𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝟷𝟽

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Eddie POV:
Una porta, era una fottutissima porta a dividermi da Richie. Pochi centimetri di legno che delimitavano un confine quasi infinito. Cazzo quanto avrei voluto sfondare quella maledettissima porta e andare ad abbracciarlo, andarlo a consolare, invece di restare qui come un imbecille a piangermi addosso . Avrei voluto buttarla giù, prenderla a calci, ma non ne avevo la forza, in quel momento avevo a malapena la forza di respirare senza l'aiuto dell'inalatore.
Era la prima volta che sentivo Richie piangere, e il fatto di non poter essere lì con lui a consolarlo e stringerlo a me mi faceva ancora più male...mi faceva male non potergli dire "va tutto bene" come lui aveva sempre fatto con me, mi faceva male sentire i suoi singhiozzi andare quasi all'unisono con i miei, ma, soprattutto, mi faceva male avere la consapevolezza di averlo deluso, di averlo perso, ma questa volta forse per sempre. Non stavamo parlando di una semplice litigata, in mezzo c'era una morte, e non una qualunque, quella dei suoi genitori, che io come un cretino gli avevo tenuto nascosto, credendo come uno scemo che non dicendoglielo non avrebbe sofferto, come se non lo venisse a scoprire mai.
Era come se tutto il mondo mi stesse crollando addosso, ma la cosa che me lo faceva pesare ancora di più era che ero stato io ad averlo sgretolato. Feci per bussare, ma poi la mia mano si bloccò, come se per una forza maggiore, pochi millimetri prima di colpire la superficie della porta. Forse dovevo lasciare a Richie il suo spazio. Glielo dovevo. Almeno questo. Restai qualche minuto appoggiato alla porta sperando che si aprisse. Poi persi le speranze.

Ero fottuto, non sapevo dove andare, una sola cosa sapevo per certo: non sarei tornato da mia madre.
Mi alzai con le poche forze che mi erano rimaste, cercai di fare un passo ma adesso, anche la cosa più semplice e banale, mi sembrava impossibile, mi sembrava di non riuscire nemmeno a tenermi in piedi senza Richie li a sostenere ogni mio passo.  Proprio in quel momento mi resi conto di quanto potessi essere dipendente da lui, per me era come una droga, avevo bisogno di lui, non riuscivo a vivere senza di lui, e questa dipendenza non me l'aveva provocata mai nessun altro prima di lui...forse questa dipendenza si chiama semplicemente amore.
Mi feci forza e iniziai a camminare verso la festa, avrei spiegato tutto ai ragazzi e loro mi avrebbero aiutato a trovare una soluzione, o almeno così speravo.

***
Arrivai davanti alla botola, incerto se sollevarla o meno. Posai la mia mano tremante e l'aprii.
<<Ah ecco sono tornati>> sentii da dentro.
Con un salto fin troppo agile mi buttai dentro
<<Ei Eddie, dov'è Ri->> Beverly si interruppe appena vide la mia faccia
<<Eddie che succede>> domandò Stanley preoccupato avvicinandosi a me.
Provai a dire qualcosa, ma dalla mia bocca non uscii che un flebile gemito, accompagnato subito dopo da un singhiozzo.
Le mie gambe cedettero.
Crollai in ginocchio.
<<Oddio Eddie>> gridò ben correndo a sostenermi.
Si avvicinarono tutti ad abbracciarmi, dicendo cose del tipo "va tutto bene" "tranquillo" "è tutto apposto" ma no.
no cazzo.
non andava tutto bene.
avevo perso l'unica persona di cui mi importava in quel momento, l'unica che mi faceva sentire me stesso, l'unica che mi era rimasta.

Angolo autrice:
Finalmente ho aggiornato, scusate scusate scusate, ma non ho davvero avuto per niente tempo per scrivere in questo periodo, per la scuola e altre cose varie. Questo capitolo è un po' corto, ma comunque meglio di niente. Spero davvero che questa storia continui a piacervi, perché io mi impegno davvero molto per scriverla, e che ci sia qualcuno che stia continuando a leggerla.
Vi lascio il capitolo e baci❤️

•I DON'T WANNA BE YOUR FRIEND•  [reddie]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora