacca le chiavi dell'appartamento che ho scelto per me e per Alice solo qualche settimana prima. Non è cambiato nulla da quel momento, ma ora tutto mi appare più spoglio e più vuoto, come se non sapessi come colmare gli spazi vuoti.
Mi richiudo la porta alle spalle e lascio scivolare sul pavimento i due bagagli che ancora tenevo stretti tra le mani. La stanchezza è troppo forte per pensare di sistemare tutto quanto ora, ci penserò domani.
L'open space che si apre appena dietro al muretto su cui poggio le chiavi di casa renderà sicuramente meglio con la luce del sole, che illuminerà la stanza con i suoi raggi. Sono sicuro che questo sarà l'angolo preferito da Alice, sicuramente insisterà per trascorrerci quanto più tempo possibile.
Un po' più avanti e giungo in cucina, ricordo di aver lasciato una bottiglia di champagne per festeggiare con Alice una volta arrivati qui.
Nonostante lei non sia qui con me, decido comunque di approfittarne e concedermene un bicchiere, in modo da rilassare i nervi e riuscire finalmente a lasciarmi andare tra le braccia di Morfeo per potermi godere del meritato riposo.Me ne ritorno in salotto con il bicchiere tra le mani e mi lascio ricadere sul divano a tre posti in pelle, che verosimilmente somiglia molto a quello che ho lasciato nel mio studio in istituto, a Roma.
Mando giù il liquido in un solo colpo e socchiudo gli occhi, pensando che non ho realmente voglia di raggiungere la camera da letto, tanto vale servirsi della comodità di questo divano.
La stanchezza accumulata mi permette di addormentarmi piuttosto facilmente.
Due colpi sulla porta.
Strano, mi dico. Ma sempre meglio controllare, no? Con questo pensiero mi trascino pigramente fino a raggiungere l'ingresso, faccio scattare la serratura per aprire e in un gesto involontario vado a sfregarmi gli occhi con il dorso della mano, nel tentativo di attenuare il senso di vista appannata dovuta al risveglio decisamente inaspettato.
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L'Allieva 3 - Un'irreversibile consapevolezza
FanfictionNella vita di Alice Allevi una cosa sola è certa: la sua eterna incertezza. Anche una banalità come comprare un nuovo paio di scarpe può diventare il dilemma che la affliggerà per giorni, a volte persino per mesi. La stessa incertezza fino a qualche...